mercoledì 12 novembre 2025

LA FINE DEL MONDO #16: ‘BUGONIA’, di Yorgos Lanthimos

                                                                  SPOILER

    BUGONIA di Yorgos Lanthimos 

Complotti e infiltrazioni aliene
di Maddalena Marinelli
 
La disperata necessità di credere in qualcosa.
Teddy Gatz è un uomo alla deriva, perso nei meandri della sua mente. 
Ormai vive ai margini della società, lontano dalla dimensione reale; sprofondato in teorie del complotto di vario genere, che convergono nella convinzione che il mondo è sotto la dominazione aliena degli andromedani, celati in sembianze perfettamente umane.
L’uomo è ossessionato da deliranti ricerche, studi, test per riconoscerli e coinvolge, in questa follia, il cugino neurodivergente Don che lo asseconda in tutti i suoi vaneggi.
La mente di Teddy, a suo modo, sta solo cercando una via d’uscita, una soluzione, per avere una rivincita da una vita miserevole.
Scopriamo che ha subito molestie sessuali da bambino e sua madre è in coma a causa di un farmaco sperimentale.

Jesse Plemons in 'Bugonia' di Yorgos Lanthimos

Teddy vuole una spiegazione al male che sta devastando il mondo e il suo personale microcosmo.
Cerca un modo per mettere tutto a posto.
Secondo i suoi sconclusionati ragionamenti, individua un capro espiatorio nella figura affascinante e minacciosa di Michelle Fuller, CEO dell'azienda farmaceutica Auxolith,
L’uomo è convinto che il mondo sia ormai vicino all’Apocalisse.
Insieme al cugino Don riesce a rapire Michelle, per riuscire a smascherare la sua vera identità di aliena cospiratrice, e tramite lei trattare con gli andromedani le sorti del Pianeta Terra.
Sembra tutto una follia, che non potrà far altro che ingigantirsi fino all’ apoteosi.

Jesse Plemons e Emma Stone in 'Bugonia'

Lanthimos prosegue con il suo surreale disturbante.
Imbastisce l’ennesimo, sadico, confronto tra dominanti e dominati. 
Crea una fittizia realtà in cui, questa volta, coinvolge gli alieni in una sorta di commedia grottesca dai tratti fantascientifici.
Distopia e complottismo.
Un’umanità senza futuro, in cui le dinamiche di potere e le disparità di classe, conducono ad un gioco al massacro.
Molto presto l’uomo dovrà fare delle scelte drastiche perché il processo involutivo dell’umanità è sempre più veloce.
Il disumano dilaga come un’epidemia nella società odierna.
Gli uomini sono esseri smarriti, in una realtà distopica in cui viene capovolta ogni certezza. 
Un mondo in declino verso l’annientamento emotivo ed etico.
Lanthimos elabora il suo cinema della crudeltà e degli eccessi per riflettere su come qualsiasi ideologia, se esasperata, può portare solo alla disfatta.
Proiezioni di realtà infernali (Dogtooth, TheLobster, Il sacrificio del cervo sacro, Povere creatureKinds of Kindness) in cui un contorto male prevale su scelte e azioni.
Cosa accadrebbe se l’illecito diventasse lecito o l’assurdo diventasse sensato?
Lanthimos, in ogni capovolgimento  della realtà, proietta un possibile destino infausto, a cui l’uomo potrebbe essere condannato se non si ravvede.

Jesse Plemons e Aidan Delbis in 'Bugonia'

La suggestiva parola “bugonia”, deriva da un termine antico di origine greca; si riferisce a una credenza secondo cui le api nascevano spontaneamente dalla carcassa di un bue morto.
Una delle descrizioni più celebri, di questo rituale, si trova in un episodio nelle Georgiche di Virgilio, dove un immenso sciame di api emerge dal corpo in putrefazione dell’animale.
Metafora di un qualcosa di nuovo, una nuova forma di vita, che nasce dalle ceneri di ciò che ormai è corrotto, destinato a marcire.
Una considerazione sul ciclo della vita e della morte, sulla palingenesi, sulle origini arcane della vita stessa.
In Bugonia Teddy, per fuggire dalla sua penosa esistenza, si trasforma nel paladino che sconfiggerà la quinta colonna, il male alieno, riportando equilibrio e giustizia in una società ormai alla deriva.
Ma in realtà Teddy è solo un fanatico psicopatico, capace di compiere le azioni più spregevoli.

