lunedì 6 maggio 2019

LO SPECCHIO: Il confronto con la metà oscura


L’altrove dell’essere riflesso
di Maddalena Marinelli


Lo specchio è un eccelente evocatore di immagini, lo stargate ideale per entrare in un universo retto da leggi arcane e imprevedibili.
Permette di alterare la normale percezione delle cose provocando quel nostro bisogno oscuro e insistente di 'vedere oltre', perché la limitata sfera del reale non può bastare a fornire risposte esaurienti a tutte le domande.
Lo specchio rassicurante o inquietante? Alleato o nemico? Rivelatore di verità o  del peggiore inganno?
Così quella barriera solida di vetro e metallo si dissolve in perforabile liquido; oltrapassandola s’intraprende un viaggio iniziatico.
Specchio delle mie brame è in te che si nascondono tutte le paure del reame?
Tra mito, favola, leggenda e superstizione le vicende che  lo rendono protagonista sono numerose.
Narciso ne viene ingannato innamorandosi di una creatura inesistente perché non ha la consapevolezza del sé.
Dioniso scopre la dualità dell’io e spaventato lo rompe prima di essere sbranato dai Titani; per Perseo è l’indispensabile alleato con cui distruggere il mostro Medusa.

Illustrazione di John Tenniel per 'Attraverso lo specchio" (1870)

Alice lo attraversa ritrovandosi in un’altra dimensione solo apparentemente simile alla realtà dove continuano le sue avventure nel Paese delle meraviglie.
La strega di Biancaneve lo interroga come un oracolo per avere conferme sulla sua bellezza e sul suo potere.
Archimede lo avrebbe usato addirittura come congegno bellico (specchi ustori) per bruciare le navi romane nell’assedio di Siracusa.
L’Imperatore Giallo dopo lunghe battaglie, scacciò la gente dello specchio che voleva invadere la terra e li condannò a ripetere tutti gli atti degli uomini.
Nel caso servisse è un valido aiuto per smascherare i vampiri e va coperto se avete un morto in casa altrimenti la sua anima potrebbe finirci intrappolata per sempre. 
L’unica cosa proprio da evitare è romperlo, sette anni di disgrazie sono lunghi a passare.

Claude Monet, "Ninfee"1907, Houston, Museum of Fine Arts

Lo specchio 'limbo etereo' apre all’artista la visione dell’alterità e di conseguenza regala allo spettatore dell’opera un inaspettato e spiazzante mutamento di prospettiva sul mondo.
Non è solo un semplice duplicatore ma un 'disvelatore'. Ed è da questo concetto che l’artista è veramente attratto, inoltrandosi nei percorsi della psiche.
Sempre meno specchio di me e sempre più 'altro'.
Il ritorno del rimosso, il desiderio della sua materializzazione.
Aldilà di quella lastra c’è l’ignoto e il pericolo è quello di perdere i confini tra ciò che si ritiene reale e l’irrealtà,  scivolando giù come Narciso.
L’arte è la perfetta esploratrice di questo polo sconosciuto, riesce a dare un’immagine a questa zona d’ombra nell’uomo, permettendo così un confronto meno traumatico con essa.
Monet negli ultimi anni della sua vita ritraeva ossessivamente il riflesso delle ninfee nelle acque dello stagno, come se quello fosse diventato un qualcosa di perduto e inafferrabile del suo passato, delle sue passioni.
L’artista arrivò fino alla follia tentando il suicidio per annegamento.

Edward Burne Jones, "The mirror of Venus", 1875, Lisbona, Museo Calouste Gulbenkian

Nelle opere dei Preraffaelliti l’ebbrezza crudele e spietata della femme fatale di Simbolisti come Moreau, Beardsley o Franz von Stuck , si spegne nella languida figura di fanciulle eteree e glaciali che si specchiano nelle acque.
Vagano con lo sguardo nel vuoto, perdute per sempre nel loro mondo interiore, indifferenti allo scorrere del tempo e al luogo che le ospita.

Giacomo Balla, "Nello specchio", 1902, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna

Giacomo Balla in Nello specchio si ritrae al centro della composizione con la tavolozza in mano, insieme al letterato Max Vanzi e ai coniugi Prini.
Il gruppo di amici sembra essere in uno stato di agitazione, investito da una specie di vento dalla sconosciuta provenienza e Balla strizza gli occhi come per vedere meglio qualcosa davanti a lui: ha uno sguardo incuriosito e indagatore.
Chissà cosa gli è apparso oltre lo specchio.
Come direbbe Paolini, forse gli siamo apparsi noi spettatori.

