Volti e luoghi di alienazione
di Maddalena Marinelli
"La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d' essere." (Franco Basaglia, Che cos'é la Psichiatria, 1967)
Théodore Géricault, "Alienata con monomania dell'Invidia o La iena della Salpêtrière" 1820, Lione, Musée des Beaux-Arts
Così il Realismo si unisce al Romanticismo. Il Romanticismo è interessato alla patologia in quanto ricerca tutti quei meccanismi interiori oscuri e remoti. Da buon romantico Géricault visualizza con occhio chirurgico gli elementi del turbamento mentale. Quel qualcosa di terribile ma affascinante che la follia racchiude.
"La follia è nei singoli qualcosa di raro ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è
la regola." (Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, 1886)
Hieronymus Bosch, "Estrazione della pietra della follia" 1494, Madrid, Museo del Prado
Seguendo alla lettera quel detto popolare ‘i matti hanno un sasso nella testa’un ciarlatano si finge chirurgo della follia raggirando uno stolto che accetta di sottoporsi all’asportazione dal cranio della cosiddetta pietra della pazzia che nell’immaginario collettivo medioevale era considerata la causa dei disturbi psichici. Difficile accettare il male come un’entità astratta, invisibile e irraggiungibile quindi molto più confortante dargli una precisa collocazione in una forma tangibile da toccare, vedere ed eliminare. Bosch racconta una pratica normale ai suoi tempi che pullulavano di questi guaritori, maghi perseguitati dall’ondata nera dell’Inquisizione preannunciata dalla forca e dalla ruota della tortura sullo sfondo. Ogni dettaglio parla ed elargisce l’implacabile critica dell’autore nei confronti di un’umanità corrotta e in pieno degrado. Il medico ha un imbuto in testa simbolo della falsa sapienza. Assistono alla scena un monaco e una suora che pur detenendo un sapere teorico non riescono ad impedire l’atto assurdo simbolo di molti altri stupidi atti umani in cui l’uomo continua a persistere.
"Non chiederti perché la gente diventa pazza, chiediti perché non lo diventa. Davanti a tutto
quello che possiamo perdere in un giorno, in un istante, è meglio chiedersi che cos'è che ti fa restare intero." (Meredith Grey, in Grey's Anatomy, 2005/13) |
Delusa dall’amore per Amleto e perduto il senno dopo l’omicidio involontario del padre da parte del suo amato Ofelia si lascia dolcemente annegare nelle acque di uno stagno continuando ad intonare nenie e antiche melodie. Attraverso i fiori viene raccontata la storia e il destino dell’infelice fanciulla. Il giglio vale purezza, la margherita rappresenta l’innocenza, la pansé amore infelice, l’orchidea sensuale raffinatezza, le olmarie appassite sono simbolo dell'inutilità, le ortiche sorda attenzione verso le promesse, il papavero sonno eterno. Infine le rose che richiamano l’amore, la bellezza ma sono legate al culto dei morti secondo un’usanza dell’antica Roma. Millais accosta la tragica fine della fragile eroina all’esaltazione della ricca vegetazione che assiste impotente alla sua morte. Per dipingere quanto più fedelmente possibile alla realtà e al testo shakespeariano questa fiabesca dipartita l’artista fece posare, immersa per ore in una vasca da bagno, Elizabeth Siddal musa e moglie di Dante Gabriel Rossetti. Profeticamente le sorti di Ofelia si riverseranno sulla Siddal che a causa di una forte depressione nel 1862 si toglierà la vita ingerendo una dose letale di laudano.
Elizabeth Siddal in posa per "Ophelia" - immagine tratta dalla miniserie della BBC "Desperate Romantics" (2009) |
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