THE WITCH di Robert Eggers |
La famiglia dei dannati
di Maddalena Marinelli
“Streghe e magia
svelano qualcosa di noi: l’aspirazione dell’uomo a voler cambiare il proprio
destino, il desiderio di raggiungere una felicità facile e impossibile.”
(Dario
Argento)
Siamo
nel 1630, molti anni prima dei famosi processi di Salem.
Una
famiglia puritana abbandona un villaggio del New England per vivere isolata in
prossimità di un sinistro bosco, covo di oscure presenze.
Si
inizia con la misteriosa scomparsa del più piccolo, il neonato Samuel, per poi
proseguire in un vortice di sospetti, superstizioni, fanatismo religioso che
porterà a mettere l’uno contro l’altro i membri della noiosa famigliola di
agricoltori.
Accuse,
bugie, sensi di colpa cominceranno pian piano ad avanzare.
Il
male che si scatenerà da dove arriva? Da una presenza demoniaca? Da una
punizione divina? O forse più semplicemente dall’animo umano?
L’altra
ipotesi è che la famiglia stia uscendo fuori di testa a causa di
un’intossicazione da segale cornuta, molto diffusa a quei tempi.
Anya Taylor-Joy in "The Witch" |
Il
terribile sortilegio di una strega, che non riusciremo mai a vedere
chiaramente, avvolge tutta la vicenda lasciando aperte altre supposizioni.
La
famiglia diventa agnello sacrificale; invece di unirsi si dilania per cercare
un capro espiatorio.
Compare un caprone, dai bambini chiamato Black Philip, che potrebbe nascondere satanici poteri.
Compare un caprone, dai bambini chiamato Black Philip, che potrebbe nascondere satanici poteri.
Harvey Scrimshaw in "The Witch" |
Ingiustamente
uscito nelle nostre sale nel mese di Agosto, The Witch è un’opera prima affascinante, confezionata con grande
cura e maestria estetica, non a caso, da un neo-regista già affermato da anni
come scenografo e costumista.
Un
concentrato di accuratezza tecnica.
Un
terrore psicologico racchiuso in una dimensione simbolica che lavora per
sottrazione, arrivando ad un' asciuttezza teatrale.
Si
basa sulle ricerche, durate ben cinque anni, di materiale originale dell’epoca:
testimonianze, superstizioni, leggende, diari privati.
Una
favola nera, un horror ‘ancestrale’ di raro pregio che crea buone aspettative
per il lavoro futuro del regista canadese Robert Eggers.
Una
strega che si nasconde nel bosco, quindi cosa ci sarà di nuovo?
Con
minimi elementi, pochi effetti speciali e grazie alla bravura degli attori, il
film si snoda intorno ad un crescente mistero; a quel qualcosa che non viene
svelato.
Riprende
le annichilenti atmosfere di Il Nastro
Bianco; l’idea dell’indefinita mostruosità che si nasconde nel bosco di The Village; il perverso gioco
accusatorio del Crogiolo di Arthur
Miller; l'austerità e il rigore formale di Ordet e Dies irae.
La
piccola ‘società famigliare’ condotta alla pazzia attraverso il radicalismo
religioso, la paranoia e la cattiveria che si scatena tra i suoi membri.
Quel
delirio che si genera cercando l’origine del male che finisce per condannare degli
innocenti.
I dilemmi interiori tra il condurre una vita religiosamente morigerata o dare sfogo all'istinto e alla passione.
I dilemmi interiori tra il condurre una vita religiosamente morigerata o dare sfogo all'istinto e alla passione.
La
seduzione del maligno che per la giovane Thomasin diventa molto più attraente
delle castranti regole e punizioni inflitte dai genitori.
“Non fate il male, e il
male non esisterà.” (Lev
Tolstoj)
Anya Taylor-Joy in "The Witch" |
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