Delirio dal profondo
spazio
di Maddalena Marinelli
di Maddalena Marinelli
“Forse che la terra sa
cosa accade in quelle stelle lassù, gettate come granelli di fuoco attraverso
lo spazio, così lontane che scorgiamo soltanto la luce di alcune, mentre
l'innumerevole schiera delle altre é perduta nell'infinito, così vicine da
formare forse un tutto, come le molecole di un corpo? Ebbene, anche l'uomo non
sa ciò che accade in un altro uomo. Siamo lontani l'uno dall'altro più di
quegli astri, e soprattutto siamo isolati perché il pensiero é insondabile.”
(Guy
de Maupassant, Solitudine, 1884)
L’uomo
e la sfida con l’infinito. L’esplorazione più estrema. L’ignoto.
L’insondabile
che risucchia ogni certezze ed apre la porta a dimensioni sconosciute. Una
potenza mistica accogliente in cui cullarsi.
Un’entità
annientatrice di fronte a cui l’uomo prende coscienza del suo limite.
Una
discesa nel buio siderale e nell’oscurità della mente.
Il
confronto con l’immensità dello spazio è l’inevitabile confronto con se stessi,
con le proprie paure. La possibilità della scoperta di fenomeni sovrannaturali
o entità aliene fuori da ogni nostro controllo.
Ed
ecco che il luogo più inesplorato, il nemico più oscuro e pericoloso si
rivelerà in realtà la mente umana capace di aprire imprevedibili scenari.
Partiamo
da due film attuali che hanno affrontato in modo nuovo ed appassionante queste
tematiche rilanciando il genere fantascientifico che negli ultimi anni sembrava
abbastanza assopito.
Gravity
e Interstellar , richiamando
2001: Odissea nello spazio, ricollocano
al centro ‘la scoperta di se stessi’,
il viaggio cosmico come trasvolata verso
l’anima dell’essere umano.
"Interstellar" (2014) di Christopher Nolan |
In
entrambi c’è l’estrema lotta per la sopravvivenza, l’impossibile confronto con
l’infinito, la paura che fa compiere atti sleali.
Una
fantascienza senza alieni che porta al limite le risorse umane.
L’uomo
è solo, alla ricerca di un nuovo mondo da colonizzare o nel tentativo di
ritornare a casa sulla Terra.
L’uomo
che riscopre le proprie capacità, la sua forza emotiva, la possibilità di
risalita da una crisi, la salvezza da un apocalisse.
Passiamo
a film sempre ambientati nello spazio che hanno trattato più direttamente stati
di alienazione.
Perdere
il controllo, non distinguere più cos’è reale da quello che non lo è, non
riuscire a mantenere i confini tra il bene e il male, smarrirsi in un oscuro
altrove.
Sclerare nel profondo spazio nell’urlo di un orrore infinito.
Sclerare nel profondo spazio nell’urlo di un orrore infinito.
'Solaris' (1972) di Andrej Tarkovskij |
Non
avvicinatevi a Solaris, altrimenti perderete la ragione.
Durante
il sonno, rubando dai ricordi più intimi dei terrestri, il misterioso oceano pensante
che circonda il pianeta genera delle ossessioni fatte carne che perseguitano
gli umani fino a farli uscire fuori di testa. Crudeli miracoli.
Gli
ospiti, persone morte che appartengono al passato, ritornano a vivere ma non
sono veri esseri umani ma solo dei duplicati.
“Perchè andiamo a
frugare l’universo quando non sappiamo niente di noi stessi?”
Kris
Kelvin resterà esiliato nella dimensione del ricordo, nella casa della sua
infanzia riprodotta fedelmente su un’isola nell’immenso oceano di Solaris.
Destino
non troppo differente da quello di David Bowman in 2001 Odissea nello spazio, condannato a vivere in solitudine nella celebre
stanza che compare nel finale o come Cooper in Interstellar finito nel tesseratto.
Cosa sono e dove sono questi luoghi? Sono creati dagli stessi uomini o da esseri superiori?
Cosa sono e dove sono questi luoghi? Sono creati dagli stessi uomini o da esseri superiori?
Nello
spazio cerchiamo il futuro ma vi ritroviamo ossessivamente il passato.
Tarkovskij
immerge lo spettatore in un malinconico/filosofico confronto con noi stessi,
con le nostre origini, con l’elevazione spirituale, l’arroganza della scienza che conduce
all’annientamento.
'Punto di non ritorno' (1997) di Paul W. S. Anderson |
L’astronave
Event Horizon, svanita nel nulla da sette anni, è misteriosamente ricomparsa nell'orbita
del pianeta Nettuno. Oscure forze si sono impossessate della nave spaziale
entrate attraverso il suo micro buco nero generato artificialmente che permette di creare un wormhole. Questo
cunicolo
spazio-temporale l’ha condotta ad una dimensione metafisica di puro caos e di puro male.
Salvatevi
dall’inferno. Un inferno colmo di terrificanti supplizi molto simili a quelli
di Hellraiser. L’equipaggio perderà
il senno in preda ad allucinazioni.
