Pieter Bruegel il Vecchio, “Margherita la pazza” (o Dulle Griet),1561, Anversa, Museo Mayer van den Bergh - particolare
Da
Raffaello a Guercino e ancora Simone
Martini, Parmigianino, Andrea del Sarto, tanti la dipinsero spesso come una
bellissima ragazza. "Dulle Griet" è una figura del folklore fiammingo
personificazione della strega, allegoria dell'avarizia.
Una
versione popolare e riadattata della figura di Santa Margherita d'Antiochia che
sconfisse il demonio. Sotto il regno dell'imperatore Massimiano, feroce
persecutore dei cristiani, in Antiochia di Pisidia una fanciulla di nome
Margherita fu condannata a morte e martirizzata a causa della sua fede in un
unico Dio. Nella cella durante la notte, secondo la leggenda, il diavolo sarebbe
apparso a Margherita e l’ avrebbe ingerita viva. Ma lei, grazie alla croce che aveva in mano, squarciò da
dentro il ventre del mostro e si liberò. Per questo divenne la protettrice
delle partorienti.
La
sua memoria sopravvisse nelle leggende popolari trasformandosi, a poco a poco,
da quella di una bella ragazza in fiore in quella di una strega capace di
sfidare l'Inferno.
Bruegel
la rappresentò al centro del dipinto come una vecchia invasata dal
gigantesco corpo allampanato. Armata e in corsa si dirige verso la bocca antropomorfa degli
inferi con un ricco bottino.
Un
monito per quanti insistono nel vizio al punto da perdere la ragione.
L’associazione
della follia alla colpa e allo scatenamento del demoniaco.
|
Pieter Bruegel il Vecchio, “Margherita la pazza” (o Dulle Griet) 1561 |
Attorno
a Dulle Griet si svolge un abnorme sabba collettivo.
Vi
sono scene di distruzione in una città, conseguenza di un attacco portato plausibilmente
dalla strega stessa e dal suo passaggio.
Figure
mostruose popolano tutto il dipinto. Il colore dominante è il meraviglioso rosso
delle fiamme. Ogni mostruosa creatura e ogni oggetto rimandano a
simboli magici e alchemici nascosti nell'umanità scanzonata e sgangherata del
popolo.
Una
figura chiave è il gigante che, poco sopra il centro del dipinto, regge sulla
schiena una barca con la sfera e con un mestolo di ferro rovescia monete dal
suo deretano a forma di uovo dal guscio rotto. Si tratta forse dell' opposto di
Dulle Griet, che getta indifferente alla folla le ricchezze che essa invece
raccoglie con avidità.
Un
richiamo all'inutilità dell'accumulare beni materiali.
Evidenti
sono i debiti verso Hieronymus Bosch. Margherita
la pazza è il seguito, la coda dell’opera La Nave dei folli.
Molto
probabilmente lo stesso committente
chiese un dipinto nello stile del defunto maestro.
“Tutti
siamo scienziati pazzi, e la vita è il nostro laboratorio. Tutti stiamo
sperimentando per trovare un modo di vivere, per risolvere problemi, per
convivere con pazzia e caos”. (David Cronenberg)
|
Vincent Van Gogh, “Il dormitorio di Saint-Paul”, 1889, collezione privata
L'8
maggio 1889 Van Gogh, accompagnato dal pastore Salles, entrò volontariamente
nella Maison de Santé di Saint-Paul-de-Mausole, un vecchio convento adibito a
ospedale psichiatrico a Saint-Rémy-de-Provence, a venti chilometri da Arles.
«Osservando la realtà
della vita dei pazzi in questo serraglio, perdo il vago terrore, la paura della
cosa e a poco a poco posso arrivare a considerare la pazzia una malattia come
un'altra» (V. Van Gogh)
L’opera
raffigura l’interno del manicomio, il quale, al contrario dell’architettura
esterna e della campagna che lo circondava, era abbastanza deprimente.
Il
dipinto trasmette lo stato di abbandono in cui erano lasciati i pazienti.
Il
lungo corridoio con i letti dei degenti e in primo piano un gruppetto di
persone dimesse raccolte intorno ad una stufa giorno dopo giorno in eterna
attesa.
« [...] Quelli che sono
in questo luogo da molti anni, a mio parere soffrono di un completo
afflosciamento. Il mio lavoro mi preserverà in qualche misura da un tale
pericolo. » (Lettera a Théo van Gogh, 25 maggio
1889)
Vincent
non si coricava nel dormitorio. Aveva a disposizione
due camere di cui una per lavorare alle sue tele. Gli era permesso dipingere
fuori dal manicomio accompagnato da un sorvegliante e si manteneva in contatto
epistolare con il fratello che gli spediva libri e giornali. Durante la sua permanenza
a Saint-Paul-de-Mausole
tentò diverse volte di avvelenarsi con i colori e il petrolio.
|
|
Nessun commento:
Posta un commento