'AS BESTAS', di R. Sorogoyen |
La paura dell’alterità
di Maddalena Marinelli
"La nostra epoca, in mezzo alle parole liberté, fraternité, égalité, ha inserito xénophobie." (Fabrizio Caramagna)
'Tu non
sei uno di noi!'.
Quando il diverso è percepito come minaccia, perdita delle proprie certezze, ladro di quel fragile benessere conquistato con tanta fatica.
Un’invasione territoriale e culturale.
Equilibri secolari che vengono compromessi.
Non accettare l’integrazione, il cambiamento del proprio piccolo mondo perché considerato l’unico possibile.
Riaccendere antiche faide.
Usare qualsiasi pretesto per alimentare l’odio.
Equilibri secolari che vengono compromessi.
Non accettare l’integrazione, il cambiamento del proprio piccolo mondo perché considerato l’unico possibile.
Riaccendere antiche faide.
Usare qualsiasi pretesto per alimentare l’odio.
Denis Menochet in 'As Bestas' |
Galizia. Una Spagna rurale e brutale.
Nei territori più impervi, nelle piccole realtà contadine disperse nella predominanza di una natura inospitale, comanda il più forte.
Comanda una violenza atavica, visibile in ogni solco arcigno di quei visi abbrutiti da un destino malevolo, segnati dal duro lavoro, dal freddo, dall’inclemenza del tempo, dall’impossibilità di un’ evoluzione culturale ed economica.
L'isolamento ha alimentato paura, diffidenza, ostilità e una spietata xenofobia.
Farsi
giustizia da soli contro 'il malvagio straniero', che diventa bersaglio, capro
espiatorio di tutte le frustrazioni e di qualsiasi torto subito dalla
collettività.
Sacrificare l’intruso, commettere l’atto più estremo per liberarsi di un presunto pericolo che incombe.
Sacrificare l’intruso, commettere l’atto più estremo per liberarsi di un presunto pericolo che incombe.
Marina Fois in 'As Bestas' |
I francesi Antoine e Olga si trasferiscono in una vallata della Galizia, nel piccolo villaggio di Bierzo, per realizzare il sogno di una vita: avere una loro attività agricola e ristrutturare vecchi casali, per ripopolare piccoli centri rurali lasciati al degrado.
La gente del posto li osserva con sospetto; considera strane le loro idee di ecosostenibiltà e disapprova la loro decisione di mettersi contro la proposta di una società norvegese, che vorrebbe rilevare dagli agricoltori locali le terre per installare impianti eolici
Luis Zahera e Diego Anido in 'As Bestas' |
Per gli autoctoni Xan e Lorenzo, quei soldi significano una via di fuga da quella vita grama che hanno avuto per nascita e non per scelta.
Opposte visioni del mondo che sfoceranno in minacce sempre meno velate, atti vandalici, sabotaggi in un crescendo di tensione e violenza.
Sorogoyen prende spunto da un efferrato fatto di cronaca, ovvero quello degli olandesi Martin Verfondern e Margo Pool e di come i fratelli Julio e Juan Carlos Rodríguez resero loro la vita impossibile.
La coppia olandese trasferitasi nel 1997 in Galizia con il sogno di dar vita a un’attività eco-friendly a chilometro zero, ben presto cominciò ad avere avversioni, sempre più gravi, col vicinato.
Nel 2010 Martin Verfondern svanì misteriosamente. Dopo un’indagine durata quattro anni, i fratelli Rodríguez furono incriminati per l’omicidio.
Luis Zahera in 'As Bestas' |
Sorogoyen ricompone, a suo modo, la vicenda Verfondern/Rodriguez, realizzando un plumbeo thriller psicologico ad altissima tensione.
Una suspense ben congeniata, costruita tra sapienti silenzi ed attese.
Un pericolo invisibile.
Una violenza che resta sospesa, sempre in agguato in situazioni di continuo pericolo.
Una violenza che resta sospesa, sempre in agguato in situazioni di continuo pericolo.
I fatti potrebbero degenerare da un momento all’altro.
Una regia d’impatto immediato che si sofferma sull'intensità emotiva trasmessa dai volti degli attori, su piccoli segnali e sull’impassibilità della natura che fa il suo corso, nel susseguirsi degli eventi.
Il film è introdotto dalle immagini della Rapa das Bestas, una tradizione molto sentita in
Galizia che ha lo scopo di fermare e isolare i cavalli selvaggi a mani nude, per sverminarli, curare le eventuali ferite, rasargli coda e
criniera e marchiarli.
Al termine alcuni puledri vengono tenuti per essere domati e usati per la sella, gli altri tornano liberi in montagna fino al prossimo anno, fino alla prossima Rapa.
Nei secoli è diventata un' occasione di festa, in cui
gli aloitadores mettono in mostra il loro coraggio.
La forza degli uomini contro
quella dei cavalli.
Una lotta bestiale che simboleggia e preannuncia il concetto di sopraffazione, tema centrale del film di Sorogoyen.
La persecuzione dello 'straniero invasore', ricorda quella di Cane di
paglia di Sam Peckinpah o di Il vento fa il suo giro
di Giorgio Diritti e di un altro film italiano recente e anch’esso attualmente
in sala: Delta di Michele Vannucci che ugualmente affronta
un conflitto tra autoctoni e stranieri, in un contesto di predatori e prede, in
cui si arriva a farsi giustizia da soli in una natura silenziosamente complice o
avversa
'As Bestas' di Rodrigo Sorogoyen |
L’idea di Sorogoyen di mettere al centro della storia Antoine nella prima parte e Olga nella seconda, risulta narrativamente originale e vincente.
Un passaggio dal maschile al femminile.
Antoine è un monolite che non si fa scalfire dagli insulti ricevuti perentoriamente o dagli atti di vile bullismo.
Un uomo che vuole solo fare la sua vita. Un animo buono e pacifico che rimane sconvolto da tanta cattiveria, sottovalutando la pericolosità dei suoi vicini.
Olga incarna l'arte dell'attesa, il famoso detto di Confucio: “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o
poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico."
Saper attendere per avere dei risultati, anche se non
sempre saranno quelli sperati, ma che sono quelli che la vita riserva.
Quando la potenza di un legame affettivo va oltre ogni ragionevolezza, trovando una perfetta logica.