Sbrana il prossimo tuo
e celebra te stesso
di Maddalena Marinelli
L’avidità
ha dato forma alla cultura contemporanea.
Nell’era
dell’homo oeconomicus l’avido germina in ognuno di noi.
Gordon
Gekko, il più famoso plutomane cinematografico, diceva: “L'avidità,
non trovo una parola migliore, è valida, l'avidità è giusta, l'avidità
funziona, l'avidità chiarifica, penetra e cattura l'essenza dello spirito
evolutivo. L'avidità in tutte le sue forme: l'avidità di vita, di amore, di
sapere, di denaro, ha impostato lo slancio in avanti di tutta l'umanità. E
l'avidità, ascoltatemi bene, non salverà solamente la Teldar Carta, ma anche
l'altra disfunzionante società che ha nome America”.
Dettagli:
quali e quanti americani dovrebbe salvare l’avidità che esalta tanto Gordon
Gekko? Per quelli che saranno salvati quanti ne dovranno annegare?
I
brandelli dell’american dream distorto e corrotto che ha lasciato una desolante
scia di povertà per molti e vaste ricchezze per pochi.
Adesso
ci siamo involuti e Gordon Gekko di Wall
Street a confronto del Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street sembra quasi una romantica canaglia.
Il
cinema dice la sua. Se volete provare a ricomporre i pezzi del sogno infranto e
degenerato, attraverso l’occhio della settima arte, ecco documentato quello che
è successo in Capitalism: A Love Story
di Michael Moore o secondo l’interpretazione più profetica, spettrale ed
esoterica di Paul Thomas Anderson in The
Master e There Will Be Blood in
cui c’è l’abicì emotivo e psichico che
innesta la follia del dominio.
"There will be blood" e "The Master" di Paul Thomas Anderson |
Politica,
finanza, religione, scienza, inizia sempre con un predicatore sul podio a
caccia di seguaci e quando cominciano a credergli è già troppo tardi.
L’avidità,
una condizione in cui predomina un desiderio smodato legato prevalentemente al
raggiungimento, con ogni mezzo, di denaro e potere che sfocia in un vero e
proprio delirio di ricchezza. Rubare a ricchi o poveri, comunque rubare tramite
operazioni virtuali, investimenti, conti, codici, numeri, spostamenti, prestiti.
Il
denaro c’è ma non si vede. Non si crea e non si distrugge, si trasferisce e
puff..
Una
catena invisibile e infinita di frodi, riciclaggio sporco, abusi su abusi che
fanno sprofondare gli uomini nella rovina e nella distruzione.
Come
definire i manager che hanno prodotto questa crisi e sono scappati con
liquidazioni miliardarie? E il ruolo delle banche, della politica, delle
istituzioni?
Nel
bel mezzo dell’odierna crisi economica il cinema americano riflette sull’avidità
attraverso tre opere filmiche vorticose e spietate dai mirabolanti cast in cui,
dopo le ascese, arrivano punizioni ma senza redenzioni.
"American Hustle" di David O. Russell |
Si
comincia con la coppia di truffatori in American
Hustle ambientato negli sfavillii estetici degli anni Settanta. In un
baccanale visivo di lustrini, capelli cotonati e vestiti elasticizzati si parla dell'operazione
Abscam e della dilagante corruzione che investe politici, istituzioni, agenti
di polizia contornati dalla malavita locale.
"The wolf of Wall Street" di Martin Scorsese |
Arriviamo
alla fine degli anni Ottanta con The wolf
of Wall Street, ad un altro baccanale di sesso, soldi e droghe. Habitat
extra lusso di Jordan Belfort capobranco di un gruppo di brokers assatanati e
senza più freni. Quando tutto sarà finito, dopo aver perso qualsiasi cosa
ottenuta, Jordan non farà altro che ricominciare il gioco dall’inizio con nuovi
adepti da indottrinare.
"The Counselor" di Ridley Scott |
L’epilogo
più tragico e violento sull’avidità, di una violenza impassibile e
irreversibile, ce lo propone Ridley Scott in The Counselor. Un avvocato con smanie di facili guadagni si
avventura a bere in un territorio sconosciuto e pericoloso.
Presto
a sbranare la gazzella arriverà un’ impietosa predatrice pronta a lasciare una
scia di morte senza batter ciglio.
Tre
amari ritratti, nello scorrere del tempo, di un’ America immutabile nei suoi
vizi e sbruffona nell’esibirli in cui i valori morali non solo non esistono più
ma non sembrano proprio mai esistiti. L’abbrutimento della società contemporanea,
una visione infernale illuminata ed esaltata dallo star system più fulgido, premiato
e da un impeccabile stile.
"Il grande dittatore" (1940) di Charlie Chaplin |
“La vita può essere
felice e magnifica, ma noi l'abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i
nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca a
far le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare ma ci siamo chiusi in noi
stessi”.
(Charlie
Chaplin, in Il grande dittatore, 1940)
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