GRAVITY (2013) di Alfonso Cuaron |
Alla deriva nello spazio della
mente
di Maddalena Marinelli
L’universo
può essere meraviglioso e terrificante.
Una
potenza mistica accogliente in cui
cullarsi e un’entità annientatrice di
fronte a cui l’uomo prende coscienza del suo limite.
“Vorrei essere libero,
libero come un uomo. / Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria
intelligenza / e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
/ con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo / e convinto che
la forza del pensiero sia la sola libertà.”
(Giorgio
Gaber, La libertà, 1972)
La
dottoressa Ryan Stone è un brillante ingegnere biomedico, per la prima volta in
missione nello spazio.
Per l’astronauta veterano Matt Kowalsky, si tratta dell’ultimo viaggio prima di andare in pensione.
Mentre si trovano all’esterno dello Shuttle per effettuare delle operazioni di manutenzione al telescopio Hubble, arriva improvviso il caos.
Una tempesta di detriti distrugge la navetta.
L'equipaggio all’interno viene sterminato.
Adesso Ryan e Matt sono gli unici sopravvissuti alla deriva nel cosmo.
Per l’astronauta veterano Matt Kowalsky, si tratta dell’ultimo viaggio prima di andare in pensione.
Mentre si trovano all’esterno dello Shuttle per effettuare delle operazioni di manutenzione al telescopio Hubble, arriva improvviso il caos.
Una tempesta di detriti distrugge la navetta.
L'equipaggio all’interno viene sterminato.
Adesso Ryan e Matt sono gli unici sopravvissuti alla deriva nel cosmo.
Il
nemico è in se stessi, nella capacità di controllare la propria paura e in
particolar modo per Ryan nel trovare una motivazione, una nuova forza per
riuscire a sopravvivere e tornare sulla Terra.
Questa forza uscirà fuori dopo aver superato il suo buio interiore causato, tempo prima, dalla perdita della figlia.
Questa forza uscirà fuori dopo aver superato il suo buio interiore causato, tempo prima, dalla perdita della figlia.
Sospesi
in un limbo nero straniante in lotta contro l’assenza di gravità, un’immensa
forza invisibile.
'Gravity' di Alfonso Cuaron |
Il
corpo si contrae lottando inutilmente contro l'assenza di peso, di controllo,
di direzione.
La continua minaccia di essere risucchiati dall’enormità dello spazio.
La continua minaccia di essere risucchiati dall’enormità dello spazio.
Dopo
un lungo e pacifico piano sequenza le roller coaster iniziano all’improvviso dal
decimo minuto e proseguono fino alla fine.
A stemperare lo stato d’ansia c’è George Clooney gigione che racconta storielle e fa giretti nello spazio come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sandra Bullock, viceversa, è terrorizzata per la maggior parte del tempo per svoltare, verso la fine, in eroica combattente.
A stemperare lo stato d’ansia c’è George Clooney gigione che racconta storielle e fa giretti nello spazio come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sandra Bullock, viceversa, è terrorizzata per la maggior parte del tempo per svoltare, verso la fine, in eroica combattente.
La
macchina da presa è il silente terzo uomo con l’unico compito di raccontare
tutto ciò che sta accadendo.
Indomita orbita in ogni direzione, fa quello che vuole, si capovolge, si allontana, va all’interno delle tute. E’l’unica a godere pienamente di questa assenza di gravità.
Senza vincoli spaziali riesce ad essere ovunque stando addosso ai due astronauti per respirarne tutte le emozioni, come accadeva nel precedente film di Cuarón I figli degli uomini, in cui la macchina da presa rimaneva incollata ai protagonisti e alle loro peripezie standogli stoicamente col fiato sul collo come un reporter di guerra.
Indomita orbita in ogni direzione, fa quello che vuole, si capovolge, si allontana, va all’interno delle tute. E’l’unica a godere pienamente di questa assenza di gravità.
Senza vincoli spaziali riesce ad essere ovunque stando addosso ai due astronauti per respirarne tutte le emozioni, come accadeva nel precedente film di Cuarón I figli degli uomini, in cui la macchina da presa rimaneva incollata ai protagonisti e alle loro peripezie standogli stoicamente col fiato sul collo come un reporter di guerra.
L’unico
legame con la Terra è il contatto vocale, un piccolo vincolo rassicurante che
riporta ad una realtà conosciuta contro un abisso oscuro, assolutamente privo
di suoni.
