lunedì 10 settembre 2012

"Reign Over Me", di Mike Binder

Effetti post-11 settembre
di Maddalena Marinelli

In un giorno qualunque, un’incomprensibile tragedia annienta la tua vita e l’unica via di fuga accettabile per la sopravvivenza è perdersi nell’ abuso d’oblio. Tutto questo finchè qualcosa d’inatteso ci afferra costringendoci a riemergere da quelle acque profonde.
Ecco l’abisso in cui è caduto Charlie Fineman; un uomo che gira di notte per le strade di NewYork col suo monopattino a motore , non si separa mai dalle sue cuffie con cui ascolta solo musica anni 70 e si dedica ossessivamente al gioco elettronico Shadow of the Colossus.
Queste sono le fragili difese che si è costruito per sfuggire da un dolore insostenibile. Così rifiuta la drammatica realtà in cui sua moglie e le sue figlie sono morte in uno degli aerei kamikaze dell'11 settembre.
Adesso in una casa vuota anti-ricordi, lui sopravvive a suo modo alienandosi in un mondo di passatempi adolescenziali e di strane manie ossessive di cui in seguito scopriremo il significato.
Nella stessa città un altro uomo vive  la routine tra lavoro e famiglia. Sopporta con sottomissione i pazienti viziati del suo studio dentistico mentre i suoi soci lo trattano come un dipendente. La situazione si ripete anche a casa dove delega alla moglie ogni tipo di decisione. Questo è il ruolo che Alan Johnson si è lasciato imporre da tutti gli altri.
I due sono stati  amici al college e il destino adesso ha deciso di far rincrociare le loro vite per uno scopo preciso: guarirsi a vicenda. L’uno racchiude la cura per l’altro, la possibilità di un cambiamento. Per entrambi non sarà facile riesumare la propria identità.
In apparenza quello messo male sembra Charlie che presenta una sindrome da stress post-traumatico. Alan decide di aiutarlo ma in realtà per lui il mondo di Charlie si rivelerà un provvidenziale canale di fuga dal virus della repressione.
Anche la moglie ne sarà consapevole  dicendogli: “Tu concupisci la sua libertà” e lo stesso Charlie stremato da ricordi dolorosi, tentativi di suicidio, ricovero in clinica arriverà a dirgli con disarmante lucidità: “Io sono più preoccupato per te Alan”.
Un congegno emotivo basato sull’interazione benefica  tra  due personaggi che ricorda  il rapporto  tra i fratelli Babbit in Rain Man oppure tra il ragazzo down e il manager stressato di  Le huitième jour o  tra il guardiano di condominio Cleveland e la ninfa Story in Lady in the Water ma soprattutto The Fisher King anche se Terry Gilliam è al polo opposto di Mike Binder.
Surrealismo in The Fisher King dove le minacciose allucinazioni visive causate dalla schizofrenia di Parry non sono confortanti e si proiettano sulla realtà esterna permettendo al regista di scatenare il suo tipico visionarismo.  
Realismo in Reign Over Me dove l’immaginario in cui Charlie evade convoglia in un gioco delimitato solo nello spazio di uno schermo televisivo, lasciando ben chiaro il contrasto e l’interruzione con un mondo esterno che continua sempre la sua normale vita nonostante i tragici eventi che infieriscono sull’uomo.
In tutto questo cosa c’entra l’attore Adam Sandler? Siamo abituati a vederlo in ruoli leggeri o demenziali eppure riesce ad essere assolutamente credibile, azzeccato nel ruolo di Charlie.
Mike Binder scrive, dirige e produce  un film dalla narrazione essenziale come lo sono i movimenti di macchina. Il suo cinema mira con pacata determinazione a  spogliare l’immagine da qualsiasi zavorra ammaliatrice esplorando, senza enfasi, nelle ferite della nostra sfera intima.