Ognuno comincerà a vedere i propri demoni e le proprie colpe materializzarsi.
Ognuno comincerà a vedere i propri demoni e le proprie colpe materializzarsi.
L’astronave
è come se avesse preso una coscienza perversa nel giocare con tutte le paure e
i segreti degli umani a bordo. Dove è stata? Cosa si è trascinata dietro?
'Pandorum - L'universo parallelo' (2009) di Christian Alvart |
Il
pianeta Terra diventa inospitale, ormai sull’orlo del collasso. Si parte alla
ricerca di una nuova casa ma i lunghi viaggi spaziali possono portare a turbe
ossessive, ad un delirio chiamato pandorum.
In
preda alla disperazione, un membro dell’equipaggio dell’astronave Elysium, dopo
aver ricevuto un messaggio dalla Terra che annunciava la fine del pianeta per
cause sconosciute, ha rinchiuso gli occupanti della nave nelle stive
costringendoli ad una regressione bestiale. Una mutazione che li ha trasformati
in orrendi predatori assetati di sangue che si aggirano in cerca di prede umane
nell’immensa e labirintica struttura dell’ Elysium.
'Sfera' (1998) di Barry Levinson |
Sul
fondo degli abissi giace una misteriosa astronave dalla sconosciuta
provenienza.
Al suo interno c’è una sfera capace di condizionare la mente di chi vi entra in contatto. Materializza le paure dell’inconscio rendendole reali.
Al suo interno c’è una sfera capace di condizionare la mente di chi vi entra in contatto. Materializza le paure dell’inconscio rendendole reali.
L’esplorazione
dello spazio diventa sempre l’incontro con il proprio inconscio.
Pensiamo
che nell’Universo sia nascosto qualcosa di nuovo e misterioso, forme di vita
aliene, che tutto sia completamente diverso dalla nostra vita sulla Terra.
'Doppia immagine nello spazio' (1969) di Robert Parrish |
In
Doppia immagine nello spazio il
viaggio verso un nuovo pianeta approda in un luogo speculare al nostro mondo.
Un 'oltre' lo specchio dove tutto è identico ma inverso. Follia o
realtà? Un
classico della fantascienza di fine anni sessanta ma anche una tematica incredibilmente
attuale se pensiamo a Kepler-186f , il pianeta gemello della Terra scoperto
dalla Nasa.
Il
doppio ormai non è più solo un’astrazione letteraria, una patologia
psichiatrica. Potrebbe diventare una concretezza scientifica attraverso la
clonazione.
Nessuna
allucinazione, nessuna voce interiore, nessuna proiezione dell’inconscio.
Ritrovarsi
davanti ad un essere identico a noi fatto di carne ed ossa.
'Moon' (2009) di Duncan Jones |
E’
quello che accade a Sam Bell, un astronauta impegnato a supervisionare
l’estrazione del prezioso gas helium3 sulla Luna.
A causa di un banale imprevisto l’uomo si ritrova faccia a faccia con il suo rimpiazzo gemello. Scopre di essere lui stesso un altro clone.
A causa di un banale imprevisto l’uomo si ritrova faccia a faccia con il suo rimpiazzo gemello. Scopre di essere lui stesso un altro clone.
Nient’altro
che duplicati a scadenza triennale che la ditta Lunar Industries utilizza per supervisionare il funzionamento degli
estrattori automatici.
Ogni
tre anni un clone di Sam pensa di aver terminato il contratto e di tornare
sulla Terra dalla sua famiglia, in realtà viene ogni volta eliminato proprio
dentro quella stessa capsula/bara che avrebbe dovuto riportarlo a casa.
Quando
un essere è davvero umano? Quali sono i limiti etici della
manipolazione genetica?
I
ricordi, le emozioni del Sam originale, anche se si tratta di innesti,
affondano in radici molto profonde, così forti che i due cloni, diventati amici, decideranno
di ribellarsi al loro destino.
'Le orme" (1975) di Luigi Bazzoni |
Ed
è ancora la luna, come emblema dello ‘squilibrio’, l’immagine ricorrente nel thriller psicologico, di stampo polanskiano,
Le
orme che non si ambienta nello spazio ma lo richiama negli incubi e nelle
allucinazioni della protagonista come luogo metaforico dell’abbandono, della
solitudine, del turbamento, dell’ isolamento forzato.
Un
uomo lasciato sulla Luna come cavia per un esperimento scientifico, questo è
l’incubo ricorrente di Alice Campos, forse reminiscenze di un vecchio film visto
da bambina.
La
donna ha dei vuoti di memoria che prova a riempire seguendo labili e confuse
tracce che la conducono nella criptica Garma. In questa città la conoscono con
il nome di Nicole.
Alice
è vittima di una cospirazione o dei deliri della sua mente?
Il
vero infinito si nasconde nel viaggio all’interno della psiche umana.
“La più antica e
potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura
dell'ignoto.”
(Howard
Phillips Lovecraft, L'orrore soprannaturale in letteratura, 1927)
L’ignoto
siamo noi.