mercoledì 21 novembre 2012

"Valmont" e "Dangerous Liaisons" a confronto


L’opera di Choderlos de Laclos nelle mani di Milos Forman e Stephen Frears
di Maddalena Marinelli

Vendetta e passione. In questo pericoloso gioco tra la Marchesa e il Visconte il risultato è la distruzione. Lui muore suicida in un duello, lei annientata dal suo stesso disfacimento morale. Per entrambi la paura dell’ammissione dei loro veri sentimenti si rivela una trappola spietata. Due personaggi che si rincorrono per tutta la vicenda; si sentono complici, dominatori e manipolatori impietosi; compiaciuti del loro operato per soddisfare la propria vanità. Pensano di essere potenzialmente una coppia perfetta di amanti e invece proprio questo complicato-perverso ambire l’uno all’altro azionerà un moto inarrestabile fino all’estrema conseguenza.
Unica opera di Choderlos de Laclos. Marito modello e padre esemplare, scrisse questo romanzo epistolare per “..divulgare la verità che non esiste felicità fuori della famiglia, lettere raccolte in una società e pubblicate per l’istruzione di alcune altre”. Amato da Maria Antonietta, Andrè Gide e Baudelaire Les Liaisons Dangereuses può essere inteso sia come un atto di accusa contro i costumi della nobiltà cortigiana ma anche come un sofistico trattato sulla seduzione. Arriva al cinema in diverse trasposizioni; tra le più celebri e meritevoli di attenzione quelle di Milos Forman e di Stephen Frears.
I due film escono ad un anno di distanza l’uno dall’altro; propongono scelte e punti di vista molto differenti sullo svolgimento della vicenda e sulla dinamica dei personaggi. Milos Forman intitola il suo film Valmont (1989) liberamente tratto dal romanzo. Più che dramma un lietmotiv. Incentra la trama dall’inizio alla fine sul personaggio del dissoluto Visconte interpretato da Colin Firth. Un gradino sotto di lui troviamo la Marchesa di Merteuil interpretata da Annette Bening deliziosamente intrigante, a cui infondo non è data una grande importanza e non si conferisce quella sua innata malefica arte nella manipolazione.  Le colpe ricadono sul seduttore che alla fine pagherà da solo convergendo valori, nefandezze e punizioni tutte sul personaggio maschile. Mancano alcuni importanti snodi narrativi per rendere credibili ed accendere il gioco delle vendette trasversali.  Forman veniva dal grande successo di Amadeus un film straordinario, ricco di passione e ritmo febbrile.
In quest’altro ci allieta gli occhi sempre con un’ impeccabile estetica, una vellutata fotografia, lo stile romantico e aggraziato ma Valmont rimane un perfetto scrigno vuoto, monotono e intarsiato da un brioso rococò. Soprattutto una sceneggiatura didascalica con molte incrinature. Personaggi congeniati bene ma solo di facciata, dalla debole sostanza e poco stimolanti. Attori all’altezza ma lasciati inespressi nelle loro potenzialità.
Guidato da uno spirito più sadico e crudele, Dangerous Liaisons (1988) vanta un cast d’eccellenza ma questo non può da solo fare un film ben riuscito. Qui c’è la regia analitica e plumbea di Stephen Frears e la meritatamente premiata sceneggiatura di Christopher Hampton con i suoi superbi dialoghi. Un meccanismo perfetto, un puro concentrato di tutti i sentimenti umani: Gelosia, Vanità, Lussuria, Invidia, Crudeltà, Pietà, Vendetta, Ira, dosati con sapienza. Abbiamo un’ Eva tentatrice e un Adamo che l’asseconda. Il film si poggia interamente sui due personaggi interpretati splendidamente da Glenn Close e John Malcovich, un superbo esempio di amicizia malefica.
Interagiscono perfettamente contendendosi lo spazio mossa su mossa su un’invisibile scacchiera.  Inizia con la scena della vestizione che sintetizza lo status simbol dei nostri due concorrenti. Si presentano agli spettatori preparandosi alla partita.
Un estetica fredda e sontuosa, precisa e capillare nella descrizione degli interni. La macchina da presa persevera su John Malcovich espressivo e sfrontato nell’autorità con cui tiene i primi piani. Di fronte a lui il Valmont di Colin Firth diventa un amorevole agnellino. Le scene si susseguono in un ritmo frizzante e festoso ma si balla sul baratro. Nella seconda parte si scivola dolcemente verso un tragico epilogo in cui vengono distribuite le giuste punizioni. Dangerous Liaisons rimane molto fedele all’opera di Choderlos de Laclos che però fu ancora più crudele nel finale, dove oltre la morte di Valmont e quella di Madame de Tourvel infligge il vaiolo alla Marchesa de Merteuil a cui sopravviverà ma con il volto sfigurato.
Nel film di Forman c’è una partitura esattamente contraria; si inizia seriosamente per concludere nella leggerezza. Anche la morte del protagonista non desta molta commozione e dopo un funerale è già pronto un matrimonio.
Frears realizza un intreccio più torbido e bizantino trasportando l’azione sotto una luce da intrigo odierno nonostante si tratti di un film in costume ambientato nel Settecento. Non a caso ripeterà un intreccio simile nel suo successivo film  Rischiose abitudini. Riusciti anche i ruoli delle caste e innocenti Uma Turner e Michelle Pfeiffer che da sedotte e abbandonate faranno in seguito una carriera cinematografica da eccellenti cattive ragazze.
Frears non dimentica che in origine si tratta di un romanzo epistolare. Nel film c’è un costante svolazzio di lettere come se fossero carte da gioco. Scivolano dalle mani dei nobili a quelle della servitù corrotta; vengono lette, rubate, riscritte alla fine degli amplessi sul corpo-scrittoio delle amanti, usate e abusate come armi di seduzione. Ma sono lame a doppio taglio, infine diventano la prova delle malefatte e custodi della verità.
Valmont termina con la scena corale del fastoso matrimonio tra Cecile e il conte di Gercourt al cospetto dei sovrani in un’atmosfera di luminosità, fasti e falsità.


Per Dangerous Liaisons il memorabile assolo finale di Glenn Close che si strucca il volto mostrando finalmente la sua debolezza, facendo cadere la gelida maschera della cattiveria diventando inerme di fronte alla verità, sconfitta dalle sue stesse macchinazioni concepite per inseguire un malsano concetto di donna al potere.