'THE LIGHTHOUSE' ( 2019) di Robert Eggers - Visibile su Chili, Amazon e AppleTv |
Le tenebre dietro il
bagliore
di Maddalena Marinelli
Due
miserabili esistenze.
Il
vecchio Thomas Wake e il giovane Ephraim Winslow.
Ai
nostri occhi appaiono, fin da subito, disfatti sia nel corpo che nell’anima.
Due
canaglie che sembrano uscire fuori dal più lurido anfratto dickensiano.
Lestofanti,
iracondi e bugiardi. Alcolizzati fino al midollo.
Sporchi,
rozzi e cattivi.
Si
ritrovano soli in un’ isola al largo delle coste del New England, assegnati
alla manutenzione di un faro.
All’inizio
i ruoli sono ben definiti.
Thomas
è il guardiano del faro e Ephraim il suo sottoposto.
Il
vecchio scorbutico marinaio assume, fin da subito, il ruolo di tiranno,
destinando al mansueto giovane tutte le mansioni più pesanti e sgradevoli.
Inoltre
Thomas vuole essere l’unico a poter accedere alla lanterna, dove si trova la
lente di Fresnel.
Non
è chiaro il motivo ma nega a Ephraim di potersi avvicinare alla luce del faro,
scatenando in lui una morbosa curiosità che presto si trasformerà in vera ossessione.
A
causa di una violenta tempesta, le quattro settimane della loro permanenza
sull’isola si prolungheranno.
Robert Pattinson in 'Lighthouse' di R. Eggers |
Ben
presto la condizione di isolamento e qualcosa di represso, da troppo tempo,
fanno scivolare i due uomini in uno stato di alienazione.
Tra
allucinazioni, assunzione smoderata di alcol, rivendicazioni, lunghissimi
scontri verbali tra grettezze linguistiche e ascensioni poetiche, Ephraim sarà
disposto a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere ‘la fonte del potere’, quella
luce che si rivelerà benefica o malefica?
Dopo
il macabro incanto di The Witch il
regista Robert Eggers ci propone, in questo suo secondo lungometraggio, una
storia molto più ardita, concettuale ed astrusa.
Questa
volta si concede una totale libertà di espressione e sperimentazione, dimostrando
integralmente il suo potenziale creativo.
The Lighthouse
è stato presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Cannes 2019
nella sezione ‘Quinzaine des Réalisateurs’ aggiudicandosi il FIPRESCI Prize.
Robert Pattinson in 'Lighthouse' di R. Eggers |
Eggers,
in questo film, dona tutto il suo estro più sfrenato sciolto da qualsiasi
vincolo, consapevole di aver creato un’opera cinematografica splendidamente ‘anomala’
che non vuole compiacere il pubblico, che sarà meno amata e meno comprensibile
rispetto a The Vitch e per cui patirà,
non poco, da un punto di vista distributivo.
Una
prova di coraggio, il voler spingersi oltre, creando qualcosa di unico.
Rimane
nell’ambito del trhiller psicologico a tinte horror, caratterizzato da un' asciutezza registica composta principalmente da inquadrature fisse e spostamenti di macchina lenti.
Non manca un altro suo tratto ormai distintivo: la peculiare ricerca estetica.
I
riferimenti arrivano sempre da leggende e antiche superstizioni popolari ma
centrale è l’evocazione di figure mitologiche che racchiudono un potente significato simbolico dei personaggi.
Willem Dafoe nelle sembianze di Proteo in 'The Lighthouse' |
Il
vecchio Thomas è visto come Proteo una divinità del mare, dei fiumi e delle
distese d'acqua, nonché oracolo e mutaforma, mentre il giovane Ephraim viene
paragonato a Prometeo, colui che ruba il fuoco alla divinità, ovvero, la luce
della conoscenza e che per questo verrà punito severamente.
Eggers
ha lavorato ad un ampia ricerca iconografica per poter arricchire la sua opera
filmica di citazioni legate al mondo dell’arte.
A destra: 'Hypnosis' (1904), opera grafica di Sascha Schneider - A sinistra: una scena del film 'The lighthouse' |
In
una scena di The Lighthouse c’è un
chiaro richiamo all’opera grafica "Hypnosis" (1904), del pittore simbolista
Sascha Schneider anch’esso influenzato dalla mitologia greca.
