domenica 6 luglio 2025

MEMENTO MORI #6 : ‘NOSFERATU’, di Eggers, Murnau, Herzog

 

NOSFERATU (2024) di Robert Eggers 


La gelida mano della morte
di Maddalena Marinelli

"Se guardi a lungo nell'abisso, anche l'abisso guarderà dentro di te".
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
 
Accogliere le tenebre.
Una fanciulla attira un’oscura entità, di morte e sangue, che giace sospesa tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi.
Un essere eternamente dannato, allo stesso tempo orripilante e seducente. 
La giovane donna si è fatta ammaliare o lo ha ammaliato, ridestandolo dalla sua vetusta tomba.
All’inizio si è fatto percepire come un’entità benevola, per poi rivelarsi un demone che si nutre del sangue dei vivi, un non-morto portatore di orrori.
Ormai insoddisfatto della relazione a distanza, ha deciso di presentarsi dalla bella fanciulla per possederla (a suo modo) e appestare la città e dintorni.
Il suo vanaglorioso desiderio è consumare tutta la vita sulla Terra.

Lily Rose Depp in 'Nosferatu' di R. Eggers

La morte e la fanciulla. Abiezione e purezza.
Lui è il Nosferatu, il non spirato portatore di piaga.
L’angoscia e il piacere nell’essere rapiti, sottratti a se stessi e alle rigide regole sociali.
L’incubo del vampiro come simbolo di traumi irrisolti, di impulsi inconsci, di pulsioni inconfessabili e incompatibili col giudizio morale e i preconcetti di fine Ottocento, soprattutto relativi al desiderio femminile.

Aaron Taylor Johnson in 'Nosferatu'

Eggers, ancora una volta, apre il portale tra la realtà e l’oscurità di un mondo magico cullandoci in un nuovo incubo che si riflette in qualcosa di non risolto, di nefasto che arriva fino al nostro contemporaneo.
Il tanto atteso remake di Nosferatu il vampiro.
L’omaggio che da anni Eggers voleva fare al regista Murnau e al meraviglioso cinema espressionista tedesco che tanto lo ispirò nell'intraprendere la sua carriera registica.

'Nosferatu il Vampiro' (1922) di F. W. Murnau

Murnau vede Nosferatu come il mostro etereo; una forza simbolica.
Privo di ogni fascinazione romantica.
Un male assoluto, un virus che vuole seminare morte e distruzione, attirato dalla purezza della giovane Ellen, che si rivelerà l’unica arma che può elimirarlo attraverso il sacrificio.
Una delle caratteristiche dei film espressionisti era quella di ricostruire una realtà fittizia attraverso dei set in cui strade, paesaggi o interni venivano deformati creando un effetto straniante nello spettatore, come accade nel celebre Il gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene.
Espressione visiva dell’inconscio e dell’ interiorità tormentata e complessa dell’essere umano.

'Nosferatu il Vampiro' (1922) di F. W. Murnau

Murnau per il suo Nosferatu decide di utilizzare un’ambientazione realistica per dare un’idea del male arpionato al tangibile, quindi, ancora più terrificante.
Lo stesso Nosferatu è un' entità mostruosa, con poteri sovrannaturali ma inizialmente era un uomo come tanti, il conte Orlok, eternamente dannato e deformato dal male.
Portatore di una maledizione di cui egli stesso è vittima.
Il vampiro come presagio di una paura collettiva, di un prossimo concreto oscurantismo sociale e politico che purtroppo arriverà in Germania, esattamente dieci anni dopo, con l’avvento del Nazionalsocialismo.

'Nosferatu il principe della notte' (1979) di Werner Herzog

Tra Murnau e Eggers non si può prescindere da Nosferatu, Il principe della notte di Herzog.
Herzog è in connessione con Murnau ma allo stesso tempo fa un film profondamente diverso.
Il Nosferatu di Herzog, interpretato magistralmente da Klaus Kinski, scava nell'interiorità del mostro, è un essere malinconico, un esistenzialista oppresso dalla solitudine e dalla frustrazione.
Spietato nel suo piano malefico ma con emozioni più umane.
Il rapporto con la natura in Herzog diventa più radicale e filosofico.
Mentre il male del vampiro spazza via l’umanità con la sua letale epidemia, la natura si riappropria dei suoi spazi incurante del genocidio in corso.

'Nosferatu il principe della notte' (1979) di Werner Herzog

Lucy, la protagonista femminile interpretata magnificamente da Isabelle Adjani, ha un’importanza attiva.
Una sorta di Cassandra non creduta che prenderà decisioni e agirà da sola contro il vampiro, senza il supporto di nessun uomo.
Herzog nel finale si distacca da Murnau concependo un male che si rigenera, impossibile da sconfiggere nonostante il sacrificio di Lucy.
Il demone si impossessa di un nuovo corpo e prosegue come un implacabile cavaliere dell’apocalisse.