Emma Stone in 'Bugonia' di Yorgos Lanthimos

L’incubo dell’alieno camuffato da perfetto umano, inserito nella nostra realtà per attuare manipolazioni, piani malefici, il genocidio della razza umana, sfruttare le risorse energetiche della Terra.
Conquiste subdole e silenziose.
Conosciamo la celeberrima teoria del complottista  David Icke relativa agli 'alieni rettiliani', capaci di prendere forma umana allo scopo di controllare la Terra e manipolare la società tramite il potere politico.
L’idea del complotto ci rassicura, ci permette di dare un ordine al caos, ci fa sentire speciali, perché si appartiene ad una cerchia di pochi eletti che hanno scoperto la verità.

'Essi vivono' (1988) di John Carpenter

Nel film Essi vivono Carpenter, proprio come Lanthimos, sfrutta il macguffin dell’invasione aliena, insinuatasi invisibilmente nel nostro quotidiano, per esporre una critica al sistema economico e politico americano.
In particolare Carpenter disapprovava il decennio reaganiano.
Il protagonista John Nada indossando un paio di ‘speciali’ occhiali da sole ha un risveglio da Matrix;  scopre che il mondo che lo circonda è invaso da messaggi subliminali: “compra”, “obbedisci”, “conformati”, “sposati e riproduciti”.
La stampa e la televisione ripetono ossessivamente gli stessi messaggi.
Inoltre, gli occhiali permettono a John di scoprire che la maggior parte delle persone benestanti e della polizia sono in realtà alieni.
Il capitalismo come forma di controllo sociale.
Un apparente stato di libertà e benessere usato come un lungo guinzaglio.

'L'invasione degli ultracorpi' (1956) di Don Siegel

In L'invasione degli ultracorpi i cittadini di Santa Mira vengono sostituiti da cloni identici, che emergono da baccelli giganti, occultati da entità aliene nei seminterrati, nei giardini, nelle soffitte.
Quando il clone giunge a maturazione, lo scambio avviene durante il sonno.
«You're next!»
L’umanità, una volta sostituita con i replicanti alieni, sarà incapace di provare emozioni e perderà il senso di individualità, creando una società abulica.

'Gli invasori spaziali' (1953) di William Cameron Menzies

Nel sottosuolo si installa una grande astronave aliena.
L’equipaggio è comandato telepaticamente da un'intelligenza suprema, una testa pensante di un alieno, rinchiusa in una teca di cristallo.
La missione consiste nell’inserire un microchip in ogni cervello umano per avere il controllo su ogni singolo individuo.
Quando la persona, così schiavizzata, esaurisce il suo scopo viene eliminata provocando un'emorragia celebrale.
Gli invasori spaziali è un cult della fantascienza anni ’50  che sa sfruttare belle idee supplendo alla mancanza di mezzi tecnici ed effetti speciali.
Probabilmente è tale fantascienza che Lanthimos omaggia esteticamente nel finale di Bugonia.
Una visione bizzarra e fiabesca degli extraterrestri ma allo stesso tempo perturbante.

'Under the skin' (2013) di Jonathan Glazer

Laura ha una missione.
Va un giro per la Scozia con un furgone, attirando l’attenzione degli uomini che rimangono colpiti dalla sua avvenenza ma Laura solo apparentemente vuole sedurli.
Il suo vero scopo è ucciderli.
Laura è una serial killer aliena.
Ha il compito di dissolvere il corpo degli esseri umani in un magma nero.
Una melmosa sostanza extraterrestre che assorbe organi, ossa e liquidi vitali, probabilmente per sfruttarne le risorse energetiche o per uso alimentare, utile alla prosperità di un altro Pianeta imprecisato.
L' affascinante aliena, protagonista di Under the skin, è un essere spietato, privo di empatia, votato unicamente al suo compito, ma a causa di alcuni eventi comincerà a mutare la sua natura.
Non percepirà più solo la pelle, lo strato superficiale dell’essere umano che avvolge e nasconde la sua identità aliena, ma sentirà qualcosa di più profondo e sconvolgente.
Inizierà a provare delle emozioni umane, a desiderare l’amore e tutto questo oltre a compromettere la sua missione, la metterà in serio pericolo trasformandola da carnefice a vittima.

