sabato 17 giugno 2023

‘RAPITO’, di Marco Bellocchio

 

RAPITO di Marco Bellocchio

Tirannia e libertà 
di Maddalena Marinelli

La sera del 23 Giugno 1858 viene sconvolta per sempre la vita della famiglia Mortara.
Il piccolo Edgardo viene portato via dalla sua casa bolognese, strappato dalle braccia dei suoi genitori, di credo ebraico, che impotenti devono sottostare alle disposizioni della curia locale.
La Chiesa, rappresentata dal villain Papa Pio IX, ha organizzato il rapimento di Edgardo per indottrinarlo alla fede cattolica.
Tutta colpa di una domestica che prese segretamente l’iniziativa di battezzare il bimbo in fasce, poiché ritenuto in punto di morte a sei mesi, per salvarlo dal limbo.
Sei anni dopo la donna, per denaro, aveva rivelato il fatto al grande Inquisitore del Sant’Uffizio in città.
Quindi, secondo le rigide regole del diritto canonico, Edgardo era cattolico e doveva ricevere un’educazione cattolica.

Enea Sala in 'Rapito'

Il bambino verrà portato a Roma nella Domus Catecumenorum, un seminario espressamente istituito per la conversione dall’ebraismo, dall’Islam e da altre confessioni religiose.
Inutili, nel trascorrere degli anni, i molteplici tentativi dei genitori per riavere il figlio.
Il caso Mortara diventa di portata internazionale ma nemmeno l’intervento delle alte sfere della comunità ebraica riusciranno ad opporsi all’ inplacabile “Non possumus” del Papa Re.
Edgardo cresce come cattolico, recluso in una gabbia dorata, privato dell’affetto della sua famiglia, sorvegliato a vista senza potersi rapportare con il mondo circostante.
‘Fuori’ si susseguono importanti cambiamenti storici: la caduta del potere temporale, la presa di Roma, l’Unità d’Italia.

Fabrizio Gifuni in 'Rapito' 

L’inquisitore Pier Gaetano Feletti, diretto responsabile di aver disposto il rapimento di Edgardo, viene processato ma alla fine assolto.
Quindi nemmeno col nuovo assetto politico la famiglia Mortara riesce ad ottenere giustizia e a ricongiungersi col figlio.
Nel 1870 le truppe sabaude conquistano Roma ma ormai Edgardo è un cattolico convinto  e rifiuta di abbandonare il convento dei Canonici Regolari Lateranensi a San Pietro in Vincoli, disconoscendo le sue origini ebraiche; addirittura adoperandosi nel cercare di convertire la sua famiglia.

'Rapito' di Marco Bellocchio

Con Rapito Marco Bellocchio ci riporta al Risorgimento ponendo al centro la piccola, ma emblematica, storia del caso Mortara e sullo sfondo la grande storia che avanza. Sovrappone i due piani, intreccia le sorti, innesta il livello onirico rivelatore di sensi di colpa, paure nascoste, colpe omesse.
Il rimosso riemerge con presagi violenti e sanguinari.
In un continuo moto di agitazione e di (ri)creazione artistica, Bellocchio seguita a stupirci con la sua vivida ricerca del confronto con i grandi maestri del cinema italiano, con la storia del nostro Paese, con noi stessi naufraghi nell’era contemporanea.
Un cineasta che muta sempre la sua pelle con consapevolezza del presente, con rielaborazione del passato e con la voglia di rimettersi in gioco nel futuro.

'Il rapimento di Edgardo Mortara' di M.D. Oppenheim (1862)

In Rapito l’impianto classico è austero e solenne nella messa in scena, nella musica, nella fotografia, nei personaggi.
Però Bellocchio ci inganna.
Costruisce tutto all’interno di un solido strato di pathos che investe con prepotenza lo spettatore come un’aria verdiana.
Si vela tutto di melodramma.
La musica esplode enfatizzando gli eventi più drammatici.
Le azioni dei personaggi si caricano di teatralità.
Le espressioni sui volti, nei primissimi piani, sono esasperate.
Ma sappiamo bene che non c’è solo questo.
Quando le maschere cadono, cosa troviamo sotto questa  patina da frantumare, da prendere a pugni?
Ancora una volta l’ossessione per il concetto di rapimento che attraversa il cinema di Bellocchio come una lama che squarcia l’anima.
A questa lama si contrappone il desiderio di libertà, altro tema sviscerato più volte dal regista piacentino.
Un cinema che affronta il titanico duello, nella storia e nel privato, tra tirannia e libertà in ogni possibile declinazione e alienazione. 

