La comunità alla deriva
mentale
di Maddalena Marinelli
“La follia è nei
singoli qualcosa di raro ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è
la regola.”
(Friedrich
Nietzsche, Al di là del bene e del male, 1886)
Cosa
può accadere quando numerose menti si coalizzano in un perverso ideale
collettivo?
La
personalità individuale scompare, si crede in una realtà illusoria a cui tutti
si convertono per distruggere un cosiddetto nemico.
Uomini senza più un volto. Come un contagio la ‘mente di gruppo’ prende dominio.
Una
completa sottomissione della volontà, ed ecco crescere l’ardore spirituale del
fanatismo al servizio di una causa: la violenza di strada, la demonizzazione e
la persecuzione delle minoranze, lo zelotismo politico o religioso.
La
folla diventa il più terribile dei carnefici, ‘il diverso’incarna mali e colpe
che verranno riscattate immolando la sua carne.
"Rosemary's Baby" (1968) di Roman Polanski |
Il
complotto, la setta che si accanisce contro un’ignara vittima.
Celeberrimo
esempio la congrega malefica di Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York che
trama alle spalle della mogliettina color pastello emblema di quella società americana
tradizionale e ingenua ricolma di ideali e speranze.
Dietro
il perbenismo dell’alta borghesia newyorkése c’è puzza di zolfo.
Il
progetto a cui si dedicano tanti simpatici ed educati vecchietti è quello di
trovare una giovane ragazza per far nascere l’Anticristo.
L’innocente
Rosemary, chiusa nelle sue illusioni infantili, non vede e non accetta la
terribile verità fino a quando non
guarderà gli occhi diabolici del suo pargoletto.
Quel suo mondo di mieloso candore sarà spazzato via per sempre.
Quel suo mondo di mieloso candore sarà spazzato via per sempre.
"The Village" (2004) di M. Night Shyamalan |
C’è
chi gode all’idea di trasformare il creato in un luogo caotico e sanguinario e
chi si prodiga per ricomporre una specie di 'eden' incontaminato dal male come
gli anziani di The village. Un
piccolo villaggio separato dal resto del mondo da un misterioso anello di bosco
dove vivono mostruose creature innominabili che non amano gli sconfinamenti.
Preservando
questa credenza nessuno osa andare oltre l’ignoto e chi ha dato vita a questo microcosmo incantato, per fuggire da una società violenta, diventa
carceriere di tutti gli altri abitanti che vivono nell’incosapevolezza.
Un
concentrato di stilemi delle favole più antiche che ci hanno appassionato e
spaventato nell’infanzia.
L’illusione
di un luogo immutabile. La paura come strumento di potere e controllo.
"Il nastro bianco" (2009) di Michael Haneke |
L’apparente
monotonia di una bucolica cittadina protestante tedesca viene turbata da terribili eventi. Nel film Il nastro bianco
quelli che inizialmente si presentano come incidenti si riveleranno atti
rigorosamente progettati. Orribili punizioni inflitte ad alcuni membri della
cittadinanza. Una serie di omicidi, depravazioni, sevizie.
Nessuno
trova né la ragione né i colpevoli. Solo una terribile intuizione.
Il
distacco emotivo, l’annichilimento delle pulsioni,
l’inflessibile sistema educativo dei
padri hanno raggelato e aberrato irrimediabilmente il cuore dei figli
ossessionati nel perseguire purezza e virtù
lungo un percorso ormai travisato.
I
bambini ormai diventati branco, attraverso una sorta di gioco perverso, riproducono i meccanismi di
sopraffazione del mondo adulto.
Dietro
convenzioni ed omertà si nasconde il frutto deviante raccolto dai più giovani
svezzati dagli anziani sul modello di autorità, sopruso, intolleranza, ed
espiazione.
Una
metafora, il germoglio della futura Germania nazista.
"Dogville" (2003) di Lars von Trier |
E’
risaputo che nei piccoli paesi la vita è più tranquilla e le persone sono genuine, operose ed ospitali. Quando la fuggiasca Grace, bisognosa d’aiuto,
arriva nella sperduta Dogville trova
tutta brava gente pronta ad accoglierla nella piccola, povera ma dignitosa
comunità. Aria buona, statuine di ceramica, crostate di frutta.