'Bugonia' di Yorgos Lanthimos

Tra realtà e allucinazione, fede e follia, verità e paranoia, con Bugonia Lanthimos arriva al game over dell’umanità.
Il genere umano in sfacelo deve essere annientato, per evolvere e rigenerarsi.
Vedremo quale epifania sorgerà dal carcame.




mercoledì 1 ottobre 2025

LA FINE DEL MONDO #15: ‘LA VALLE DEI SORRISI’, di Paolo Strippoli

                                                             SPOILER

LA VALLE DEI SORRISI di Paolo Strippoli

L’età inquieta
di Maddalena Marinelli

Una sofferenza non attraversata, lasciata senza cure, è qualcosa che può lacerare, trasformare, corrompere.
Pensare di dimenticare o anestetizzare il dolore, serve solo a farlo tornare in una forma più perversa e pericolosa.
Il 21 marzo del 2009 un terribile incidente scuote il quieto vivere del paesino di Remis.
La comunità viene devastata.
Il deragliamento di un treno causa 46 vittime.
Eppure l'odierna Remis sembra rinata, si definisce addirittura ‘la valle dei sorrisi’ in cui regna la pace dei sensi, finchè a rompere l’incantesimo arriverà lo straniero, ovvero Sergio Rossetti, che farà saltare tutti gli schemi e i rituali in cui il villaggio è ingabbiato ed isolato ormai da anni.

Michele Riondino in 'La valle dei sorrisi' di Paolo Strippoli

La comunità custodisce quello che definiscono: ‘un miracolo di Dio’, ma all’apparenza sembra solo un ragazzino smilzo e timido di nome Matteo.
Matteo, tramite l’abbraccio, ha il potere di anestetizzare il dolore degli altri.
Un processo non troppo diverso dall’assunzione di una droga, perché crea una vera e propria dipendenza e crisi di astinenza, se non si ripete periodicamente la procedura dell’abbraccio.
Ma si tratta davvero di un beneficio, oppure di un maleficio?
Un Angelo o un Anticristo?
Il potere di Matteo avrà risvolti inquietanti; incontrollabili per le inquietudini e le fragilità di un adolescente.
Il ragazzo è ormai una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere perchè vive come chiuso in una bolla, venerato e protetto ma nessuno si confronta con lui. Nessuno gli parla davvero, nessuno si rende conto che Matteo è una persona che vorrebbe vivere la sua vita e non un oggetto magico chiuso in una teca.

Michele Riondino e Giulio Feltri in 'La valle dei sorrisi' di P. Strippoli

Un horror d’autore in grado di svelare i turbamenti, le problematiche della società odierna attraverso un’analisi psicologica e una scrittura ricercata.
La valle dei sorrisi rappresenta il tentativo del cinema italiano di far rinascere un elevated horror come sta accadendo, in modo più deciso, all’estero attraverso una nuova generazione di registi tra cui Eggers, Aster, Peel, Cregger, Perkins, Fargeat, Ducournau.
Strippoli, pur tenendo a mente tutto il lavoro dei suoi colleghi d’oltralpe, riesce a definire uno stile personale, calando lo spettatore in un' atmosfera nefasta e apocalittica che pare essere il suo leitmotiv: uno stato depressivo del mondo circostante, un'immersione in acque oscure da cui è difficile riemergere.
Catastrofi esteriori ma soprattutto interiori.
Gli albori della fine di un mondo emotivo in cui l’uomo è diventato un essere barbaro, apatico, indifferente.
Una nuova generazione svezzata dal web, assuefatta ai social, playstation, intelligenza artificiale.
Fuggire dall’infelicità riempiendosi la testa di vacuità.
Un mondo reale che delude e crea sofferenze, contro un mondo virtuale che ti abbraccia proponendoti una vasta gamma di ‘conforti’ che generano dipendenza e isolamento.

