sabato 16 ottobre 2021

MAD MOVIES PARADE 5: LA FOLIE A DEUX

 


Duetti folli al cinema
di Maddalena Marinelli

In conflitto con la realtà circostante.
Vittime dello stesso malessere interiore.
Incompresi o privi di comprensione.
La folie à deux. Il malefico duo.
Uniti nella medesima visione del mondo.
Spinti dalla stessa anomalia verso la realizzazione di un folle progetto.
Il dominante e il sottomesso si completano  e si fomentano a vicenda.
La coppia psicopatica agisce per vendetta, per soldi, per compiere astrusi piani o per pura cattiveria.
Possono essere amici, fratelli, amanti, coniugi o due persone sconosciute unite dal fato verso medesimi oscuri intenti.
Manifestano le deformazioni psichiche inflitte sull’uomo dalla società e delineano nuove mitologie contemporanee.
Sono specchio di patologie, paure, desideri, crisi della realtà odierna.

Paul e Peter (Arno Frisch e Frank Giering)  in 'Funny game' (1997) di M. Haneke


Due ragazzi biondi dal candido faccino perfettamente accostato alla loro immacolata divisa bianca da golf.
Con un pretesto bussano alle porte di borghesi benestanti introducendosi, con un certo bon ton, in case dagli interni accoglienti e ben curati.
In realtà dietro queste ‘maschere’, da bravi ragazzi, si celano due giovani psicopatici invitati ad entrare, da ignare famigliole concentrate su come trascorrere le loro vacanze estive tra gite in barca, barbecue, tranquille serate tra amici.
Quando la porta si richiude  Paul e Peter iniziano il loro implacabile ‘funny game’, lento e perverso.
Una volta arrivati al game over si ricomincia con un'altra famiglia.
Nel cinema di Michael Haneke c’è sempre una minaccia, una violenza allo stesso tempo concreta e metaforica, in tutta la sua freddezza e determinazione, insita nell’uomo moderno.
Non siamo mai al sicuro dal male che ritorna indietro come un boomerang.
Una violenza annientatrice apparentemente senza alcun senso, che colpisce ciecamente ma che ha radici molto profonde da ricercare in un passato storico o individuale irrisolto.
Paul e Peter agiscono a favore di telecamera come a rendere complice il pubblico che osserva e partecipa ad una sorta di snuff movie in cui vengono seviziate e fatte fuori intere famiglie.
Critica ai mass media che morbosamente diffondono cruenti fatti di cronaca nera dandoli in pasto ai telespettatori senza alcun filtro, anzi esaltandone  i dettagli più macabri.

Sophie e Jeanne (Isabelle Huppert e Sandrine Bonnaire) in 'La cérémonie' (1995) di C. Chabrol


Una coppia di amiche.
Sophie e Jeanne si trovano, si capiscono, coalizzano perché si riconoscono nella medesima vita di emarginazione, di abusi, di ingiustizie.
Vite da cui non aspettarsi nessun riscatto sociale.
Allora le due donne, sulle orme delle sorelle Papin, per invidia o per vendetta scelgono di sfogare tutta quella rabbia e frustrazione repressa sulla famiglia Lelievre, colpevoli di essere ‘i padroni’, i ricchi borghesi dalla vita facile che con la loro arroganza si permettono quando e come vogliono di rovinare le già labili esistenze dei meno fortunati per un capriccio, per pura perfidia o solo perché hanno il potere di farlo.
Sophie e Jeanne caricano i costosi fucili da caccia del capo famiglia Georges e compiono, senza esitazioni, ‘la mattanza’ nel salotto della villa borghese, come nel 1789 il popolo della Rivoluzione Francese irrompeva nelle lussuose case dei nobili per massacrarli o trascinarli in piazza, sotto la lama della ghigliottina, in nome di ‘Liberté, Égalité, Fraternité’.
Il cinema indagatore di Chabrol s’insinua nel cuore ovattato del nucleo borghese per esplodere, annientare, rivendicare, trovare spazio ad impulsi per troppo tempo sopiti.
Rimanendo sul tema home invasion ma passando al puro e crudo horror del geniale Pascal Laugier, assaporiamo sconcerto e ribrezzo in: la donna del camioncino dei dolci e l’orco.

