'Un sapore di ruggine e ossa' (2012) di Jacques Audiard |
Un brutale romanticismo
di Maddalena Marinelli
Gli
esclusi, quelli che rimangono ai margini di una vita che ti devi sudare giorno
dopo giorno. Gli spartiacque sociali sono netti, duri, invalicabili nel cinema
disincantato e carnale di Jacques
Audiard fatto di personaggi alla continua ricerca del loro posto nel mondo,
sopravvissuti messi incessantemente alla prova.
Alla conquista di una perduta
umanità, incompresi o privi di comprensione, insofferenti del rapporto con la
realtà.
Prigionieri di un handicap fisico o mentale. Sembra già un mondo
post-apocalittico popolato da nuovi ‘miserabili’affamati d’amore e rivalse
sociali in cui il meglio è riservato a
pochi eletti.
Gli esclusi diventano figure aliene che vagano nervosamente in una
città ostile dalle anime raggelate.
Una
costrizione quotidiana che comprime le vite dei protagonisti fino quasi ad un
punto di rottura dardenniano.
I loro sogni vengono spazzati via da una realtà crudele
e assillante per tornare improvvisamente vividi a reclamare un’ultima
possibilità.
La
regia di Jacques Audiard rincorre senza respiro gli ambienti, i dettagli fisici,
i desideri di questi outsider contemporanei disperatamente
attaccati ad uno spirito di sopravvivenza.
In
un decadente contesto sociale spiccano un uomo e una donna che riescono a far
collimare le loro rispettive sofferenze.
Marion Cotillard e Matthias Schoenaerts in 'De rouille et d'os' di J. Audiard |
Dopo Sulle mie labbra e Tutti i
battiti del mio cuore ecco un’altra coppia di combattenti: Stéphanie e Ali alleati
per conquistarsi un riscatto dalla vita. Una donna menomata e un animale in
gabbia.
Una
strana attrazione tra due figure mitologiche: un bruto titano e una suadente sirena.
Un pianeta solitario in collisione con il mondo e una creatura con le ali
spezzate che fatica ad accettarsi.
Così
diversi ma stranamente così vicini.
Entrambi convinti di non potersi permettere
l’amore nella loro vita.
Allora l’amore s’insinua secondo percorsi non
canonici, fiorisce sopra il cemento e alla fine respingerlo non sarà più
possibile.
Complici senza troppe parole.
Audiard non definisce il tipo di
legame che li unisce, non sappiamo se si tratta proprio d’amore, perché nasce,
perché continua, quando finirà.
Marion Cotillard in ' De rouille et d'os' di J. Audiard |
Nel dolore, nel sesso, nei gesti, nella
violenza, nel sangue è il corpo che comunica e conduce la storia.
Tramite
immediato di tutte le nostre debolezze, veemenze, emozioni.
Ali accetta il
corpo fragile e reciso di Stéphanie con semplicità e senza commiserazione, riuscendo a darle quella giusta spinta verso l’attaccamento alla vita. Stéphanie
accetta il massiccio corpo da pugile ferito di Ali arrivando a far crollare
quella fortezza intorno al suo cuore e spingendolo verso una rieducazione
sentimentale.
Il
film è una dichiarazione di guerra contro i limiti fisici, sentimentali,
sociali dimostrando la possibilità di un cambiamento.
Un cammino dall’oscurità verso la luce.
Un cammino dall’oscurità verso la luce.
Come
sempre Audiard cattura perfettamente un determinato contesto sociale attraverso
un crudo realismo documentarista che si scioglie in momenti di delicate visioni
introspettive tra flashback e sogni ad occhi aperti.
Deprimenti locali
notturni, chiassosi parchi acquatici, soffocanti interni di case proletarie,
anonimi edifici popolari. Fino ai margini della città nelle squallide tane dei
combattimenti clandestini dove rimangono solo terra, corpi e sangue.
La distesa
marina è l’unico luogo puro, di ampio respiro, senza limiti, in
cui fuggire per rigenerarsi.
Il regista francese immerge lo spettatore, con forza, nel suo potente sguardo ravvicinato fatto di primi e primissimi piani, riprese con la macchina a mano, brevi sospensioni oniriche.
Il regista francese immerge lo spettatore, con forza, nel suo potente sguardo ravvicinato fatto di primi e primissimi piani, riprese con la macchina a mano, brevi sospensioni oniriche.
'Un sapore di ruggine e ossa' di Jacques Audiard |
Nella penombra ruota intorno agli attori. Ruota
raggiungendo picchi d’intensità fortissimi ma poi stordito si disperde, inizia
a distanziarsi dai suoi intenti diminuendo la presa emotiva, lasciando a tratti
una sensazione di stallo e inconcludenza nonostante l’incanto generato dal
personaggio di Stéphanie che cattura, affascina, commuove per tutta la durata
del film; reclamato dai nostri cuori anche quando non è in scena.
Forte, fragile, tormentata, misteriosa, vitale interpretata da una grande Marion Cotillard che riesce a dargli vita con straordinaria verità.
Forte, fragile, tormentata, misteriosa, vitale interpretata da una grande Marion Cotillard che riesce a dargli vita con straordinaria verità.
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