'La valle dei sorrisi ' di Paolo Strippoli

In La valle dei sorrisi c’è l’esplorazione di un microcosmo rimasto chiuso e lontano dal mondo, che si mantiene in vita attraverso credenze religiose e rituali segreti, che quando vengono messi a rischio generano solo follia, violenza e orrore.
L’idea fallimentare del rimuovere, narcotizzare il dolore ovvero una facile fuga che nella società odierna si può trovare nelle droghe, nell’alcol, negli psicofarmaci, nella religione, nel mondo virtuale.
Il momento della crescita e del cambiamento.
Le criticità della pubertà, la difficoltà di definire la propria identità, il bisogno di appartenenza.
Sentirsi bollato dalla società, escluso e deriso poiché non omologato.
Il genere horror ha esplorato egregiamente la tematica del coming of age attraverso la figura di adolescenti, reietti dalla società, con poteri paranormali che possono diventare incontrollabili e letali se rabbia e frustrazione prendono le redini come accade a Matteo Corbin in La valle dei sorrisi.
Adolescenti che, alla ricerca della loro identità, trascendono dal confine tra bene e male.
'Carrie-Lo sguardo di Satana' (1976) di Brian De Palma

L’antesignana per eccellenza dell’adolescente con poteri speciali, vessata dai suoi coetanei, è Carrie White, creata dalla penna di Stephen King e portata sul grande schermo da Brian De Palma.
Una ragazzina introversa, a casa repressa da una madre paranoica fondamentalista cristiana ossessionata dal peccato; a scuola sottoposta quotidianamente al bullismo delle ragazze più popolari.
Carrie ha un animo buono, ma all’ennesima bastardata il suo potere telecinetico diventa demoniaco e sanguinario.
Ha sopportato troppo.
Nessuno potrà più farle del male.

'Thelma' (2017) di Joachim Trier

Thelma è cresciuta in un contesto rurale fortemente religioso.
I genitori sono consapevoli che la figlia possiede delle doti extrasensoriali molto pericolose e ingestibili, poiché scaturiscono da emozioni come la paura, la gelosia, la rabbia.  
Thelma, ogni volta che sente in qualcuno una minaccia per se stessa, aziona inconsciamente un dispositivo di protezione.
Il suo potere è quello di far accadere ciò che desidera e spesso quello che desideriamo più ardentemente non è affatto qualcosa di edificante, ma per fortuna nessuno possiede le capacità di Thelma, altrimenti ci saremo già estinti o dispersi in intercapedini tra universi paralleli.

'Raw' (2016) di Julia Ducournau

La vegetariana Justine inizia il suo periodo universitario lontano da casa e per lei questo corrisponderà a un risveglio dei sensi.
La sua timidezza lascia spazio ad una certa audacia e aggressività, dal momento in cui assaggia la carne che presto diventerà come una droga.
Il guaio, l'orrore è che Justine scoprirà un'irrefrenabile fame di carne umana.
La terribile tara della sua famiglia è il cannibalismo, ereditato dalla madre e tenuto, ormai invano, sottocontrollo da una ferrea dieta vegetariana.
Il cannibalismo diventa metafora del rito di passaggio all’età adulta,
Il cambiamento di una condizione esistenziale, di un’esigenza di espressione, di pulsioni sessuali, dei tumulti inaspettati della pubertà, in cui ogni emozione è contrastante e amplificata.
L'antropofagia come simbolo di una metamorfosi, mostrare al mondo chi siamo davvero, affrontando paure e pregiudizi, in un contesto sociale sempre più confuso e feroce, in cui la nuova generazione si sente emotivamente smarrita, senza più riferimenti o peggio ancora con riferimenti illusori in un inferno psicologico.

