lunedì 15 dicembre 2014

MAD MOVIES PARADE 3 (INEDITI)




Dieci film ‘inediti’ sullo squilibrio mentale
di Maddalena Marinelli


Avevamo già sentito parlare di vendere l’anima al diavolo ma qui si tratta di farsela estrarre, congelare o addirittura sostituire.
Paul Giamatti, nei panni di se stesso, deve interpretare zio Vanya ma paure e tormenti lo bloccano così si affida ad una strana agenzia specializzata nell’asportare e conservare le anime offrendo alle persone una vita più sopportabile, senza dolori e preoccupazioni.
Ogni anima sradicata dal corpo assume una fattezza specifica.
Quella di Giamatti ha la sconfortante forma di un minuscolo cecio che finirà disperso in un traffico di anime dall’ America alla Russia.
Un' illuminata interpretazione di Giamatti in un film fatto a sua misura.
Una gradevole commedia surreale che si allinea alle stesse riflessioni di altre brillanti opere filmiche come Being John Malkovich o Eternal Sunshine of the Spotless Mind.
Il voler cambiare se stessi o eliminare magicamente ogni dolore crea soltanto una mostruosa alienazione.

Folgorante, psichedelico, scalcagnato, trapanante manifesto del cinema ferrariano.
Tra horror, denuncia sociale e compulsiva follia registica Driller Killer racchiude in sé tutto il mondo bituminoso di Abel Ferrara e le molteplici lucubrazioni sul marciume sociale che circonda le nostre esistenze.
Uno sfogo omicida, un artista che si trasforma in un serial killer metropolitano prediligendo come arma un trapano con cui sterminare i senzatetto della città.
Una folle danza macabra rockettara. Film maledetto e censurato, non approdato mai nelle sale cinematografiche italiane.
Va ricordato che esiste un dvd edito da RaroVideo uscito nel 2006.

Simon è un ragazzo timido e remissivo. Si muove mestamente in un mondo, dai paradossi e grigiori kafkiani, come se fosse invisibile a tutti.
A sconvolgere la sua grama esistenza arriva James, il gemello diverso.
James è un sosia caratterialmente opposto a Simon.
Irrompe con la sua spavalderia ottenendo tutto quello che vuole.
Giorno dopo giorno cercherà di cancellare Simon prendendo il suo posto.
Ma esiste davvero o si tratta di una proiezione della psiche?
La materializzazione del doppio, vendicatore di ogni sopruso.
Ispirato all'omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij, The double richiama, in qualche modo, le atmosfere rarefatte e nichiliste di Eraserhead nonché lo spirito orwelliano rimanendo troppo chiuso nella forma e poco sviluppato nel contenuto.  
Un mondo diventato glaciale in cui l’uomo svanisce da un oppressivo sistema che spartanamente annienta i più deboli.

Young-goon crede di essere un cyborg e rifiuta il cibo per paura di rompersi mentre Park Il-sun ha paura di svanire dal mondo. Entrambi sono ricoverati in un ospedale psichiatrico che diventa il surreale scenario della loro storia d’amore.
Pop-romantico, ludico e onirico I’m a cyborg, but that’s ok è sul pianeta opposto del conosciutissimo Old Boy che ha reso tanto celebre Park Chan-wook in occidente.
Il regista ci porta all’interno della realtà distorta dei pazienti della clinica attraverso un impianto visivo rigorosamente studiato ma soffice e spumoso.
Un bel carico d’inventiva che non delude, l’altra faccia di un cineasta tra i più interessanti in circolazione.  

La psichiatra Jane Morton è chiamata a curare Dorothy, una giovane babysitter che ha tentato di strangolare un neonato. Scoprirà che la ragazza è affetta dal disturbo della personalità multipla.
Ad alimentare le turbe psichiche o demoniache di Dorothy sono i membri del villaggio in cui è cresciuta per mantenere un contatto con i propri figli morti in un misterioso incidente.
Tra thriller psicologico e ghost story con al centro le perversioni e i segreti di una piccola comunità fuori dal mondo.
Da sottolineare l’interpretazione della giovane attrice protagonista  Jenn Murray che riesce a sostenere egregiamente questo personaggio multiplo variando voce e mimica facciale.

