domenica 26 gennaio 2020

"WHAT DID JACK DO?", di David Lynch


                                                        MAD NEWS
WHAT DID JACK DO? dal 20 Gennaio 2020 su Netflix



Un uomo, una scimmia e una gallina
di Maddalena Marinelli

“È come quando si vede un iceberg. Noi sappiamo che quello che appare fuori dall’acqua è solo una parte molto piccola di tutto il resto. Ci sono persone che mostrano di più e altre di meno. Io sono interessato alle cose nascoste. Come uno psichiatra. Magari un po’ più astratto.” (David Lynch)

All’interno di una tavola calda, nei pressi di una stazione ferroviaria, un detective sta mettendo sotto torchio Jack, sospettato di aver ucciso un certo Max. La causa sarebbe stata l’insana gelosia di Jack per la conturbante Toototabon.
Una delle più classiche trame noir ma in questo caso il detective è interpretato da David Lynch, l’indagato Jack è una scimmietta (un  cebo cappuccino) e la femme fatale Toototabon è una gallina.
Inoltre, a rendere tutto ancora più strano e inquietante, tramite l’ausilio di effetti speciali, la scimmia Jack ha una bocca e una dentatura umana; sembrerebbe proprio quella dello stesso Lynch.

“Il mio film è composto della materia di cui sono fatti gli incubi. Io ho paura di molte cose, ma soprattutto delle bocche e dei denti degli uomini…” (David Lynch)

La storia ha un senso ma non può essere reale.  
Tutto si tinge di meravigliosa assurdità lynchiana, diventando incredibilmente surreale, onirico e grottesco.

'What did Jack do?' (2016) di David Lynch
Lo spettatore è catapultato in un misterioso altrove in cui forse ci troviamo in un sogno, oppure in una realtà parallela in cui gli animali possono parlare e vivono la loro esistenza interagendo con gli esseri umani o invece si tratta di chissà cos' altro.
Come sempre, il genio di Lynch ci offre ‘un’opera aperta’ a molteplici esegesi che sta all’inventiva e all’intuizione dello spettatore interpretare e completare.
D’altra parte Lynch segue una sua logica, deponendo all’interno dell' opera filmica tutto se stesso: paure, esperienze vissute, passioni, riflessioni.
Compone, nella sua ambiziosa visione, una specie di rebus onirico e disturbante  che a volte sfocia nell’ orripilante sempre contornato da  una velata ironia.
What Did Jack Do? è una piccola, meravigliosa perla partorita da un artista/cineasta che continua a stupirci con la sua sorprendente e sempre più florida inventiva.


'What did Jack do?' (2016) di David Lynch

Si tratta di un cortometraggio scritto, diretto e interpretato da David Lynch nel 2016 per la Fondation Cartier pour l' Art Contemporain che lo presentò nel 2017, in occasione del lancio di un libro fotografico di Lynch ma rimasto inedito, quindi mai stato distribuito ufficialmente, fino alla sua uscita su Netflix il 20 Gennaio 2020, giorno del 74° compleanno del regista.
Rispetto ai suoi più recenti deliri come Inland Empire o Twin Peaks del 2017, in cui le coordinate spazio-temporali vengono continuamente rimescolate e smembrate in modi e mondi anche fin troppo paradossali, scatenando qualsiasi fantasia impossibile, con What Did Jack Do? si torna ad una certa linearità e asciuttezza visiva, in un rigoroso b/n che ricorda i primi film come  Eraserhead.
Un altro aspetto decisamente spiazzante, quanto divertente è la presenza di un brano scritto da David Lynch e Dean Hurley, intitolato True Love’s Flame, un divertissement che crea uno stacco netto con il resto della narrazione.



Una visione sperimentale, un’epifania sospesa nel tempo e nello spazio ma con tutti i tipici stilemi del classico noir: un delitto, un investigatore, una femme fatale.
L'impianto scenico spartano e la fotografia basata sui tagli luce, evocano e omaggiano il lirismo del cinema espressionista.
Quasi interamente girato usando campi e controcampi, determinati dall’intrigante e surreale dialogo 'coeniano' composto da proverbi, frasi fatte, filosofeggiamenti tra Lynch e la scimmia, sul sonoro di un continuo rumore di treni che passano, anche se viene ripetuto più volte che nessun treno partirà finchè ci sarà un assassino a piede libero.
Jack, pur rappresentando la banalità dell'esistenza di un essere qualunque, esalta l'estasi per la fiamma della passione e la perdita di qualsiasi raziocinio in nome del vero amore.
Uno splendido teatrino dell’assurdo sui rintocchi di un malinconico realismo.