 'The neon demon' (2016) di Nicolas Winding Refn

La sedicenne modella Jesse si trasferisce a Los Angeles per affermarsi nel mondo della moda.
Portatrice di una bellezza aulica, Jesse ammalia e genera gelosie nelle sue colleghe che si ritrovano detronizzate.
Jesse è una creatura impenetrabile, irraggiungibile da chi la desidera sessualmente o sentimentalmente e da chi prova invidia e vorrebbe essere come lei.
La luce che emana, se non si può avere, diventa insopportabile
Jesse non sarà più al sicuro da nessuna parte, ormai è diventata una preda per tutti.
Un'ossessione famelica.
L’unica soluzione, per le sue colleghe è depredarla, smenbrarla e prendersi dei pezzi di Jesse in un macabro rituale di abluzioni col sangue e divoramento di visceri.
Ma la carne e il sangue della divina creatura sono 'indigesti'; si scatenerà un maleficio a discapito delle sue assassine.

'Byzantium' (2012) di Neil Jordan

Eleanor è una vampira adolescente e quindi condannata a non diventare mai una donna adulta. 
Non riesce ad essere una spietata predatrice. Ha una natura gentile.
Si nutre esclusivamente col sangue di persone a cui è rimasto poco tempo da vivere e di solito sono loro ad offrirsi a lei, desiderando una sorta di eutanasia.
La ragazza è perennemente in fuga con la madre Clara che per proteggerla gli impedisce di avere una sua autonomia.
Eleanor si sfoga scrivendo un diario in cui racconta la sua triste storia millenaria che ha inizio all’epoca delle guerre napoleoniche.
Ogni volta che termina la sua storia distrugge le pagine perché nessuno deve scoprire che lei e sua madre sono due vampire, perseguitate da un patriarcato di vampiri.
Per Clara ed Eleanor gli uomini sono stati una maledizione molto peggiore del vampirismo.

'La valle dei sorrisi' di Paolo Strippoli

Cannibalismo e vampirismo. rituali di potere e possessione della vita altrui.
"Bevete e mangiate, questo è il mio corpo e il mio sangue in memoria di me" viene recitato nel rito dell'eucarestia.
Il santo, il miracolo di Dio, verrà divorato.
Anche Matteo sarà  sottoposto ad una sorta di 'truculenza' che provocherà un processo fusionale con tutta la comunità di Remis. ormai perduta, zombizzata dall'abuso di oblio.
Abbandono, dolore, inquietudine e desolazione può generare il mostro.
La cura è nella capacità di ascolto e di comprensione, doti che stiamo perdendo in questo nostro contesto storico in cui si sta scegliendo di sterminare popoli, volgere al male senza alcuna pietà o esitazione.

domenica 6 luglio 2025

MEMENTO MORI #6 : ‘NOSFERATU’, di Eggers, Murnau, Herzog

 

NOSFERATU (2024) di Robert Eggers 


La gelida mano della morte
di Maddalena Marinelli

"Se guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te".
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
 
Accogliere le tenebre.
Una fanciulla attira un’oscura entità, di morte e sangue, che giace sospesa tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi.
Un essere eternamente dannato, allo stesso tempo orripilante e seducente. 
La giovane donna si è fatta ammaliare o lo ha ammaliato, ridestandolo dalla sua vetusta tomba.
All’inizio si è fatto percepire come un’entità benevola, per poi rivelarsi un demone che si nutre del sangue dei vivi, un non-morto portatore di orrori.
Ormai insoddisfatto della relazione a distanza, ha deciso di presentarsi dalla bella fanciulla per possederla (a suo modo) e appestare la città e dintorni.
Il suo vanaglorioso desiderio è consumare tutta la vita sulla Terra.

Lily Rose Depp in 'Nosferatu' di R. Eggers

La morte e la fanciulla. Abiezione e purezza.
Lui è il Nosferatu, il non spirato portatore di piaga.
L’angoscia e il piacere nell’essere rapiti, sottratti a se stessi e alle rigide regole sociali.
L’incubo del vampiro come simbolo di traumi irrisolti, di impulsi inconsci, di pulsioni inconfessabili e incompatibili col giudizio morale e i preconcetti di fine Ottocento, soprattutto relativi al desiderio femminile.