Da
qui, si potrebbe ipotizzare, un rimando al mito di Ipnos che diede ad Endimione
la facoltà di dormire ad occhi aperti.
Thomas/Ipnos
essendo un tramite del potere racchiuso nella luce del faro ha la capacità di
poter ipnotizzare Ephraim/Endimione per condurlo, attraverso un viaggio
allucinatorio, verso l’assunzione, la consapevolezza dei suoi traumi e delle
sue colpe.
Nei suoi molteplici deliri ad occhi aperti, Ephraim è attratto da una suadente sirena
che rappresenta la sua pulsione sessuale repressa e l’accesso ad una zona
d’ombra dimenticata, in cui affiora un grave senso di colpa che pretende una
punizione o un’ assoluzione.
Nel
passato, il ragazzo, si è macchiato di omicidio e di furto d’ identità senza
essere stato mai smascherato o ricevere una condanna per i suoi misfatti.
Il faro rappresenta la resa dei conti, la luce che fa venire a galla le verità nascoste a cui non si può sfuggire.
Altra
ipotesi: l’isola potrebbe essere un luogo irreale, una specie di ‘purgatorio’ in
cui espiare, purificarsi da tutte le nefandezze compiute in vita, per ricevere
punizioni o indulgenze.
Willem Dafoe in 'The Lighthouse' di R. Eggers |
In
questo caso Thomas sarebbe un’ entità preposta ad aiutare e guidare Ephraim in
questa sorta di percorso spirituale interiore/rivelatorio.
Oppure
un’altra chiave di lettura ci viene suggerita dalla scoperta che il vero nome
di Ephraim è Thomas; quindi ci potrebbe essere un solo personaggio reale mentre
l’altro è una sorta di proiezione/sdoppiamento dello stesso che serve a far
luce sul represso.
Come
si può desumere The Lighthouse si
presta a diverse possibili interpretazioni e differentemente da The Witch, in cui si arriva ad una
chiara risoluzione, il finale rimane imponderabile come un sogno sospeso.
Ti perdi, ne assorbi l'angoscia. Svanisce ogni riferimento temporale.
Non
sapremo mai se si tratta di pura follia, oppure l’isola nasconde qualcosa di
sovrannaturale.
Eggers
questa volta ha preferito lasciarci nel dubbio, per la gioia o il disappunto
dello spettatore.
I
rimandi cinematografici sono chiari.
Willem Dafoe in 'The Lighthouse' di R. Eggers |
The Lighthouse
è un atto d'amore nei confronti dell'espressionismo tedesco, nello specifico al
cinema di Lang e Murnau.
Il
film è stato girato su pellicola 35mm in bianco e nero con un aspect ratio
1.19:1 e lenti Baltar degli anni Trenta, per renderlo visivamente simile alle
pellicole ortocromatiche di inizio secolo.
Oltre alle suggestioni gotiche tratte da La ballata del vecchio marinaio di S.T. Coleridge, un altro importante riferimento letterario arriva dall’universo lovecraftiano, esattamente dagli ‘abitatori del profondo’ che compaiono la prima volta nel racconto La
maschera di Innsmouth (1931).
Si
tratta di esseri ibridi che dimorano negli abissi del mare.
Un
incrocio ottenuto dall’accoppiamento tra un essere umano e una creatura anfibia.
Nel
racconto di Lovecraft la cittadina costiera di Innsmouth, oltre all’unione carnale, in cambio
d’oro e pesca abbondante offre sacrifici umani agli abitatori del profondo.
In
The Lighthouse ad Ephraim apparirà
diverse volte un’indefinile creatura dai lunghi tentacoli collegata al
personaggio di Thomas colto ad avere una specie di rapporto sessuale con
quest’ultima, davanti all’occhio fulgente del faro.
Robert Pattinson in 'The Lighthouse' di R. Eggers |
Una surreale discesa nel baratro.
Un
viaggio introspettivo nella dannazione dell’animo umano che sembra
irrimediabilmente corrotto da un male attanagliante.
Nel
cinema di Eggers l’uomo compare sempre come un essere avido e malvagio, mai
meritevole di alcuna redenzione, perso nel proprio inferno reale o
ultraterreno; in ascesa verso il male.