LA GRANDE BELLEZZA (2013) di Paolo Sorrentino |
L’arte, divina
rivelazione
di Maddalena Marinelli
Il
volteggio della macchina da presa sul Gianicolo.
I canti di un coro sacro come fossero le uniche voci rimaste al mondo.
Salite e discese fino al corpo senza vita di un turista giapponese, stroncato da un infarto dopo aver osservato la grande bellezza del panorama romano.
I canti di un coro sacro come fossero le uniche voci rimaste al mondo.
Salite e discese fino al corpo senza vita di un turista giapponese, stroncato da un infarto dopo aver osservato la grande bellezza del panorama romano.
“A Roma confluiscono tutti i
peccati e tutti i vizi per esservi glorificati”. (Publio
Cornelio Tacito, Storie, ca. 100)
Inizia
con un urlo tribale la deca-dance, l’eterna satanica notte da Capodanno dell’anno
zero, in cui i poveri sono già spariti nell’abisso, mentre i ricchi ballano
ancora sul baratro.
La nave cola a picco sulle note di A far l’amore comincia tu e il breve flash dell’enorme carcassa della Concordia diventa uno sconfortante e profetico emblema di ammonimento.
La nave cola a picco sulle note di A far l’amore comincia tu e il breve flash dell’enorme carcassa della Concordia diventa uno sconfortante e profetico emblema di ammonimento.
Al
termine della notte sorge l’alba, torna il silenzio e la città parla attraverso
le sue meraviglie.
Statue, antiche rovine, piazze, ponti, giardini, un sublime godimento estetico.
Pura bellezza, abluzione che lava via ogni lordura umana dalla vacua vita del sessantacinquenne Gep Gambardella riportandolo ad uno stato di grazia, al tempo della sua giovinezza che rivede in quel mare immaginato sopra il suo letto.
Statue, antiche rovine, piazze, ponti, giardini, un sublime godimento estetico.
Pura bellezza, abluzione che lava via ogni lordura umana dalla vacua vita del sessantacinquenne Gep Gambardella riportandolo ad uno stato di grazia, al tempo della sua giovinezza che rivede in quel mare immaginato sopra il suo letto.
La notte ritorna e il viaggio nei gironi
infernali continua in un incessante sovradosaggio di epifanie.
Sfilate di tragicomiche maschere ensoriane, il boudoir delle iniezioni botox, la venerazione della Santa Suora reliquia vivente, club privè con polacche bioniche, cardinali da prova del cuoco, il signore delle chiavi che può aprire le porte di tutti i palazzi della città.
Suorine disseminate ovunque nei giardini a rincorrere bambini o incrociate sulle scalinate e nelle strade come segnali mistici per culminare nella figura suprema di Suor Maria.
Sfilate di tragicomiche maschere ensoriane, il boudoir delle iniezioni botox, la venerazione della Santa Suora reliquia vivente, club privè con polacche bioniche, cardinali da prova del cuoco, il signore delle chiavi che può aprire le porte di tutti i palazzi della città.
Suorine disseminate ovunque nei giardini a rincorrere bambini o incrociate sulle scalinate e nelle strade come segnali mistici per culminare nella figura suprema di Suor Maria.
Isabella Ferrari e Toni Servillo in 'La grande bellezza' |
I
giovani sono spariti.
Plausibilmente tutti emigrati all’estero.
L’unico rappresentante della categoria è considerato un pazzo asociale che deciderà di abbandonare la vita sotto gli occhi di una madre raffinatamente anaffettiva.
Plausibilmente tutti emigrati all’estero.
L’unico rappresentante della categoria è considerato un pazzo asociale che deciderà di abbandonare la vita sotto gli occhi di una madre raffinatamente anaffettiva.
La grande bellezza
è trionfo dell’immagine che esalta il vuoto esistenziale.
L’assenza
di senso, il ritratto luciferino di una crisi culturale che stiamo vivendo.
Il
ticchettio del breve tempo umano che si avvicina alla sua scadenza, contro il
sublime tempo immobile del passato che Roma impone ai suoi abitanti ogni
giorno.
“Roma è una città
singolare. Disconosce i meriti dei suoi abitanti ed è pronta ad apprezzare
virtù che non hanno.”
(Giulio
Andreotti, Il potere logora... ma è meglio non perderlo, 1990)
Come
pesa questo vuoto.
