domenica 19 giugno 2022

LA GENITRICE PSICOTICA #4 : ‘LA PIANISTA’, di Michael Haneke

 

 
L’impossibilità di amare genera mostri

di Maddalena Marinelli

 

“Sapeva che quella era la sua maledizione e la sua condanna, ma proprio per questo, forse, non trovava la forza di staccarsene. E nessuno a bordo scorgeva il mostro, tranne lui.” (Dino Buzzati)
 
Erika Kohut si aggira furtivamente all’interno di un centro commerciale guardandosi intorno, infastidita dalla folla di persone che passandole accanto la sfiorano, la urtano.
Ma cosa ci fa la sofisticata, l’irreprensibile professoressa Kohut in un luogo per lei così proletario e inappropiato?
Si dirige all’interno di un peep-show, acquista dei gettoni e, sotto lo guardo incredulo ma allo stesso tempo incuriosito di fruitori abitudinari, entra in una cabina per guardare film pornografici di ogni tipo.
La vita di Erika è scandita da intere giornate dedicate all’insegnamento, esibizioni al piano in facoltose abitazioni private, serate passate a casa con una madre nevrotica che ossessivamente la perquisisce, la controlla e la tormenta.
La pianista disprezza la madre ma non riesce a farsi una vita lontano da lei.
In questa routine, in cui è intrappolata da sempre, la donna si ritaglia degli sfoghi, dei ‘piaceri speciali’. 
Allontanandosi dagli ambienti borghesi s’immerge nelle penombre di luoghi periferici e malfamati spiando coppie che consumano amplessi in vetture parcheggiate in drive in.

Isabelle Huppert in 'La pianista' di M. Haneke

Per sentirsi appagata deve punire e punirsi.
La sera chiusa in bagno procede con pratiche di autolesionismo riportata alla sua frustrante esistenza dalla voce della madre che la chiama per la cena.
Come prova di autocontrollo si nega il pieno raggiungimento del piacere.
E’ una donna profondamente sola che non ha mai condiviso la sessualità con qualcun altro.
Non è chiaro se sia un’ autentica slave o si sia convinta che il rapporto sessuale debba consumarsi necessariamente attraverso certe pratiche e modalità estreme per via dell’ assuefazione ai video pornografici, suo unico approccio alla sfera erotica.
Lei stessa pensa di essere priva di sentimenti e che mai questi prevarranno sul suo raziocinio.
L’algida bellezza e il talento pianistico di Erika attraggono il giovane Walter Klemmer.
La glaciale professoressa gli sfugge, gli è ostile e per il ragazzo diventa ancora più eccitante conquistarla.

Isabelle Huppert e Benoit Magimel in 'La pianista'

La donna cede alla passione pensando di aver finalmente trovato il partner per realizzare tutte le sue perverse fantasie di dominio e sottomissione.
I tentativi di imporre le sue regole sadomasochiste al suo giovane allievo, finiranno solo per umiliarla e devastarla.
Lui si dimostrerà spietato nel spezzarla, giustificandosi dicendo che è stata lei a 'contagiarlo' con le sue depravazioni.
Non comprenderà le problematicità psichiche e la fragilità della donna, considerandola una frigida pervertita da schiacciare.
Walter è un autentico brutale borghese retrivo, privo di empatia.
Perfetto esemplare in erba di quella buona società che dietro uno strato superficiale ‘perbene’ cela le peggiori nefandezze.
L’ ingenuità di Erika, che si trasformerà in un errore fatale, è nel dare per scontato che Walter comprenda, accetti senza remore i suoi ‘desideri particolari’, mentre lui ne rimane sconvolto, poi li asseconda, alla fine inorridito e frustrato li travisa in autentica violenza.
Tratto dal romanzo di Elfriede Jelinek e vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2001 La pianista è un film che vuole scavare nel torbido nascosto sotto la finzione borghese. 
Una storia d’amore insana e impossibile.
Tramite un contorto ma splendido personaggio femminile, interpretato magistralmente da Isabelle Huppert, entriamo negli anfratti più oscuri dei rapporti umani, di traumi mai curati, di vite fasulle che occultano scabrosi segreti.

Isabelle Huppert e Annie Girardot in 'La pianista'

Erika è una donna manipolata da una madre che, per proteggerla dai pericoli del mondo esterno attraverso possessività, controllo, paura, senso di colpa, ha determinato un forte disagio mentale nella figlia, impossibilitata a vivere un rapporto sentimentale e sessuale sano.
Nella buona società la professoressa Kouth è un eccellente pianista e una rinomata docente al Conservatorio di Vienna ma appena si confronta con l’amore il suo mondo e la sua psiche vanno in pezzi. 
Una vita affettiva non può essere controllata o incasellata in quello schema sessuale sadomasochistico, in quella proiezione distorta che per tanti anni ha elaborato nella sua mente senza alcun riscontro reale.
L’amore gli è così vicino ma per lei è inafferrabile, così degenera in qualcosa di maligno.


'La pianista' di Michael Haneke

La solitudine, la sofferenza, la frustrazione, la rabbia della pianista convergono in gesti immaturi e criminali.
Un punto di non ritorno, se non si interviene con cure psichiatriche adeguate. Chi è stato vittima di abusi tende a  riprodurli su se stesso e sugli altri, questo è il suo modo di stare al mondo.

Isabelle Huppert, Annie Girardot e Benoit Magimel in 'La pianista'

Il cinema di Haneke ci mostra la natura umana nella sua 'diversità'.
Scava a fondo nella psiche, vuole tracciare e analizzare le radici del male nel nostro vivere quotidiano in cui, quasi senza rendercene conto, rilasciamo granelli che poi sedimentano in razzismo, perversione, violenza, ossessione, scelleratezza, corrompendo le generazioni a venire.
Il tramonto e l’autodisfacimento della classe media occidentale.
Quell’orrido che si nasconde dietro il moralismo borghese che Haneke scova attraverso una regia chirurgica, capace di evocare un orrore psicologico e mostrare un orrore fisico.
Una crudeltà disturbante senza concessioni che si prende tutto il tempo necessario per rivelarsi nella sua imponenza, impossibile da arginare.
I figli, i giovani sono annichiliti; frutti marci derivati dagli errori e dall’anaffettività dei padri.
La violenza è la risposta a questa desolazione affettiva che si cerca di riempire con il consumismo.

Isabelle Huppert e Benoit Magimel in 'La pianista'

In La pianista Haneke allinea alla crudeltà e alla glacialità della narrazione registica una concessione speciale, un tocco sensibile che si avverte sul personaggio di Erika ‘cuore d’inverno pulsante’ di questa opera filmica profondamente intima e toccante in tutte le sue note vivide, dure, patetiche, estreme e carnali.


Emblematica l'inquadratura in cui Erika stesa a terra tende la mano a Walter e allo stesso tempo verso lo spettatore in un'ultima richiesta di comprensione e di amore. 
Stremata, ormai sopraffatta da quei sentimenti che hanno preso dominio su mente e corpo come un morbo letale ma per lei impossibili da vivere e condividere come tutti gli altri.