Bill Skarsgard in 'Nosferatu' di R. Eggers

Eggers mette in scena un erotismo perverso, una carnalità ripugnante.
Un'oscura ossessione lega una giovane donna, Ellen Hutter, al vampiro che la perseguita.
Diversamente da Murnau, più in linea con Herzog, in particolar modo diventa centrale, anzi fondamentale, la figura femminile fin dall’inizio.
Ellen è un varco, inconsapevolmente, una sensitiva capace di creare connessioni con l’Altrove.
"In altri tempi saresti potuta essere una sacerdotessa di Iside"
A causa di questa sua dote entra in contatto con un vampiro, risvegliando in lui un desiderio ardente, ‘un appetito’ che diventerà l’ossessione di averla e potersi cibare del suo sublime sangue.
“Tu sei il mio tormento” confessa il vampiro alla fanciulla.
“Tu sei la mia vergogna” risponde la fanciulla al vampiro.

Lily-Rose Depp e Bill Skarsgard in 'Nosferatu' di R. Eggers

Due creature sole che si sono incontrate nell' oceano dell' oscurità.
Tra Ellen ed Orlock si genera un legame malato destinato a spezzarsi con la morte di entrambi.
Ellen come in Murnau e, solo in parte, in Herzog è l’eroina che col suo sacrificio libererà il mondo dalla maledizione di Nosferatu ma Eggers la rende più complessa ed enigmatica.
L’amore terreno di Ellen per Thomas supererà la morte e l’orrore ultraterreno.
L’entità sovrannaturale esprime la paura di qualcosa che non rientra in una norma sociale, che va oltre il tangibile.
Il vampiro rappresenta il desiderio sessuale della ragazza represso e considerato disdicevole da una società che rinnegava completamente queste pulsioni alle donne e quando si manifestavano, erano considerate come una malattia mentale da curare e reprimere con trattamenti brutali e rovinosi ricoveri in manicomi.

Lily-Rose Depp e Emma Corrin in 'Nosferatu' di R. Eggers

Eggers crea un incanto da incubo.
Si respira un arcano spirito gotico che si fonde col folclore romeno legato agli strigoi e con scene di possessione in riferimento ad un genere horror più contemporaneo.
Un’atmosfera di languore sospesa costantemente tra sogno e realtà, sotto il sortilegio di un vampiro che ha le sembianze di un cadavere putrescente che si muove nell’ombra, trascinandosi con fatica fuori dalla sua tomba.
Un Conte Orlok inquientante in maniera diversa da quello di Murnau e di Herzog.
Si tratta pur sempre dell’immagine di un vampiro non affascinante ma respingente, però s’ispira alle autentiche sembianze di Vlad III di Valacchia, detto l'Impalatore ma mostruosamente zombizzato, spesso rannicchiato sulla sua vittima come il demone del sonno del dipinto L'incubo di Fussli.

'L'incubo' di J.H. Fussli; olio su tela; 1781; Detroit Istitute of Arts 

Eggers riesce a creare una forte tensione psicologica attraverso uno straordinario impatto visivo, allo stesso tempo soave nella magnificenza scenica e lugubre nello svolgimento dei tragici eventi ma purtroppo manca una solida rilettura personale.
Accanto ad una formidabile messa in scena colta ed impeccabile c'è una vacuità di contenuti.
Questo Nosferatu ammalia ma non appaga completamente; manca un valido ammodernamento del soggetto.
La passione e la sessualità culmina nell’orrido e nella necrofilia.

Bill Skarsgard e Lily-Rose Depp in 'Nosferatu' di R. Eggers

Come in Murnau e in Herzog il morso del vampiro non ha nulla di erotico ma è qualcosa di animalesco e disturbante che nutre il mostro annientando la sua vittima.
Ma anche in questo Eggers si differenzia, perchè l’attacco non viene inferto sul collo ma sul petto vicino al cuore come a volerlo svuotare e divorare.
Nosferatu distrugge la coppia, la famiglia, la città fino al suo autoannientamento per ingordigia.

'Nosferatu' (2024) di Robert Eggers

Il vampiro ritornato alle sue origini leggendarie e cinematografiche  come un male primordiale e tellurico, spogliato di ogni orpello stravagante o fascinoso assegnatogli dai tanti film o romanzi che si sono susseguiti nei secoli.
Anche se va ricordato che archetipicamente il vampiro è donna, una donna  ammaliante dai poteri sovrannaturali.