La donna del camioncino dei dolci e l'orco (Kevin Power e Rob Archer) in 'Ghostland' (2018) di Pascal Laugier 


Evocatori di una macabra e grottesca bellezza, sono davvero una stramba coppia di terrificanti aguzzini, sicuramente con indescrivibili traumi infantili alle spalle lasciati tutti alla nostra immaginazione.
Irrompono nella casa dove si è appena trasferita una madre con le sue due figlie scatenando tutte le più orribili perversioni sulle tre malcapitate.
Non sappiamo e non sapremo molto su questi stravaganti serial killer che rappresentano il male puro, la più contorta delle anomalie.
Degustano la violenza come normale routine, centellinandola e ripetendo i loro sadici rituali giorno dopo giorno sulle loro sfortunate vittime.
Inclassificabili; non hanno storia, non hanno nome, non parlano, non sembrano appartenere alla nostra realtà; carichi di un’ energia malefica ineluttabile come Latherface e la sua parentela di antropofagi sciroccati.
Assolutamente terrificanti, usciti fuori dalla versione claunesca della scatola di Hellraiser o da qualche folle, marcio anfratto di Rob Zombie.

Genesis e Bell (Lorenza Izzo e Ana de Armas) in 'Knock Knock' (2015) di Eli Roth


Evan Webber è un’altra vittima di un’invasione e devastazione domestica davvero bizzarra.
Questa volta sono due minute ragazzine le sadiche aguzzine che si accaniranno sull’ignaro padrone di casa, rimasto solo per il weekend.
Evan verrà prima sedotto e poi bastonato dalle scatenate Genesis e Bel.
Vere e proprie castigatrici. Per loro si tratta di ‘una missione punitiva’, contro i papini perbenisti che nascondono tradimenti e molto altro alle loro famiglie perfette.
Le due giovani psicopatiche, di volta in volta, mirano ad un devoto marito e padre di famiglia che sistematicamente non resiste alle loro avances sessuali per poi, dalle stesse, ricevere un’ esemplare punizione e la conseguente, definitiva rovina di quell’esistenza apparentemente senza macchia.
Eli Roth si allontana dal cruento horror di Hostel o di The Green per dirigere egregiamente questa dark comedy intinta di thriller, dimostrando di essere un autore eterogeneo, capace di destreggiarsi bene in altri generi.

Le sorelle Legnani (Pina Borione e Eugene Walter) in 'La casa dalle finestre che ridono' (1979) di Pupi Avati


Le sorelle Legnani sono una coppia di ‘pazzerelle’ dedite, fin da giovanissima età, a riti incestuosi con il fratello pittore a cui procuravano cadaveri da ritrarre.
Le due malevoli sorelle  sono abili seviziatrici e anche in tarda età continuano, in incognito, a praticare torture e sacrifici umani dedicati alla memoria del fratello morto suicida, i cui resti sono amorevolmente idolatrati e conservati in un apposito stipo.
Due orride streghe. Il più terrificante duo di serial killer in età senile.
Un ritratto meravigliosamente tetro, grottesco ed ostile della soleggiata Bassa Padania trasformata da Pupi Avati, maestro di un terrore arcano, in un desolante scenario di orrori celati.
Un villaggio di dannati in cui tutti condividono e preservano un macabro segreto.
Jerry Lundegaard è un altro finto marito devoto che dietro quella sua apparente mitezza e innocuità progetta il rapimento della moglie per costringere il ricco suocero a pagare un riscatto.

Gaear e Carl (Peter Stormare e Steve Buscemi) in 'Fargo' (1996) di Joel ed Ethan Coen


Jerry ha sempre condotto una vita al margine e adesso vuole elevarsi, pensa che sia arrivata la sua occasione.
L’uomo, incautamente, si affida alla coppia di sicari Gaear e Carl, maldestri ma soprattutto mentalmente instabili e parecchio sanguinari.
Ben presto quello che doveva essere semplicemente un rapimento, grazie alla mancanza di ogni logica, remora o minima organizzazione  da parte dei due balordi, finirà in una lunga scia di sangue dritta verso una cippatrice.
Dal talento registico e narrativo dei fratelli Coen, una tragicommedia dai toni grotteschi diventata ormai un cult.
Fargo è stato un punto di riferimento per molte opere filmiche successive, oltre a definire le basi su cui poggia la caustica poetica dei Coen.
Prediletto, quasi sempre come tema centrale, il tentativo di rivincita sociale di personaggi marginali che conduce ad una serie di funesti, strani eventi.
Lynch lo aveva già sviscerato in Blue Velvet o meglio ancora in Twin Peaks: la violenza, il male che si annida nella tranquilla, monotona cittadina di provincia dove non accade mai nulla, si conoscono tutti e, ovviamente, nessuno è quello che sembra.
L’uomo qualunque catapultato in qualcosa che si rivelerà incontrollabilmente fatale.