Dopo
la pioggia dei detriti la voce sarà interrotta lasciando completamente soli
Ryan e Matt. Houston non risponde. L’altro rapporto che verrà spezzato, più di
una volta provocando il panico, sarà quello dei tanti ‘cordoni ombelicali’ che
mantengono il legame tra gli astronauti o con la navicella: “ E’ da farsela addosso qui quando le cose
non sono legate” urla il logorroico Matt all’ ansimante Ryan dopo averla
salvata da una discesa eterna nel buio siderale.
George Clooney in 'Gravity' |
L’angoscia
che diventa alienazione è l’emozione incessante di Gravity.
Si sente una morsa allo stomaco quando la protagonista sprofonda dentro lo spazio infinito.
Si sente una morsa allo stomaco quando la protagonista sprofonda dentro lo spazio infinito.
Continuare
ad allontanarsi in eterno. Una caduta senza fine.
Viene evocata una paura ancestrale, quella di perdersi nel vuoto senza più ritorno prima da vivo e poi seguitando anche da morto.
Concettualmente molto vicino all’essere sepolti vivi o rimanere da soli in mezzo all’oceano ma in una situazione di solitudine ed impotenza, se è possibile, ancora più assoluta.
Viene evocata una paura ancestrale, quella di perdersi nel vuoto senza più ritorno prima da vivo e poi seguitando anche da morto.
Concettualmente molto vicino all’essere sepolti vivi o rimanere da soli in mezzo all’oceano ma in una situazione di solitudine ed impotenza, se è possibile, ancora più assoluta.
Cuarón
dopo aver affrontato un futuro distopico
in I figli degli uomini concepisce
questo melodramma/thriller
spaziale seguendo l’esempio di Solaris
o di 2001: Odissea nello spazio realizzando
un film minimale che propone il ritorno ad una fantascienza anni settanta più
intimista e meno incentrata su effetti
spettacolari, mostri alieni o ritmi vorticosi.
In
effetti nessuna particolare novità perché a questo ci aveva già abituato la
sofisticata science fiction di Andrew Niccol che unisce ricercatezza estetica,
tormenti esistenziali e quesiti etici.
Alla
base di Gravity c’è una trama abbastanza
semplice e retorica.
La
straordinarietà è tutta nell’esperienza
visiva e sonora.
Un’immersione pura in quella contemplazione poetica del nostro Pianeta da un punto di vista impossibile da raggiungere per la maggior parte di noi.
I profondi silenzi interrotti dai respiri affannosi o dalla bellissima colonna sonora ansiogena di Steven Price.
Un’immersione pura in quella contemplazione poetica del nostro Pianeta da un punto di vista impossibile da raggiungere per la maggior parte di noi.
I profondi silenzi interrotti dai respiri affannosi o dalla bellissima colonna sonora ansiogena di Steven Price.
Il
contrasto tra le luci del pianeta Terra e il nero dello spazio senza forma.
L'aurora che sorge dal buio dell'immensità cosmica.
L'aurora che sorge dal buio dell'immensità cosmica.
Gli
effetti speciali sono sempre presenti ma è come se transitassero invisibilmente
rispetto alla componente esistenziale.
Sandra Bullock e George Clooney in 'Gravity' |
I
movimenti di macchina sono precisi, motivati e mutano continuamente dimostrando
una grande maestria tecnica vissuta appieno.
Ogni immagine è intrisa di un significato metaforico che indica il percorso di rinascita interiore della protagonista.
Lontani dalla Terra, sospesi nell’annullamento cosmico che può cancellare tutto. Nessuno ti può fare del male.
Ogni immagine è intrisa di un significato metaforico che indica il percorso di rinascita interiore della protagonista.
Lontani dalla Terra, sospesi nell’annullamento cosmico che può cancellare tutto. Nessuno ti può fare del male.
La
gravità che manca per tutto il film, per tornare alla fine, non è solo un concetto
fisico ma anche psichico.
Il dolore, il peso dei ricordi che grava non può alleviarsi nell’oblio ma va riaccolto, affrontato per tornare presenti alla vita.
Il dolore, il peso dei ricordi che grava non può alleviarsi nell’oblio ma va riaccolto, affrontato per tornare presenti alla vita.
“Non è nello spazio che
devo cercare la mia dignità, ma nell'ordine dei miei pensieri. Non avrei alcuna
superiorità possedendo terre. Nello spazio, l'universo mi comprende e
m'inghiotte come un punto; nel pensiero, io lo comprendo”.
(Blaise
Pascal, Pensieri, 1670)
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