Ovvero, la sensazione che ci sia una maniacale/arguta ricercatezza estetica e tecnica ma non si riesca ad andare oltre a questo, che in un film come Il Divo era magnificamente efficace ma altrove non può bastare.
Ovvero, la sensazione che ci sia una maniacale/arguta ricercatezza estetica e tecnica ma non si riesca ad andare oltre a questo, che in un film come Il Divo era magnificamente efficace ma altrove non può bastare.
Immagini
e concetti a raffica come in un grande zapping, facendo leva su facili emozioni.
Fumo negli occhi color Sorrentino, pregiato ma fugace.
Fumo negli occhi color Sorrentino, pregiato ma fugace.
Toni Servillo in 'La grande bellezza' |
Intorno
al protagonista Toni Servillo, una variegata corte di attori:
Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Giorgio Pasotti, Luca Marinelli, Serena Grandi, Isabella Ferrari, Massimo Popolizio, Roberto Herlitzka, Serena Grandi, Massimo De Francovich e una fantasmatica Fanny Ardant.
Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Giorgio Pasotti, Luca Marinelli, Serena Grandi, Isabella Ferrari, Massimo Popolizio, Roberto Herlitzka, Serena Grandi, Massimo De Francovich e una fantasmatica Fanny Ardant.
Paolo
Sorrentino per il rito di questo grande bunga bunga, fa sfilare tutti i
rappresentanti del teatro e del cinema italiano nel doppio ruolo di maschere e
di se stessi, perché questa gomorra-dance è assolutamente reale ricalcante i
festini di Arcore o i toga-party di Fiorito.
Un
itinerario malinconico e incantato che prosegue la riflessione su questi ‘strani
giorni’ che il nostro Paese sta vivendo.
Quella perturbata sospensione disumanizzante che echeggia in Bella Addormentata di Bellocchio e traspare in Reality di Garrone, nel pescivendolo Luciano che sceglie di abbandonare e distruggere la sua vita reale per imbambolarsi in una perpetua finzione del Grande Fratello.
Quella perturbata sospensione disumanizzante che echeggia in Bella Addormentata di Bellocchio e traspare in Reality di Garrone, nel pescivendolo Luciano che sceglie di abbandonare e distruggere la sua vita reale per imbambolarsi in una perpetua finzione del Grande Fratello.
Le
immagini così (pre)potenti e dogmatiche, di luoghi, opere d’arte e architetture
della città eterna ricordano un altro straordinario decadente
tragitto umano: Il ventre dell’architetto
di Peter Greenaway, un’opera dall’ odore di morte più intenso e con molti aristocratici
banchetti di combriccole ciniche e amorali, simili a quelle ritratte da
Sorrentino.
La grande bellezza
ha come perno l’arte.
L’arte ci salva o ci distrugge? L’arte è solo una consolazione?
La vita senza arte sarebbe insostenibile devastazione?
L’arte ci fa scoprire la verità per poi renderci impossibile la convivenza con il reale?
L’arte ci salva o ci distrugge? L’arte è solo una consolazione?
La vita senza arte sarebbe insostenibile devastazione?
L’arte ci fa scoprire la verità per poi renderci impossibile la convivenza con il reale?
L’abulico
Gep Gambardella ha rinunciato alla sua arte ottenendo solo morte culturale,
emotiva e spirituale.
Dalla
pura magnificenza visiva del nostro patrimonio artistico, l’occhio si sposta su opere
di artisti contemporanei come Simone Bergantini per capitombolare verso una
deprimente immagine dell’artista odierno, finendo ad un’arte contemporanea che
ne esce come grottesco sfacelo.
Sono un po’ troppi gli episodi d’arte pagliaccesca.
Sono un po’ troppi gli episodi d’arte pagliaccesca.
Iaia Forte in 'La grande bellezza' |
Una
strafatta performer che dà capocciate all’acquedotto romano; la sagoma di lame
ottenuta in estemporanea dall’esibizione di un lanciatore di coltelli; una
bambina colorista indemoniata costretta dai genitori ad esibirsi come fenomeno
artistico dell’ultima ora.
Infine, piccolo mea
culpa di Sorrentino e davanti all’installazione fotografica dell’artista che si
è fatto autoscatti ogni giorno della sua vita, improvvisamente, si genera una
commossa contemplazione.
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