Filippo Timi in 'Rapito'

In primis, come perpetuo monito etico e politico, il rapimento di Aldo Moro vivisezionato ad oltranza, metaforizzato, esorcizzato in Buongiorno Notte ed Esterno Notte ed echeggiante ovunque.
In Vincere  l’opposizione viene eliminata con la violenza sistematica: il sequestro in manicomio di Ida Dalser e la sparizione di Benito Albino Mussolini.
In Bella addormentata si gira intorno, con storie di personaggi direttamente o indirettamente collegati , alla reclusione di Eluana Englaro in stato vegetativo; un obbligo imposto per 17 anni dalla giustizia italiana (contro il volere della famiglia Englaro) e preteso con veemenza da giornalisti, partiti politici ed associazioni di centrodestra.
I diversi concetti di ‘assedio’ nella vita di Tommaso Buscetta, prima nella condizione di mafioso e poi nel ruolo di collaboratore di giustizia in Il traditore.
Sacrificare, distruggere, strumentalizzare la vita di un individuo in nome di un’ideologia politica, religiosa, mafiosa.
L’oppressione dell’istituzione (la famiglia, lo Stato, la Chiesa..) contro la spinta eversiva del singolo che tenta di fuggire da una tirannia.
Quella via di fuga, che spesso nel cinema di Bellocchio, sfocerà in nevrosi.

'Rapito' di Marco Bellocchio

Questa volta, in Rapito, la vittima sacrificale è un bambino a cui verrà imposta una volontà ‘superiore’, come ultima resistenza, per continuare ad affermare la supremazia di uno potere temporale ormai giunto alla fine.
Per forzare alle conversioni poiché, ai famigliari di altre confessioni a cui erano stati sottratti i figli, veniva detto che l’unico modo per poter riavere i loro bambini era quello di diventare cattolici e molti cedettero a tale ricatto.
L’ebreo Edgardo Mortara fu cristianizzato e allevato dallo Stato Pontificio come un vero e proprio ‘soldato di Cristo’ addestrato ad un preciso compito: una volta diventato sacerdote, venne inviato in città come Monaco di Baviera, Magonza, Breslavia  e addirittura negli Stati Uniti per convertire gli ebrei.

Leonardo Maltese in 'Rapito'

“Il rapimento di Edgardo Mortara è anche un delitto contro una famiglia tranquilla, mediamente benestante, rispettosa dell’autorità (che era ancora in Bologna, l’autorità del Papa-Re), in anni in cui si respirava in Europa un’aria di libertà, dove si stavano affermando ovunque i principi liberali, tutto stava cambiando e proprio per questo il rapimento del piccolo rappresenta la volontà disperata, e perciò violentissima, di un’autorità ormai agonizzante di resistere al suo crollo, anzi di contrattaccare. I regimi totalitari hanno spesso dei contraccolpi che per un momento li illudono di vincere (il breve risveglio che precede la morte).” (Marco Bellocchio)

Barbara Ronchi in 'Rapito'

Il gioco perverso del potere.
Il potere cambia, ma per chi cambiano effettivamente le cose?
Nel 1793 si taglia la testa del monarca francese ma nello stesso modo nel 1794 cadrà quella del rivoluzionario Robespierre.
Il potere si veste di molti colori e nomi differenti ma la sua anima rimane nera seguendo sempre i propri ineluttabili dettami.
I disincanti di chi ha creduto nel cambiamento, si è sacrificato per la rivoluzione e qui Rapito si connette a Noi credevamo di Mario Martone un’altra opera filmica molto amara  che analizza egregiamente luci ed ombre di un  Risorgimento vissuto dal popolo, sulla pelle di una generazione di giovani che non diventeranno mai uomini o che da uomini si renderanno conto che le porte del primo Parlamento si chiuderanno in faccia al popolo, mentre dentro la solita manciata di potenti continuerà a fare i propri interessi.

Paolo Pierobon e Leonardo Maltese in 'Rapito'

La famiglia Mortara si illude che con un cambio di potere potrà avere giustizia ma il loro caso fu considerato dai moti liberali solo come 'strumento' per accattivarsi l’opinione pubblica, per denigrare in Italia e all’estero lo Stato Pontificio.
Edgardo rimarrà prigioniero del Papa anche quando Pio IX decadrà.
Si mostrerà sempre come un bambino, e in seguito un novizio, molto devoto alla chiesa cattolica anche se Bellocchio, in alcuni momenti, rivela un Edgardo ‘spezzato’con improvvisi impeti ribelli, come se ci fosse in lui uno sdoppiamento.
Le conseguenze di un condizionamento subito nell’età evolutiva.

Fausto Russo Alesi in 'Rapito'

Il risultato di aver fatto crescere un bambino come un orfano, quando non era tale; privandolo dei suoi amorevoli riferimenti familiari, annientando la sua identità con una conversione forzata.
Il tenero sogno dell’Edgardo bambino, di liberare il Cristo dalla sofferenza della croce, rimarrà la sua unica ‘fuga’ dalla Domus Catecumenorum; come allo stesso modo, solo attraverso l’onirico, avevamo assistito in Buongiorno Notte all’evasione di Aldo Moro dai suoi carcerieri.
Un epifanico conforto.
La visione di quel finale diverso che solo al cinema ci è concesso vedere.