MAD NEWS
L'ossessione della purezza
di Maddalena Marinelli
Pensare
che doveva essere una storia d’amore.
Il
primo incontro avviene nel bagno di un ristorante cinese in cui Jude e Mina
rimangono intrappolati. Inizia così un rapporto che porta tempestivamente ad un
matrimonio quando lei rimane incinta.
In
una New York che sembra malinconica e desolante come un paese dell’Europa dell’Est
si muovono le figure spaurite di questi due ragazzi che pur avendo raggiunto
l’età adulta sembrano ancora due sperduti e innocenti adolescenti in cerca di se stessi in
balia di un mondo ostile.
L'amore si trasformerà presto in qualcos'altro e per loro sarà come incamminarsi verso l'ingresso di un tunnel che li condurrà in un abisso sempre più nero.
Lei
nel periodo della gravidanza inizia a cambiare, cominciano ossessioni e manie
di onnipotenza da infallibile istinto materno che si considera superiore ad
ogni medico nel giudicare i bisogni del suo bambino ‘speciale’.
Lui
da ragazzino innamorato esegue cecamente gli inflessibili ordini della sua
donna fino a capire l’effettivo rischio.
I pericoli delle ideologie. Bisogna
preservare la purezza del nascituro perché si tratta, secondo la madre, di un
bambino indaco destinato a grandi cose.
Le
fisime di Mina aumentano giorno dopo giorno in un crescendo di follia.
La
convinzione di agire per il meglio porta la giovane donna alla distruzione di quello che ama. La visione domestica diventa sempre più claustrofobica.
Mina
trasforma il piccolo appartamento in una prigione in cui difendere il bimbo da
ogni infezione esterna. Si respira un clima apocalittico, come se fuori ci fosse un terribile male distruttivo. Rimane soltanto quel triangolo di corpi attanagliato su se stesso.
Al
centro l’ insostenibile immagine dell’indifesa creatura continuamente in
pericolo tra una madre che lo ama ma allo stesso tempo lo sta facendo morire di
fame e un padre disperato che vuole salvarlo rendendosi conto troppo tardi dei
gravi problemi psichici di cui soffre la moglie.
Alba Rohrwacher in Hungry Hearts di Saverio Costanzo |
Il
dramma di una donna in conflitto con l’improvvisa condizione di moglie
e madre. Mina, attraverso la storia del bambino indaco, crea un originale
meccanismo di difesa a tutte le sue paure. Allo stesso tempo dispensa amore e
rifiuto per suo figlio e la nuova famiglia che ha formato.
C’è
un enorme cerchio di solitudine che circonda Jude e Mina.
Una
volta che si riconosce il problema nessuno riesce ad intervenire correttamente
per supportare la giovane coppia. In una città ipertecnologica con milioni di persone in circolo continuo e organizzata con servizi per ogni esigenza non c’è nessuno in grado di aiutarli.
Non
servirà a molto l’intervento dei servizi sociali o della polizia. Solo un muro
di disumanità burocratica. Non esistono amici, nessuna rete sociale solo una
nonna che prenderà una tremenda decisione.
Dopo
un inizio ostile davvero poco brillante nonchè troppo sbrigativo, che non
riesce a calare lo spettatore nella vicenda o ad entrare in contatto con i
personaggi, Hungry Hearts ad un certo
punto vive, stupisce acquistando consistenza tecnica ed emotiva pur giocando con
pochi e ripetitivi elementi.
Il
film riesce a mantenere alto, quasi costantemente, un senso di profonda
inquietudine.
L’inquadratura
è morbosamente chiusa sui personaggi non lasciando altro respiro.
Lo
spazio si serra e si distorce sempre di più sulla sorte del bambino e sull’imprevedibile alienazione di Mina.
Scarnissimi
i dialoghi. Credibili ma non eccezionali le interpretazioni di Alba Rohrwacher e Adam Driver anche perché la regia dittatrice
di Saverio Costanzo non è in dialogo con
l’attore, non vuole affatto dare spazio o spessore alla personalità attoriale .
Inoltre anche l’impianto visivo, così primario e dettagliato, a tratti
svanisce.
Addirittura,
in ulteriore sottrazione, nelle numerose interruzioni delle immagini in cui le
azioni dissolvono a schermo nero le scene proseguono, si compiono altrove.
Un film di 'devastazione' in tutti i sensi anche se nell'ultimo frame si respira libertà e speranza per l'avvenire.
Un film di 'devastazione' in tutti i sensi anche se nell'ultimo frame si respira libertà e speranza per l'avvenire.