MAD NEWS
IN TRANCE dal 29 Agosto 2013 nelle sale italiane |
La mente fa brutti
scherzi
di Maddalena Marinelli
di Maddalena Marinelli
Simon
è finito nel vortice della manipolazione. Una banda di criminali lo perseguita costringendolo all’ipnosi per recuperare una
celebre opera di Francisco Goya rubata durante un’ asta con la sua complicità.
Ma tutto e tutti non sono quello che sembrano e il manipolatore di Simon
potrebbe essere qualcun’ altro che agisce da molto prima. Naturalmente la mente
umana è imprevedibile e se sconvolta, cancellata, resettata alla fine può
reagire molto male. Nulla si può veramente obliare. Dimenticare il dolore è
vano perchè genera il suo risveglio in altre forme.
Peccato
che In Trance non sviluppi granchè queste interessanti tematiche e si lasci andare
al puro effetto visivo. Un meccanico gioco in cui, come sempre, i personaggi
boyliani compiono le peggiori nefandezze con la massima tranquillità per
pentirsi giusto quello che basta e tornare ad una vita normale.
Penombre,
raffinati e asettici interni, ipnoterapeuti che riescono a fare tutto quello che
vogliono. Una sceneggiatura di scarsa efficacia per un lungometraggio, decisamente più adatta per un episodio di un
serial televisivo. Le ripercussioni derivate dall'improbabile cancellazione del ricordo di una storia d’amore da una mente umana. In Trance sembra il gemello malvagio e meno dotato di Eternal Sunshine of the
Spotless Mind in cui lo straordinario mix emotivo/visionario/tecnico è
difficilmente uguagliabile. Per non parlare di un confronto con Nolan da cui
Boyle ne uscirebbe più che sconfitto.
Così
l’inganno della mente diventa l’inganno visivo del cinema. Il cinema è l’unico
mezzo che può farci vedere realisticamente l’irrealismo del pensiero. Tutto
quello che l’occhio umano non può vedere il cinema può vederlo come una potentissima
protesi oculare alterante.
La
facilità con cui l’uomo cade nella corruzione, le conseguenze di scelte
sbagliate, l’impossibilità dell’amore di poterci salvare dal male (con qualche
rara eccezione) e l’epilogo che esplode nella follia sono da sempre gli elementi portanti del
cinema di Danny Boyle. Fin da Piccoli omicidi tra amici in cui tre ragazzi
normali davanti ad una valigia piena di soldi si trasformano in furiosi
assassini arrivando ad eliminarsi a vicenda.
Il
grande calcolatore Boyle è un regista a sangue freddo a cui piace giocare col
cinema, manipolare diversi generi, rapire visivamente lo spettatore.
Diversamente
simile da Tarantino a cui si alterna un’anima depalmiana con sepolte tracce
sociali loachiane. Boyle ama quel tocco
di splatter che non può mai mancare, ama citare altri registi e altri film e
soffre di un incontrollabile esibizionismo tecnico. Rimpinza i suoi film di flashback,
split screen e found-footage rendendo la storia e i personaggi solo degli
elementi marginali. La freddezza stilistica diventa troppo spesso
superficialità ridondante. La ricerca del fotogramma perfetto con il perfetto
impulso sonoro. Quindi ciò che rimane è il puro trionfo del cinema per il
cinema, se può bastare.