venerdì 19 agosto 2022

MEMENTO MORI #3: 'ALPS', di Yorgos Lanthimos


ALPS (2011) di Yorgos Lanthimos


Sostituire i defunti
di Maddalena Marinelli

Problemi ad accettare la morte di un congiunto?
In tempo di crisi, se il lavoro non c’è te lo devi  inventare. 
Ed è così che nascono nuove figure professionali affini alle esigenze dell’odierna società.
Il gruppo degli ‘Alps’ è formato da un paramedico, un'infermiera, una ginnasta e un allenatore che si offrono come 'sostituti', dei congiunti dipartiti, per aiutare  ad affrontare e superare un lutto.
Si chiamano Alpi perché: “Le Alpi non possono essere sostituite da altre montagne ma possono sostituire tutte le altre”.
Per qualche ora a settimana gli Alps riempiono quel vuoto creato dalla perdita di un marito, di una figlia, di una madre.
Indossano gli abiti del defunto, usano i suoi oggetti, ne ripetono le abitudini e pronunciano le sue tipiche frasi.

Aris Servetalis in 'Alps' di Yorgos Lanthimos

Tutto questo per un lauto compenso e vincolati ad un ferreo regolamento, a cui il leader del gruppo (il grande castigatore) si attiene con massimo rigore; soprattutto quando si tratta di passare ad atti punitivi per riportare l’ordine nel collettivo.
In questa grottesca messa in scena, ben presto i confini tra finzione e realtà diventeranno molto labili e il rischio di perdere e annientare la propria identità, per un’altra vita più intrigante, sarà una dolce caduta nell’alienazione con aspri risvegli.
I dubbi si moltiplicano in un gioco a scatole cinesi.
Anche nel rapporto tra i quattro membri degli Alps ci sarà finzione o realtà?
Siamo reali o siamo tutti simulacri?
Ci assegniamo dei ruoli a vicenda e interpretiamo una messa in scena che replichiamo giorno dopo giorno nell’impossibilità di interrompere una catena di finzioni.
Essere qualcun altro, nessuno e centomila.
Fuggire dal proprio destino. Beffare la vita che c'è stata assegnata.
Cancellarsi, per prendere il posto di un’altra persona.
Avere  la possibilità di scegliere un’esistenza migliore della propria.

Ariane Labed in 'Alps' di Yorgos Lanthimos

Lanthimos, in questo suo terzo lungometraggio, continua la sua accattivante esplorazione nel malessere dell’uomo contemporaneo attraverso la costituzione di una sadica realtà ‘altra’.
In Alps si affronta l’incapacità di accettare la morte, il nascondersi dietro una maschera, l’inappagatezza della propria vita.
Una società arida e infelice che per sentirsi viva abbraccia un ideale di crudeltà. 
Nel cinema di Lanthimos la realtà viene riformulata attraverso concetti e regole spietate, nell’intento di ristabilire 'un ordine delle cose', spazzando via ogni tipo di pulsione umana e annullando ogni individualità.

'Solaris' (1972) di Andrej Tarkovskij

Prendere sembianze e abitudini di una persona che non esiste più.
Per la religione è reincarnazione per la scienza è clonazione oppure intelligenza artificiale.
Il surrogato si può rivelare migliore dell’originale oppure una sua copia oscura e perversa.
La vicinanza al misterioso oceano gelatinoso del pianeta Solaris fa materializzare degli ‘ospiti’, copie non umane ma perfettamente somiglianti a cari estinti che vivono nei ricordi dei membri dell’equipaggio della stazione spaziale orbitante intorno al pianeta extrasolare.
Gli ‘ospiti’, apparentemente innocui, sono perturbanti proiezioni di colpe e traumi dell'inconscio e condurranno gli umani alla perdita della ragione.
L'ignoto che ci divora e ci trasforma.

'Birth' (2004) di Jonathan Glazer

In Birth un bambino si presenta in una ricca casa borghese a cospetto di Anna affermando di essere Sean, ovvero il defunto marito della donna, morto ormai da dieci anni. 
Ovviamente nessuno gli crede ma il dubbio comincia pericolosamente ad insinuarsi in Anna, per via dei numerosi dettagli relativi alla sua vita coniugale che l’inquietante ragazzino conosce alla perfezione. 
Che sia davvero la reincarnazione del defunto Sean?
Quali sono i limiti etici che siamo disposti ad oltrepassare per riprenderci un amore perduto?
Non sempre un sostituto è portatore di disgrazie e malefici. 