Aaron Taylor Johnson in 'Nosferatu'

Eggers, ancora una volta, apre il portale tra la realtà e l’oscurità di un mondo magico cullandoci in un nuovo incubo che si riflette in qualcosa di non risolto, di nefasto, che arriva fino al nostro contemporaneo.
Il tanto atteso remake di Nosferatu il vampiro.
L’omaggio che da anni Eggers voleva fare al regista Murnau e al meraviglioso cinema espressionista tedesco, che tanto lo ispirò nell'intraprendere la sua carriera registica.

'Nosferatu il Vampiro' (1922) di F. W. Murnau

Murnau vede Nosferatu come il mostro etereo; una forza simbolica.
Privo di ogni fascinazione romantica.
Un male assoluto, un virus che vuole seminare morte e distruzione, attirato dalla purezza della giovane Ellen, che si rivelerà l’unica arma che può elimirarlo attraverso il sacrificio.
Una delle caratteristiche dei film espressionisti era quella di ricostruire una realtà fittizia attraverso dei set in cui strade, paesaggi o interni venivano deformati creando un effetto straniante nello spettatore, come accade nel celebre Il gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene.
Espressione visiva dell’inconscio e dell’ interiorità tormentata e complessa dell’essere umano.

'Nosferatu il Vampiro' (1922) di F. W. Murnau

Murnau per il suo Nosferatu decide di utilizzare un’ambientazione realistica per dare un’idea del male arpionato al tangibile, quindi, ancora più terrificante.
Lo stesso Nosferatu è un' entità mostruosa, con poteri sovrannaturali ma inizialmente era un uomo come tanti, il conte Orlok, eternamente dannato e deformato dal male.
Portatore di una maledizione di cui egli stesso è vittima.
Il vampiro come presagio di una paura collettiva, di un prossimo concreto oscurantismo sociale e politico che purtroppo arriverà in Germania, esattamente dieci anni dopo, con l’avvento del Nazionalsocialismo.

'Nosferatu il principe della notte' (1979) di Werner Herzog

Tra Murnau e Eggers non si può prescindere da Nosferatu, Il principe della notte di Herzog.
Herzog è in connessione con Murnau ma allo stesso tempo fa un film profondamente diverso.
Il Nosferatu di Herzog, interpretato magistralmente da Klaus Kinski, scava nell'interiorità del mostro, è un essere malinconico, un esistenzialista oppresso dalla solitudine e dalla frustrazione.
Spietato nel suo piano malefico ma con emozioni più umane.
Il rapporto con la natura in Herzog diventa più radicale e filosofico.
Mentre il male del vampiro spazza via l’umanità con la sua letale epidemia, la natura si riappropria dei suoi spazi incurante del genocidio in corso.

'Nosferatu il principe della notte' (1979) di Werner Herzog

Lucy, la protagonista femminile interpretata magnificamente da Isabelle Adjani, ha un’importanza attiva.
Vaga come una sorta di Cassandra non creduta, che prenderà decisioni e agirà da sola contro il vampiro, senza alcun supporto maschile.
Herzog nel finale si distacca da Murnau concependo un male che si rigenera, impossibile da sconfiggere nonostante il sacrificio di Lucy.
Il demone si impossessa di un nuovo corpo e prosegue come un implacabile cavaliere dell’apocalisse.

Bill Skarsgard in 'Nosferatu' di R. Eggers

Eggers mette in scena un erotismo perverso, una carnalità ripugnante.
Un'oscura ossessione lega una giovane donna, Ellen Hutter, al vampiro che la perseguita.
Diversamente da Murnau, più in linea con Herzog, in particolar modo diventa centrale, anzi fondamentale, la figura femminile fin dall’inizio.
Ellen è un varco, inconsapevolmente, una sensitiva capace di creare connessioni con l’Altrove.
"In altri tempi saresti potuta essere una sacerdotessa di Iside!"
A causa di questa sua dote entra in contatto con un vampiro, risvegliando in lui un desiderio ardente, ‘un appetito’ che diventerà l’ossessione di averla e potersi cibare del suo sublime sangue.
“Tu sei il mio tormento” confessa il vampiro alla fanciulla.
“Tu sei la mia vergogna” risponde la fanciulla al vampiro.

