martedì 18 giugno 2013

"Stoker", di Park Chan-wook

                                         MAD NEWS
STOKER dal 20 giugno 2013 nelle sale italiane


Quei legami di sangue che ti cambiano la vita
di Maddalena Marinelli

Il risveglio del male pulsa nel corpo verginale della giovane India, pronta ad essere condotta alla sua vera natura da uno zio psicotico. Seducente come un elegante e perverso vampiro libera la parte oscura della nipote da cui si sente ossessivamente attratto e vorrebbe assoggettare. Segue nell’ombra i progressi della sua allieva che presto scoprirà un emozionante compiacimento per l’omicidio. Così India Stoker esce dal suo stato di languore e sboccia una spietata dark lady. Capirà che la morte rende il desiderio ancora più intenso e non potrà sottrarsi all’impulso omicida. Non esisterà più nessuna separazione tra il lecito e l’illecito.
All’inizio la ragazza sembra un Amleto in gonnella. Padre morto tragicamente e uno zio apparso dal nulla che s’insinua in casa flirtando con l’austera madre mentre lancia magliarde occhiatine alla nipote. Tra incesto platonico  e lezioni dal vero di omicidio India diventerà un ideale sequel, quell’evoluzione negataci da Malick, della Holly Sargis di Badlands. Dall’indifferenza passerà alla pura azione liberando la sua indole perversa  istigata da quell’uomo che irrompe nella sua innocente quotidianità di adolescente. La ragazza da giardino delle vergini suicide non si suicida e decide di dar forma alle sue ‘speciali’ inclinazioni.

Non ci sarà spazio per nessuna coppia assassina alla Natural Born Killer. Qui si uccidono i padri e gli zii, si lascia la sconvolta mammina nella sua gabbia dorata, si diventa indipendenti e si prosegue felicemente da soli sulla scia di sangue.
Questo primo esperimento americano di Park Chan-wook ha prodotto un effetto lobotomizzante sul suo cinema riducendolo, laccandolo, togliendo aria e ogni vibrazione fisica, nebulizzando ogni ironia e ogni dinamismo. Stoker è un film di apnee, soffre di troppo ordine da parte di un regista che ha trasformato il disordine creativo e il sovradosaggio visivo nella sua dote più straordinaria riuscendo, in questa baraonda emotiva, a toccare le profondità del malessere umano e tutte le variazioni della violenza incitata dalla vendetta. Park Chan-wook cambia visione e toni azzerandosi, sottraendo da personaggi, sceneggiatura, scenografie. Diventa fastidiosamente concettuale. Quel suo cinema zupposo di sangue si anemizza assumendo colori perlati impermeabili ad ogni screziatura kitsch e ad ogni folle impennata visiva che tanto ci deliziavano. Difficile accontentarsi di questo Park sedato. 
 

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