Alighiero Boetti, "Specchio cieco"1975, NewYork, collezione Gianfranco Gorgoni
Opera realizzata da Alighiero Boetti a partire da una foto scattata da Gianfranco Gorgoni

Il tema del doppio, quell’entità mancante è stata una costante nel lavoro di Alighiero Boetti o meglio come lui, non a caso, si era ribattezzato Alighiero e Boetti.
Specchio cieco non è un autoscatto ma una foto fatta a Boetti dal fotografo Gianfranco Gorgoni in cui l’artista è davanti ad uno specchio con gli occhi chiusi, in rapporto con se stesso o con il regno dell’arte per riceverne ispirazione.
La realtà si azzittisce ed è la mente a guidare.
Ci esorta a sprofondare in noi stessi nella contemplazione, rifiutare la vita quotidiana e ricercare le verità interiori ascoltando la voce dell’anima.
Lo specchio è il (non)luogo ideale dove si materializza “il doppio” assopito in ogni individuo, l’alter ego inconscio.
All’improvviso non riconoscersi più nel riflesso, perdere il confine.

'Persona' (1966) di Ingmar Bergman

Nel film Persona l’infermiera Alma che dovrebbe assistere l’attrice Elisabeth Vogler chiusa nel suo mutismo, vede lentamente svanire la sua identità, infine annullandosi del tutto e identificandosi con l’attrice.
Il regista Ingmar Bergman mostra le due donne davanti allo specchio, mentre i loro volti si confondono. Il film stesso è uno specchio; l’Io, l’anima, l’inconscio delle protagoniste ma anche, per forza di ciascun spettatore.
La metà oscura cerca una via d’uscita per liberarsi e rivelarsi.

'Il cigno nero" (2010) di Darren Aronofsky

Nina Sayers, nel film Il cigno nero, è una talentuosa ballerina intrappolata in una fragilità psicologica causata da un rapporto morboso con la madre che la considera e la tratta ancora come ‘la sua bambina’ da accudire e dominare.
La ragazza, messa sottopressione a causa del conseguimento del ruolo di protagonista nel celebre balletto Il lago dei cigni, inizia a perdersi nel suo lato oscuro che in scena si materializza proprio nel cigno nero.
L'espressione immediata di ogni impulso. Il risveglio dello ‘spirito malvagio’ che avvera i desideri repressi ed esorcizza le paure. 
Specchiandosi vede, più volte, apparire la sua gemella malvagia nascosta nel suo inconscio/altrove che cerca di prendere il sopravvento fino a ditruggere la parte in luce.
Nina scoprirà tragicamente che non esiste nessuna rivale tra le sue collega ma che la sua unica nemica è se stessa.
Che cosa accadrebbe se una mattina non ci riconoscessimo più nell’immagine allo specchio?
Un mondo in cui non potremmo più fidarci degli specchi.
Nell’infanzia avevo paura di entrare al buio nella camera di mia nonna, perché il mio terrore era quello di vedere riflessa, nei grandi specchi dell’armadio, un’altra immagine invece della mia, anche perché il mondo dall’altra parte dello specchio è associato quasi sempre al male, al demoniaco.

'Noi' (2019) di Jordan Peele

La paura di scoprire il male fuori o dentro di noi?
Sembra proprio che nello specchio-cantina del rimosso, l’uomo vada a riversare tutto quello che non può avere un posto nella realtà come i sosia del film US.
Duplicati degli esseri umani, riprodotti in laboratorio per qualche scopo e poi abbandonati nel sottosuolo. Condannati a vivere un' esistenza incatenata al riflesso dei loro originali.
Per Jordan Peele è anche metafora politica sul conflitto di classe e la disparità sociale. Ribaltare il sistema. Il diverso, il recluso, l’oppresso che cerca la sua affermazione.
Dentro e fuori di 'noi'. L’incubo di un doppio che non è più qualcosa di astratto.
L’ombra si materializza in carne ed ossa e ha deciso di prendere il nostro posto nel mondo.
Quel buio oltre lo specchio oltrepassa il confine per  invadere e prendere il dominio.
I mondi si scambiano, le identità si annullano, i dominatori diventano dominati. 
Adesso dove siamo e chi siamo?