giovedì 16 aprile 2020

LA CASA #2: 'IO E TE', di Bernardo Bertolucci

'IO E TE' (2012) di Bernardo Bertolucci


Uno sconfinato spazio chiuso
di Maddalena Marinelli

Fuggire dall’assedio. 
Barricati in un appartamento parigino; serrati in una vecchia cantina di un palazzo romano; trincerati in se stessi; sospesi in rapporti insani; compressi dentro un’identità fasulla.
Dopo nove anni da The Dreamers, Bernardo Bertolucci ‘rinasce’ attraverso un’altra storia di gioventù smarrita ma questa volta ambientata nel nostro tempo.
Un film incredibilmente essenziale, mai privo di bellezza visiva e ingegno tecnico. Tratto da un racconto di Niccolò Ammaniti ma stravolto, ampliato, addirittura rigenerato durante la fase di ripresa sul set, come racconta lo stesso regista.
Anche perché già cambiare il finale ribalta tutta la visione di Ammaniti. 
Bertolucci elabora una versione personale della vicenda, la rende sua. 
C’è sicuramente molto di autobiografico, soprattutto in riferimento agli ultimi anni di convivenza con una malattia che lo costrinse su una sedia a rotelle:   
«Questo è un film su una liberazione, quella del protagonista e forse anche la mia: per qualche anno mi sono chiuso in casa, ma per girarlo sono uscito, e ho ricominciato a fare film ma anche a vivere». (Bernado Bertolucci)

Tea Falco e Jacopo Olmo Antinori in 'Io e te' 

Le escursioni esterne sono poche e brevi perché l’ansia della macchina da presa è tutta concentrata nel raccontare i corpi dei due protagonisti e l’interno claustrofobico e magico di una vivissima cantina-utero. 
Si oltrepassa la cellar door e si entra nell’inconscio di una casa che ad ogni inquadratura cambia e svela una nuova faccia. 
Un polveroso scantinato che diventa tana, ring, esternazione dell’anima, una tomba abitata da vivi che non riescono a  trovare la loro identità fuori nel mondo reale.
Il quattordicenne Lorenzo invece di partire con la sua classe per la settimana bianca decide di rinchiudersi, per sette giorni, nella cantina del suo palazzo ma irromperà un elemento disturbante a turbare i suoi piani. 
La sorellastra Olivia piomberà nel rifugio del ragazzo rimettendo in circolo vecchi rancori di famiglia, ripicche, gelosie, sfoghi e  bisogno d’affetto.
Prima o poi bisogna cambiare, crescere e ridurre quelle distanze dal mondo.
Questo incontro inaspettato e burrascoso provocherà un beneficio nella vita di entrambi, generando un rapporto di confidenza e solidarietà. 
Una fonte d’inaspettato amore che porterà un’evoluzione in quella staticità in cui le loro vite si erano arenate.
Un ragazzo solo e una ragazza sola immersi nella notte si prendono una pausa da un mondo fatto di competizioni e  sopraffazioni, scomparendo in un sottosuolo in cui sono ammassati mobili, oggetti e vestiti degli anni 50’. 
Un’alcova di reclusione ed evasione per Lorenzo e Olivia che inaspettatamente si ritroveranno a condividere questa angusta e insolita prigionia. 
Una detenzione di sette giorni per lui, oppresso da una madre ottusa ed ansiosa, e per lei decisa a disintossicarsi dall’eroina.

Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco in 'Io e te' 