Roman e Minnie (Sidney Blackmer e Ruth Gordon) in 'Rosemary's Baby' (1968) di R. Polanski


Passiamo alla vorticosa metropoli, esattamente New York e a tutti i suoi possibili deliri.
Gli amorevoli coniugi Castevet sono una normalissima coppia di anziani borghesi in cerca di un giovane fertile grembo, in cui depositare il seme di Satana per dare origine all’Anticristo.
In questo folle piano cadrà l’ingenua Rosemary, che farà non poca fatica a capire di essere finita nelle grinfie di una congrega satanica i cui adepti sono gli inquilini del suo stabile.
Per il marito di Rosemary non è così grave aver donato un figlio a Satana in cambio del successo professionale e tutti sono euforici per la nascita del diabolico pargoletto,  che farà sprofondare il mondo in un inferno terreno carico di supplizi per noi tutti.
Rosemary si arrabbia un tantino e sbraita con un coltellaccio in mano ma poi, cuore di mamma, accetta quel bimbo così ‘speciale’dagli occhietti diabolicamente vispi.
Polanski realizza un perfetto horror psicologico racchiuso in confortanti interni borghesi.
Il male  non si manifesta attraverso un' esplicita e visibile entità ma subdolamente è insito in un contesto reale.
Nessun mostro, niente sangue, nessuna morte cruenta.
E’ straordinario come nulla di questo ‘orrore’ ci venga mostrato ma solo raccontato o suggerito dal mondo onirico e non per questo fa meno paura.

Fabio ed Elisa (Vittorio Gassman e Catherine Deneuve) in 'Anima persa' (1977) di Dino Risi


Un’affascinante ma alquanto decadente coppia di coniugi incastonata all’interno di un’antica dimora veneziana.
Quando il passare del tempo logora il sogno di un amore idealizzato si cerca una soluzione, una via di fuga non sempre comprensibile o da potersi ritenere sensata.
Circondati da silenzio e solitudine Fabio ed Elisa, per poter continuare la farsa del perfetto matrimonio borghese,  si sono allontanati dal mondo per isolarsi in un loro altrove, in cui si può manifestare liberamente il doppio.
Nelle stanze, senza tempo, della loro vetusta magione Fabio diventa il lascivo professore ed Elisa è la piccola Beba.
Un gioco illecito che lentamente sta trascinando entrambi verso un punto di non ritorno. Un segreto sempre più scomodo che attraverso la figura del nipote Tino si dovrà scontrare con un brusco risveglio alla realtà e all’impossibilità di continuare tale delirio.
Sullo sfondo di una Venezia tetra e misterica, un inedito Risi esplora la zona d’ombra, il baratro della follia nascosto all'interno di un apparato borghese.

Mickey e Mallory (Woody Harrelson e Juliette Lewis) in 'Natural born killers' (1994) di O. Stone


Figli di un’America maledetta, segnati e perduti in un abisso di abusi e disfatte Mickey e Mallory sono destinati ad essere assassini nati, uniti nel sangue, selvaggi giustizieri da aggiungere a quello zoo televisivo già gremito di ‘fenomeni’ da esibire ad un pubblico ingordo di atti cruenti, in un rapporto perverso tra violenza e mezzi di comunicazione.
Sono una versione potenziata di Bonnie e Clyde. 
Implacabili. 
Uccidono per il piacere di farlo. 
Angeli della morte affascinanti e nefasti per tutti coloro che incroceranno la loro strada. 
Simbolo e conseguenza di quel degrado morale che cresce ai margini del benessere economico made in USA.
Dai rimasugli di un american dream infranto Mickey e Mallory vogliono trascinare tutto e tutti nel loro caos di rabbia, rancore e odio. 

Claude e Marie (Léa Seydoux e Sara Forestier) in ' Roubaix, une lumière' (2019) di A. Desplechin
 

Roubaix, terra di nessuno, una delle città più povere della Francia con un altissimo tasso di disoccupazione e di criminalità
Assassine per caso o per noia Claude e Marie sono due ragazze interrotte, prive di empatia.
Due tossicodipendenti che una notte progettano di entrare nella casa della loro anziana vicina per derubarla di poche cose senza valore.
Senza un motivo preciso decidono di strangolare la donna perché nel quadro delle loro squallide e brutali esistenze probabilmente è un gesto a cui non dare troppa importanza.
Nella terra lacerata di una città lasciata alla deriva, la devastazione morale avanza.
Roubaix sembra una landa postapocalittica  in cui dei disperati provano a sopravvivere come possono, perdendo la cognizione del bene e del male.
Claude e Marie sono una coppia di sbandate che si dividono un tugurio e una dose.
Non hanno nulla da perdere. Si uniscono nel male diventando, allo stesso tempo, vittime e carnefici.

"Tante cose si fanno per il bene degli altri che diventano il male degli altri e il proprio."
(Leonardo Sciascia)