Basato sulla storia vera di Frankie Murdock, una donna affetta da personalità multiple che combatte per rimanere se stessa e non cedere al suo alter ego razzista.
La bella Frankie lavora in un locale come spogliarellista.
Un trauma vissuto in passato ha provocato un crollo psichico e l’insediamento di altre personalità che inaspettatamente prendono il sopravvento sconvolgendo la sua vita.
In lei, oltre alla sua, convivono: Genius, un ragazzino di sette anni, e Alice, una razzista bianca degli Stati del sud. Soprattutto con quest’ultima, la donna lotta duramente per non farsi sopraffare. La situazione rischia di precipitare ma c’è una speranza di guarigione quando si apre la strada della  dialettica medico/paziente.


Il film è basato sulla graphic novel di Daniel Schaffer.
In una realtà distopicamente dark si ambienta la storia di una giovane donna alle prese con la sua distruttiva malattia mentale.
I medici la curano usando una macchina sperimentale ideata per eliminare le personalità multiple. “L’incenerimento siamese” dovrebbe annientare tutti gli ospiti che si affollano nella testa di Suki ma se eliminasse anche la sua vera personalità?
La ragazza si ritrova a vivere nella Juniper Tower,  praticamente la torre di babele della follia. I suoi inquilini esprimono liberamente la propria alienazione ma misteriosamente muoiono come mosche, si pensa, buttandosi dalle finestre ma in realtà non si tratta di suicidi.
Uno strano pasticciaccio di cose già viste ma con un climax coinvolgente.

Remake del film di Richard Franklin modernizzato e banalizzato rispetto all’originale.
Patrick è in coma ma è molto più sveglio di quello che sembra.
La sua mente è viva e maligna. Anche trovandosi in uno stato vegetativo, grazie a poteri di telecinesi, Patrick riesce a muovere oggetti, a controllare i flussi di energia elettrica oppure a penetrare nelle menti delle persone manipolandole come desidera. La possessività nei confronti dell’infermiera Kathy scatenerà la violenza di Patrick nei confronti di coloro che percepisce come una minaccia.

Tre figli tenuti reclusi dai loro genitori in una grande casa isolata dal resto del mondo. Non esistono nomi solo Madre, Padre, Figlio, Figlia Maggiore, Figlia Minore.
E’ proibito avere qualsiasi contatto o contaminazione con l’esterno di cui si è creata un’immagine distorta e terrorizzante. Le giornate si susseguono tra regole, punizioni e premi. I tre fratelli vengono allevati come dei cani obbedienti pensando che il nemico più terribile e letale che esista sia il gatto. La loro coscienza viene annientata, la percezione della realtà e dei contatti umani o dell’amore è completamente travisata e raggelata.  
Questo assurdo stato di isolamento e la completa anaffettività di genitori/carcerieri, convinti di proteggere la loro prole dai pericoli esterni,sviluppa nei figli una velata violenza che si manifesta nel loro particolarissimo ‘sistema di giochi’.
Se non è possibile cambiare il mondo è possibile avere un controllo solo su una piccola porzione creando un minuscolo regno plasmato secondo leggi proprie ma tutto questo quale conseguenze determina?
Dogtooth si allinea al cinema di Michael Haneke e al recente  Miss Violence di Alexandros Avranas. Quando l’orrore è dietro l’angolo, all’interno delle famiglie, nascosto in rituali e comportamenti apparentemente normali.

Frank Zito è un restauratore di manichini. Vive in simbiosi con queste silenziose, immobili, perfette creature.
Il ragazzo in realtà è un serial killer che ha trasformato lo scantinato in una galleria degli orrori in cui i suoi amati manichini vengono ornati da chiome direttamente rimosse dalle teste di donne che Frank uccide barbaramente dopo averle pedinate. Nell’immaginario del ragazzo gli scalpi animano le sue emaciate bambole che resteranno con lui per sempre costituendo il suo perfetto universo femminile. Interessante ed originale remake dell’horror cult del 1980 diretto da William Lustig. Girato quasi interamente in soggettiva, vediamo il mondo attraverso gli occhi dello psicopatico protagonista, un Elijah Wood che compare solo in fugaci momenti riflesso sulle superfici specchianti e nella scena finale.
Un film estremamente coinvolgente e stilisticamente ben congeniato che riesce a creare una buona simmetria tra la realtà e il mondo distorto del protagonista proponendo un finale non usuale ma emblematico.