Pur essendo fratellastri sono cresciuti l’uno lontano dall’altro, non si conoscono e apparentemente sembrano opposti e distanti. 
Questi moderni Hansel e Gretel, abbandonati nel bosco, dovranno uccidere la loro strega interiore e ritrovare la strada di casa.  
Entrambi incompresi e in conflitto col mondo degli adulti visto con molta distanza da quello degli adolescenti. 
Entrambi smarriti e autodistruttivi. Lorenzo con la sua misantropia cerca nella solitudine, nel stare bene e al sicuro con se stesso, una dimensione ideale ma pericolosamente alienante. 
E’ più interessato alla vita di insetti e animali che a quella degli esseri umani, gli altri non gli servono. 
Olivia è una tossicodipendente piena di rabbia e fragilità nei confronti della famiglia, affamata di quell’amore che un padre distante gli ha sempre negato.  
Entrambi artisti perché Lorenzo inventa bizzarre storie, a sfondo apocalittico, che sembrano sceneggiature di film e Olivia è una fotografa, si esprime attraverso l’autoscatto. Si ritrae mimetizzando il suo corpo dietro oggetti, si trasporta dietro metaforici muri per cambiare il punto di vista sul mondo o ,viceversa, cambiare quello dello spettatore su di lei. 
Negli scatti in b/n la vediamo dietro un lampione della luce con le braccia che sporgono fuori come se facessero parte dell’oggetto, oppure confondersi tra una serie di vestiti appesi. 
Il lavoro fotografico di Olivia che vediamo nel film è l’autentico percorso artistico di Tea Falco che nella vita oltre ad essere attrice è anche un’artista che concentra la sua ricerca fotografica, performativa e video sulla propria immagine.

Tea Falco in 'Io e te' di Bernardo Bertolucci

Bernardo Bertolucci continua ad essere un regista in piena evoluzione a cui piace raccontare la vita attraverso uno sguardo sedotto dalle giovani generazioni e da quel progetto rivoluzionario tra onnipotenza e fragilità che li accompagna. 
Immancabile quell’appendice visiva legata al passato e alla storia del cinema. 
Nello scorrere del tempo i vecchi personaggi dei suoi film ritornano e si sovrappongono nei turbamenti dei nuovi. 
Lorenzo e Olivia come Matthew, Theo e Isabelle di The Dreamers , anche se più disincantati e meno infarciti di idealismi sessantottini. 
Ancora una coppia a confronto. 
Questa volta gli effetti sono meno devastanti rispetto agli amanti di Ultimo tango a Parigi o alla coppia madre e figlio in La luna
Anche i luoghi ritornano sotto nuove sembianze, come bagaglio indispensabile che si trascina di film in film. 
La cantina di Io e te sembra essere raccoglitore primigenio di tutte le atmosfere degli interni bertolucciani.  
Comprime in sé, tutte quelle abitazioni cavernose, quelle camere sfatte in penombra colme di chincaglierie, dense e consumate di odori e vite vissute. 
Lorenzo e Olivia discutono, dormono, mangiano su mobili e oggetti che provengono dal labirintico appartamento parigino di The dreamers, da quello disabitato di Ultimo tango a Parigi fino agli interni di Il Conformista, evocato dagli abiti trovati in un
vecchio armadio da Olivia.

Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco in 'Io e te'

Tutto si svolge nel buio sotterraneo, la città è completamente sfuocata, immobile rumina sullo sfondo. 
Non sembra neanche così importante capire che ci troviamo a Roma nel quartiere Parioli. 
Quindi una scelta molto diversa da quella fatta anni prima per il film La luna, in cui il protagonista scopriva e viveva intensamente il rapporto con la città eterna rincorso dalla madre e in cerca della figura paterna.
All’alba del settimo giorno ricompare la città. La liberazione. 
Si esce alla luce. I due ragazzi lasciano il rifugio e  dopo le reciproche promesse si separano. 
Nel racconto di Ammaniti il personaggio di Olivia muore per overdose mentre nel film è lasciata una speranza.
La possibilità per entrambi i ragazzi di riuscire a proseguire, con nuova energia, le rispettive vite.
Io e te è un piccolo scrigno in cui Bertolucci racchiude tutto il suo amore per il cinema, la sua storia registica, il suo sguardo introspettivo, l’ossessione per la Nouvelle Vague a cui non può fare a meno di dedicare l’ultimo fotogramma del film, col fermo immagine sul volto di Lorenzo che guarda in macchina come Jean-Pierre Lèaud faceva nel finale di I quattrocento colpi di Truffaut, suggerendo l’idea di un cammino in evoluzione con una nuova consapevolezza acquisita. 
Lo sguardo del personaggio che incontra quello del pubblico. 
Contemporaneamente rivelatore della finzione cinematografica e di un’ incursione nella realtà.

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