Lily-Rose Depp e Bill Skarsgard in 'Nosferatu' di R. Eggers

Due creature sole che si sono incontrate nell' oceano dell' oscurità.
Tra Ellen ed Orlock si genera un legame malato destinato a spezzarsi con la morte di entrambi.
Ellen come in Murnau e, solo in parte, in Herzog è l’eroina che col suo sacrificio libererà il mondo dalla maledizione di Nosferatu ma Eggers la rende più complessa ed enigmatica.
L’amore terreno di Ellen per Thomas supererà la morte e l’orrore ultraterreno.
L’entità sovrannaturale esprime la paura di qualcosa che non rientra in una norma sociale, che va oltre il tangibile.
Il vampiro rappresenta il desiderio sessuale della ragazza represso e considerato disdicevole da una società che rinnegava completamente queste pulsioni alle donne e quando si manifestavano, erano considerate come una malattia mentale da curare e reprimere con trattamenti brutali e rovinosi ricoveri in manicomi.

Lily-Rose Depp e Emma Corrin in 'Nosferatu' di R. Eggers

Eggers crea un incanto da incubo.
Si respira un arcano spirito gotico che si fonde col folklore romeno legato agli strigoi e con scene di possessione in riferimento ad un genere horror più contemporaneo.
Un’atmosfera di languore sospesa costantemente tra sogno e realtà, sotto il sortilegio di un vampiro che ha le fattezze di un cadavere putrescente che si muove nell’ombra, trascinandosi con fatica fuori dalla sua tomba.
Un Conte Orlok inquientante in maniera diversa da quello di Murnau e di Herzog.
Si tratta pur sempre dell’immagine di un vampiro non affascinante ma respingente, però s’ispira alle autentiche sembianze di Vlad III di Valacchia, detto l'Impalatore ma mostruosamente zombizzato, spesso rannicchiato sulla sua vittima come il demone del sonno del dipinto L'incubo di Fussli.

'L'incubo' di J.H. Fussli; olio su tela; 1781; Detroit Istitute of Arts 

Eggers riesce a creare una forte tensione psicologica attraverso uno straordinario impatto visivo, allo stesso tempo soave nella magnificenza scenica e lugubre nello svolgimento dei tragici eventi ma purtroppo manca una solida rilettura personale.
Accanto ad una formidabile messa in scena colta ed impeccabile c'è una vacuità di contenuti.
Questo Nosferatu ammalia ma non appaga completamente; manca un valido ammodernamento del soggetto.
La passione e la sessualità culmina nell’orrido e nella necrofilia.

Bill Skarsgard e Lily-Rose Depp in 'Nosferatu' di R. Eggers

Come in Murnau e in Herzog il morso del vampiro non ha nulla di erotico ma è qualcosa di animalesco e disturbante, che nutre il mostro annientando la sua vittima.
Ma anche in questo Eggers si differenzia, perchè l’attacco non viene inferto sul collo ma sul petto vicino al cuore come a volerlo svuotare e divorare.
Nosferatu distrugge la coppia, la famiglia, la città fino al suo autoannientamento per ingordigia.

'Nosferatu' (2024) di Robert Eggers

Il vampiro ritornato alle sue origini leggendarie e cinematografiche  come un male primordiale e tellurico, spogliato di ogni orpello stravagante o fascinoso assegnatogli dai tanti film o romanzi che si sono susseguiti nei secoli.
Anche se va ricordato che archetipicamente il vampiro è donna, una donna  ammaliante dai poteri sovrannaturali, perfetta incarnazione della female rage.

"Non ho mai incontrato un vampiro di persona, ma chissà cosa può riservarci il futuro!"  
(Béla Lugosi)