sabato 17 gennaio 2015

HUNGRY HEARTS, di Saverio Costanzo


                                                MAD NEWS

L'ossessione della purezza
di Maddalena Marinelli

Pensare che doveva essere una storia d’amore.
Il primo incontro avviene nel bagno di un ristorante cinese in cui Jude e Mina rimangono intrappolati. Inizia così un rapporto che porta tempestivamente ad un matrimonio quando lei rimane incinta.
In una New York che sembra malinconica e desolante come un paese dell’Europa dell’Est si muovono le figure spaurite di questi due ragazzi che pur avendo raggiunto l’età adulta sembrano ancora due sperduti e innocenti  adolescenti in cerca di se stessi in balia di un mondo ostile.
L'amore si trasformerà presto in qualcos'altro e per loro sarà come  incamminarsi verso l'ingresso di un tunnel che li condurrà in un abisso sempre più nero.
Lei nel periodo della gravidanza inizia a cambiare, cominciano ossessioni e manie di onnipotenza da infallibile istinto materno che si considera superiore ad ogni medico nel giudicare i bisogni del suo bambino ‘speciale’.
Lui da ragazzino innamorato esegue cecamente gli inflessibili ordini della sua donna fino a capire l’effettivo rischio. 
I pericoli delle ideologie. Bisogna preservare la purezza del nascituro perché si tratta, secondo la madre, di un bambino indaco destinato a grandi cose.
Le fisime di Mina aumentano giorno dopo giorno in un crescendo di follia.
La convinzione di agire per il meglio porta la giovane donna alla distruzione di quello che ama. La visione domestica diventa sempre più claustrofobica. 
Mina trasforma il piccolo appartamento in una prigione in cui difendere il bimbo da ogni infezione esterna. Si respira un clima apocalittico, come se fuori ci fosse un terribile male distruttivo. Rimane soltanto quel triangolo di corpi attanagliato su se stesso.
Al centro l’ insostenibile immagine dell’indifesa creatura continuamente in pericolo tra una madre che lo ama ma allo stesso tempo lo sta facendo morire di fame e un padre disperato che vuole salvarlo rendendosi conto troppo tardi dei gravi problemi psichici di cui soffre la moglie.

Alba Rohrwacher in Hungry Hearts di Saverio Costanzo


Il dramma di una donna in conflitto con l’improvvisa condizione di moglie e madre. Mina, attraverso la storia del bambino indaco, crea un originale meccanismo di difesa a tutte le sue paure. Allo stesso tempo dispensa amore e rifiuto per suo figlio e la nuova famiglia che ha formato.
C’è un enorme cerchio di solitudine che circonda Jude e Mina.
Una volta che si riconosce il problema nessuno riesce ad intervenire correttamente per supportare la giovane coppia. In una città ipertecnologica con milioni di persone in circolo continuo e organizzata con servizi per ogni esigenza non c’è nessuno in grado di aiutarli.
Non servirà a molto l’intervento dei servizi sociali o della polizia. Solo un muro di disumanità burocratica. Non esistono amici, nessuna rete sociale solo una nonna che prenderà una tremenda decisione.
Dopo un inizio ostile davvero poco brillante nonchè troppo sbrigativo, che non riesce a calare lo spettatore nella vicenda o ad entrare in contatto con i personaggi, Hungry Hearts ad un certo punto vive, stupisce acquistando consistenza tecnica ed emotiva pur giocando con pochi e ripetitivi elementi.
Il film riesce a mantenere alto, quasi costantemente, un senso di profonda inquietudine.
L’inquadratura è morbosamente chiusa sui personaggi non lasciando altro respiro.
Lo spazio si serra e si distorce sempre di più sulla sorte del bambino e sull’imprevedibile alienazione di Mina.
Scarnissimi i dialoghi. Credibili ma non eccezionali le interpretazioni di Alba Rohrwacher  e Adam Driver anche perché la regia dittatrice  di Saverio Costanzo non è in dialogo con l’attore, non vuole affatto dare spazio o spessore alla personalità attoriale . Inoltre anche l’impianto visivo, così primario e dettagliato, a tratti svanisce.
Addirittura, in ulteriore sottrazione, nelle numerose interruzioni delle immagini in cui le azioni dissolvono a schermo nero le scene proseguono, si compiono altrove.
Un film di 'devastazione' in tutti i sensi anche se nell'ultimo frame si respira libertà e speranza per l'avvenire.