giovedì 2 agosto 2012

"Life lessons", di Martin Scorsese


Quella benedetta insana passione che unisce furor creativo e sentimentale.
di Maddalena Marinelli

Una New York fortemente bohémien che richiama gli anni dei fervori artistici di Pollock e della beat generation. Il primo episodio di New York Stories, il film dove Scorsese insieme a Francis Ford Coppola e Woody Allen rende omaggio alla Grande Mela e ai suoi drammi del cuore. Ad uscire vincitore dal confronto, sembra proprio Scorsese capace in poco più di mezz'ora di regalarci un concentrato di stile, tecnica ed intensità emotiva.
"Come tutte quelle donne che vissero per qualche tempo accanto ad un uomo famoso sarò ricordata soltanto perché fui amata da Dostoevskij. Io non gli perdonai di avermi usata solo per placare la sua disperazione" così scrive nel suo diario Apollinarija Suslova giovane amante del grande romanziere russo. Polina si sentiva «usata» come strumento di piacere dallo scrittore, che per lei, come per altri della sua generazione, era allora un idolo. La donna in un breve soggiorno a Parigi s'innamorò di un bellimbusto spagnolo che ben presto si stancò di quel legame, la Suslova così ritornò da Dostoevskij ma infine rifiutò la sua proposta di matrimonio lasciandolo definitivamente. Scorsese in Life Lessons riprende esattamente questa vicenda proiettandola nell'ambiente artistico newyorkese degli anni Ottanta. Una turbolenta storia d'amore in cui le parti di vittima e carnefice si rovesciano continuamente.
La macchina da presa è dentro Lionel Dobie, percepiamo tutta l'oppressione del suo stato d'animo, la sofferenza, l'insicurezza, il palpito del suo cuore esplodere assordante sul tormentone sonoro di A whiter shade of pale dei Procol Harum. Attraverso la soggettiva lo viviamo mentre pennellata su pennellata crea le sue opere e controlla ossessivamente Paulette nell'estremo tentativo di legarla a sé attraverso il continuo contatto visivo nella crescente paura che, perdendola di vista, svanirà per sempre anche la sua preziosa ispirazione creativa. L'inquietudine dei personaggi è affidata puramente all'immagine, attraverso una partitura tecnica su forti contrasti tra rallenty e improvvise zoomate.

Quando le fisime dell'artista aumentano il cineocchio-feticista diventa mirino, perversando sui details del corpo di Paulette.
Lionel è consapevole che non potrà riuscire ancora per molto a trattenere la ragazza e su questa paura Scorsese riesce a far scivolare lo spettatore in una crescente suspense costruita a regola d'arte, premonitrice di una possibile conclusione tragica ma è solo un abile finta, niente finale alla Taxi Driver, preferisce spegnere tutto nella catarsi artistica del fastoso vernissage. Una chiusura circolare e tutto ricomincia con una nuova protagonista femminile; nuova immagine da frazionare per nutrire il voyeurismo del cineocchio e quello di noi spettatori nascosti nel buio.
Una vigorosa tragicommedia affidata ad una valente coppia di attori: un Nick Nolte scapigliato, tragico, fragile, buffo e una Rosanne Arquette seducente, insicura, sfuggente.
Anche senza gangsters, ambiente italo-americano ed estetica della violenza, Scorsese riesce a dare una grande lezione di regia. Con fermezza trascina emotivamente lo spettatore nella vicenda, dimostrando sempre di essere un acuto osservatore dei malesseri sociali. Sofferma allungo l'inquadratura sull'espressività, la bellezza e la fisicità del gesto pittorico come se si trattasse del terzo protagonista del film, enorme specchio dell'anima in cui l'artista si osserva con smarrimento.
Life Lessons decanta la passione, riunendo perfettamente le due anime del regista. Preannuncia quel neoviscontiano virtuosismo formale e tecnico che perseguirà con sempre più incalzante rigore in Goodfellas, Cape Fear, Casinò fino a Shutter Island e conserva quella carica irrequieta, passionale, imprevedibile dei suoi primi successi Who's That Knocking at My Door, Mean Streets, Fuori orario.
Stranissimi influssi in questo film arrivano anche dalla vicinanza del collega Woody Allen che sembra aver prestato a Scorsese uno dei suoi tipici artisti-scrittori newjorkesi in avanzato stato di crisi sentimentale-creativa, impegnati in nevrotici conflitti col genere femminile.



Nessun commento:

Posta un commento