Questo
delizioso paradiso si tramuterà in un sadico inferno.
Molto
presto la luce del radioso paesello cambia, anzi, svanisce e le ombre nascoste
dentro gli abitanti di Dogville sono pronte ad accanirsi sulla ‘creatura fuori
posto’ nel peggiore dei modi, attraverso le umiliazioni e le violenze più
crudeli innescando le dinamiche
della segregazione, dell’esclusione, dell’abuso e del sopruso giustificati da
un’etica depravata.
La
sopraffazione collettiva, nei confronti del diverso, si scatena nell’infliggere un supplizio
condiviso.
Dopo
tali vessazioni, avendone la possibilità, la vittima non esita a trasformarsi
in angelo sterminatore. Senza Dogville il mondo sarà un posto migliore.
Grace
ne è convinta mentre assiste e partecipa alla fredda esecuzione di un’intera
comunità, bambini compresi. Siamo sicuri di conoscere e di saper distinguere
così nettamente il bene dal male e di non essere capaci di compiere abominevoli
atti?
Il
cinema atrocemente indagatore di Lars von Trier, con i suoi estremismi, ci pone
questi interrogativi ribaltando e ricreando i dogmi morali.
"La donna perfetta" (2004) di Frank Oz |
E
se per raddrizzare le storture della società utilizzassimo la scoperta
tecnologica creando una collettività ideale? Nella pacifica Stepford di La donna perfetta le mogli sono tutte
sorridenti casalinghe soddisfatte e gli uomini mariti serviti e riveriti.
Non
esiste nessun dissidio o malessere.
Un’altra
grande menzogna alimentata da uno scienziato/capovillaggio (che si scoprirà essere
incredibilmente una donna) motivata da un folle ideale contro l’emancipazione
femminile.
"Calvaire" (2004) di Fabrice Du Welz |
Se
a Stepford non mancano le donne l’oscura comunità rurale di Calvaire è formata esclusivamente da
uomini rozzi e bestiali. Condotto da un’infida nebbia Marc finirà preda di
Bartel e di un branco di stranissimi individui all’interno di un piccolo
brutale universo in cui il genere femminile non sembra mai esistito.
Gli animali hanno sostituito il ruolo delle mogli.
Gli animali hanno sostituito il ruolo delle mogli.
Tutti vivono nel ricordo di un’unica donna fuggita da molto tempo che per qualche bizzarro motivo identificano follemente nel forestiero Marc, pensando che Gloria sia tornata a casa.
L’abbrutimento
psichico causato da un profondo stato d’isolamento.
"La comunidad" (2000) di Alex de la Iglesia |
Lasciando
boschi e montagne non è che in città la situazione migliori. Che ne pensate del
lato oscuro di chi ci abita accanto?
Nella
grottesca commedia La comunidad - Intrigo
all'ultimo piano un condominio cova avidi mostri camuffati da affascinanti
single, vecchie zitelle, nerds pervertiti.
Tutti
con l’unico obiettivo di mettere le mani
sulla vincita al totocalcio di un povero pensionato morto blindato nel suo
appartamento, terrorizzato dalle cattive intenzioni dei suoi vicini di casa.
Quando l’agente immobiliare Julia s’impossessa del malloppo inizierà un vero e
proprio linciaggio. Impossibile scappare dal malefico fabbricato.
"La quinta stagione" (2012) di Peter Brosens e Jessica Woodworth |
Homo
homini lupus e natura che si ribella, con risvolti apocalittici, in La quinta stagione , fiaba cupa e surreale
in cui una piccola collettività agreste rimane bloccata in un inverno senza
fine.
Le
api scompaiono, le mucche non danno più latte e la terra non germoglia.
Quando
la ragione vacilla, la fame dilania, la paura non trova più sfogo ecco affidarsi a riti e superstizioni distorti dall’arroganza e dalla violenza
della natura umana.
La
setta alla ricerca del capro espiatorio che ovviamente sarà identificato nello
straniero da sacrificare affinché la sventura si allontani.
Indossando delle maschere, per alienarsi dalla
propria coscienza, ormai si muovono all’unisono quando lo trascinano sulla
collina per bruciarlo sul rogo.
Lo
sfacelo più grande è sempre quello occultato dentro di noi.
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