sabato 23 novembre 2013

MAD MOVIES PARADE 2

     

Dieci film italiani dedicati al buio nella mente
di Maddalena Marinelli


Folgorante metafora distruttiva della colonna portante famiglia alle soglie dei moti sessantottini. Il prima della rivoluzione, quell’aria che si respira tra il vecchio e il nuovo, tra stasi e cambiamento. Tessiture shakespeariane, tipica ferocia parricida proveniente dalla mitologia greca. L’ambizioso e folle progetto omicida di Alessandro per fuggire dai legami che lo reprimono. Sarà in grado di gestire questa libertà senza nessun rimorso nei confronti dei sacrifici di sangue che ne sono stati il prezzo?

PARTNER (1968) di Bernardo Bertolucci
L’esplosione del doppio. Quando un giovane intellettuale si dimostra incapace di prendere decisioni  la sua mente partorisce un sosia che agisce senza remore. L’intrepido gemello realizza i desideri nascosti del timido Giacobbe. L’opera più criptica, stonata e intima di Bertolucci in cui prevale l’ombra. Decostruito, improvvisato e girato in presa diretta. ‘E’ VIETATO VIETARE E’PROIBITO PROIBIRE’, durante le riprese di Partner esplode il Maggio Francese.   

L’incontro tra una ragazza misteriosa e fragile con un uomo di mezza età avverso ai legami duraturi. L’amore sembra illusoriamente più forte dell’amara realtà in cui Nicole soffre di disturbi mentali imprevedibili che generano violente crisi e Dino si illude di riuscire a sacrificarsi per amore, di poter restare accanto alla ragazza nonostante tutto. Laconico, malinconico, amaro fallimento dell’amore.

Due sorelle, l’una carceriera dell’altra. Un impenetrabile e morboso microcosmo femminile. I ruoli di madre e figlia, amanti, coppia, insegnante e allieva, si concentrano unicamente in due donne mentre ‘fuori’ il genere maschile è visto come minaccia fino a concepire, nei suoi confronti, un vero e proprio atto di sterminio quando un uomo proverà ad interporsi entrando in questo bozzolo alienante.

In un manicomio,  fuori dal mondo reale, scorre la vita tra regole e trasgressioni. I rinchiusi, oltre ai malati, finiscono per essere anche gli stessi medici che nel contatto quotidiano con la follia iniziano a non distinguere più quella linea di separazione. Il dottor Bonaccorsi cerca rifugio nell’improbabile tesi sull’esistenza del microbo della follia che viene completamente smentita da una giovane dottoressa, l’unica a rendersi conto delle tante ‘anomalie’ condivise normalmente tra malati e medici. Quando Bonaccorsi oppresso sprofonderà nella crisi e deciderà di abbandonare l’ospedale scoprirà che non c’è via d’uscita quando la follia diventa status sociale e politico. La regia sofisticata di Bolognini tinteggiata di eros.

Thriller soprannaturale che sfocia nell’horror. Esperimento tra cinema, performance, documentario. Una critica rivolta alla figura dell’intellettuale. Il ritratto della psicosi di un artista rivoluzionario nel suo atto creativo ma imprigionato nel sistema economico dell’arte. Così prendono vita apparizioni e desiderio omicida nei confronti della sua compagna, simbolo di quel sistema artistico che tanto l’opprime e che ha spento la sua ispirazione artistica. Protagonista una misteriosa e labirintica villa veneta che ammalia l’artista amplificandone le nevrosi con i suoi segreti e le sue particolari stanze.

Uno scambio d’identità, una riflessione sul potere e la politica. La riscoperta di un valore etico delle parole. Un uomo uscito da una clinica psichiatrica prende il posto del fratello gemello leader di un partito politico. Mentre Enrico schiacciato dai doveri fugge dalla sua maschera per ritrovare se stesso, Ernani come un baldanzoso attore di riserva recita a soggetto e nella sua imprevedibilità riesce a conquistare la gente perchè non ha nessun fine, nessun accordo, nessuna mira politica, nessun doppio gioco o strategia da seguire.

Nicola ha vissuto fin da bambino nel manicomio di Santa Maria della Pietà  non si sa bene per quale motivo, forse solo a causa di una famiglia assente. Matto solo perché non ha speranza di essere qualcos’altro. La sua voce-off diventa portatrice di evocazioni, piccoli racconti, drammi, quotidianità che rivelano tracce di vita vissuta dentro l’alienazione tratte da testimonianze raccolte dallo stesso Ascanio Celestini. Nella testa di Nicola avviene uno straordinario montaggio/cortocircuito tra ricordi, realtà e fantasie incompatibile con un ‘normale’ vivere presente ma che lo consacra geniale narratore.

"Venezia è una vecchia signora dall'alito cattivo" dice Fabio Stolz al nipote appena arrivato in città per studiare pittura. Attraverso gli occhi ingenui di questo ragazzino di provincia Risi cala lo spettatore all’interno di una decadente e malsana vita di coppia chiusa a macerare tra le fredde mura di un antico palazzo fatto di scale che conducono verso stanze segrete dove tutto è permesso. Giovinezza e vecchiaia, purezza e perversione, verità e finzione.  Un Dino Risi in veste gotica. Un film sulla perdita dell’innocenza, sul rifiuto dell’inesorabile tempo che passa.

Grazia è una donna che non riesce a stare al suo posto, come la Mabel di Cassavetes è una mina vagante. Moglie innamorata e passionale, madre dolcissima di tre figli non si vuole sottomettere al conformismo dei suoi conterranei. Sembra divampare in lei un fuoco incontenibile, una forza primordiale e selvaggia come l’acqua, la roccia, la natura che la circonda. Ma cos’è davvero Grazia? Tutti la considerano una pazza e vorrebbero estirparle questa imbarazzante e incomprensibile anomalia ma  lei non vuole farsi domare e svanirà per infine riapparire a tutti nella sua vera essenza, forse finalmente compresa.