'Sommersby' (1993) di Jon Amiel

In
Sommersby l'insegnante Horace Townsend decide di prendere le sembianze del defunto Jack Sommersby  con cui aveva condiviso una cella per quattro anni, riuscendo a conoscere tutto della sua vita.
Si aggiunge un'incredibile somiglianza fisica che convince l'uomo ad andare avanti con questo piano ardito che incredibilmente funziona.
Il sostituto Horace è più umano, più colto, più amabile.
Dimostra di essere un uomo migliore dell’originale Sommersby in famiglia e nei rapporti col villaggio.
Un nuovo inizio per tutti ma il destino deve giocare ancora le sue carte.
Vantaggi e svantaggi del rinunciare alla propria identità.

'Under the skin' (2013) di Jonathan Glazer

Un classico: l’alieno che si impossessa di un corpo umano annientando l’identità del malcapitato, con lo scopo di resettare il pianeta Terra da ogni male e popolarlo di una razza extraterrestre più lungimirante.
Estirpare quella piaga chiamata uomo, oppure sfruttarlo come una sorta di risorsa energetica.
In Under the skin esseri alieni sostituiscono esseri umani per adescare altri essere umani con lo scopo di sciogliere i loro corpi in uno strano liquido corrosivo col fine di alimentare macchinari alieni. 
Fingere di essere qualcos’altro ti può far credere o desiderare di esserlo davvero. 
Così anche l’alieno più asettico a contatto con la sfera emotiva umana può rimanere 'incastrato', irrimediabilmente sedotto da un turbinio di sentimenti sconosciuti.
Quando l’extraterrestre, ormai vulnerabile, proverà ad integrarsi con l’umanità troverà solo dolore, rifiuto e morte pagando a caro prezzo la scelta di aver tradito la sua razza per rimanere un 'subentrante' con l'illusione di vivere ed amare come un umano.
Il clone, ovvero, la copia perfetta.

'Womb' (2010) di Benedek Fliegauf

In Womb Rebecca non accetta la morte del suo amato Tommy e decide di rivolgersi ad un istituto di replicazione genetica, dove si fa trapiantare nell'utero un clone del fidanzato defunto.
Inseguire il sogno di una storia d'amore fino alla fine del mondo, oltre il limite umano.
Il vano tentativo di sfidare la natura o il divino nel riportare indietro qualcuno dal regno dei morti.
Un atto di estremo amore ma al contempo egoista e distorto.
La scienza, se può riprodurre Tommy, non potrà mai riprodurre la  storia d'amore tra Tommy e Rebecca. 
La donna dovrà confrontarsi con le complesse implicazioni della sua scellerata decisione.

'Alien Resurrection' (1997) di Jean-Pierre Jeunet

Anno 2379. Ellen Ripley, ormai morta da 200 anni, viene clonata con lo scopo di recuperare l’embrione di xenomorfo dal suo torace, per riprodurre alieni in larga scala a scopi bellici.
La nuova Ripley (numero 8) ritrova ricordi ed emozioni umane del suo originale ma ha acquisito alcune delle incredibili caratteristiche del terrificante xenomorfo: una forza sovraumana, un'elevata velocità e il sangue corrosivo.
In lei prevarrà l’umanità oppure questo nuovo perverso istinto omicida/predatorio?
Dopo la solita mattanza provocata da chi ancora non ha capito che non si gioca con xenomorfo, regina xenomorfa e prole varia, il clone di Ripley e l’androide Annalee Call sono le uniche sopravvissute dirette sul pianeta Terra; incerte sul loro futuro da possibili 
emarginate poichè 'diverse'.
Entrambe copie umane perfette in tutte le fattezze fisiche ma intimorite nell'essere scoperte, perseguitate e imprigionate per la loro celata origine artificiale.
Un sostituto può essere sfruttato ed eliminato senza troppi scrupoli o rimorsi come copia non conforme all'originale.

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