domenica 13 ottobre 2019

JOKER, di Todd Phillips


MAD NEWS

JOKER 


Nascita di un criminale psicopatico truccato da clown
di Maddalena Marinelli

Arthur corre.
Ogni volta corre più forte e più lontano che può.
E’ in perenne fuga da ragazzi che lo vogliono picchiare solo per divertimento, da poliziotti che lo vogliono arrestare, da inservienti che lo vogliono rinchiudere in una cella imbottita.
Arthur Fleck, soprattutto, vorrebbe fuggire dalla sua amara esistenza di outsider che si ripete giorno dopo giorno con la solita avvilente routine in una sordida e cinica città.
Si muove mestamente alla ricerca di uno spiraglio d’amore che gli viene ripetutamente negato con disprezzo. 
Perché Arthur  è malato, considerato ‘strano’ per via di un disturbo neurologico: improvvisi e incotrollabili attacchi di risate che arrivano nei momenti meno opportuni, causandogli un forte disagio e un inevitabile isolamento.

"Joker" di Todd Phillips

Paradossalmente il suo desiderio è quello di diventare un ‘stand-up comedian’ per rallegrare la gente ma il suo stato di drepressione cronica e l’inefficacia delle sue battute, rendono questo sogno irraggiungibile e quando trova il coraggio per esibirsi ottiene solo derisione.
Deluso da quelle poche persone su cui faceva affidamento, abbandonato dai servizi sociali, senza più farmaci, l'uomo si sente completamente perso, senza più un’ identità.
Disfatta su disfatta Arthur discende in un profondo baratro senza più ritorno. Abbraccia la follia e nel crimine trova se stesso.
“Per tutta la vita non ho mai saputo se esistevo veramente, ma esisto e le persone iniziano a notarlo.”
Così la trasformazione, l’ascesa di Joker sarà compiuta.
Adesso quell’inquietante risata incontrollabile, strozzata dalla sofferenza, motivo di così tanto imbarazzo, diventerà voluta ed elevata ad emblema del neo villain. Accettazione piena della sua malvagità.

Joaquin Phoenix in "Joker" di Todd Phillips

Una possibile storia sulle origini del celebre “clown prince of crime” estraniato dal fumetto.
“Se proprio devo avere un passato, preferisco avere più opzioni possibili!” (Joker in “The Killing Joke”)
Una visione inedita, crudamente realista, cupa, introspettiva sugli eventi che hanno determinato la nascita di uno dei cattivi più famosi ed amati dell’universo DC Comics.
In questa straordinaria versione di Todd Phillips il cinecomics si spoglia totalmente dei suoi ammalianti effetti speciali e dei suoi inflazionati stilemi confezionati per compiacere il pubblico generalista, diventando film d'autore, denuncia sociale e politica, avvicinandosi molto alle tematiche del recente Noi di Jordan Peele in cui avviene, in chiave horror, una rivolta degli emarginati che vogliono prendere il posto degli agiati.
Nonostante l’ambientazione anni Ottanta, ritroviamo quell’odierno divario tra classi sociali, l’aridità nei rapporti umani, il nichilismo, l’indifferenza e la derisione nei confronti del disagio mentale.
Nella figura di Thomas Wayne, il miliardario padre di Bruce (futuro Batman) che mira ad una carica politica, c’è un chiaro richiamo all’ascesa di Donald Trump.

Joaquin Phoenix in "Joker" di Todd Phillips

Phillips costruisce il suo film omaggiando memorabili opere scorsesiane come Re per una notte e Taxi Driver. 
Attraverso un gioco di specchi, trasporta dentro lo stesso Robert De Niro che interpreta un possibile Pupkin 2.0, qui chiamato Murray Franklin, che dopo le vicende di Re per una notte è riuscito a realizzare il suo sogno di passare dalla parte dei vincenti, affermandosi come star televisiva di un programma comico di successo.
In Arthur Fleck si riflettono sia Rupert Pupkin che Travis Bickle entrambi reietti in cerca di un riscatto sociale che otterranno attraverso azioni illecite. Atti violenti che invece di essere puniti li trasformeranno in celebrità, proprio come accadrà a Joker osannato dagli abitanti di Ghotam come un eroe.
Arthur non diventa un temibile villain per via di un bagno d’acido o di qualche strano intruglio chimico ma è il prodotto di una società corrotta e demotivata in cui non esiste più alcun istinto di benevolenza per il prossimo. 

Joaquin Phoenix nel film "Joker" di Todd Phillips

Joker è la malattia di Arthur che arriva al punto di rottura; si libera gioendo del caos. Diventa un folle giustiziere innescando un movimento di rivolta.
Attraverso il medium televisivo dilagherà come un’ epidemia.
Un film che riesce abilmente ad attraversare diversi generi: dramma, thriller, horror, commedia.
Non manca nemmeno l’azione evocando Il braccio violento della legge nelle scene di inseguimenti per le strade e in metropolitana.
Molti gli omaggi e  le citazioni che Phillips fa a grandi cineasti e film cult della New Hollywood.
A proposito di Friedkin, quella ripida e tetra scalinata sembra proprio la stessa che compare in L’esorcista
Inizialmente vediamo Arthur salirla con fatica e avvilimento,  poi alla fine  Joker scenderla con leggiadria, esibendosi nella sua meravigliosa danza della follia.
La regia riesce a calarci completamente in un atmosfera di angoscia, tensione e ambiguità. 
Perchè l'enigmaticità, la scelta multipla, sottolinea l'imprevedibilità del folle e strizza l'occhio alle vicende fumettistiche di Joker che Phillips non dimentica mai, pur trasportando tutto in un contesto realistico.
Inquadrature basse, carrellate, primissimi piani. 
Una potenza visiva che fa male, ci cattura, ci scarica addosso tutta quella terribile disperazione di Arthur che diventa  la tua e di tutti.
La violenza è sempre pronta ad esplodere ma non sappiamo mai quando.

"Joker" di Todd Phillips

Impossibile non entrare in empatia con Joaquin Phoenix, un grande interprete che di questo film è fulcro assoluto.
Un attore che ha già ampiamente dimostrato il suo potenziale ma questo sembra essere il ruolo che aspettava da una vita.
Mette tutto se stesso nel rendere 'quest’anima malsana', trascinandoci nel suo abisso psicologico non solo attraverso la parola ma soprattutto con un complesso e meraviglioso lavoro sul corpo che al cinema raramente si può ammirare.
Phoenix riduce il suo fisico ad un mucchio d’ossa contorte e sofferenti.
Esprime magnificamente tutto l’impaccio, l’affflizione, la solitudine, l’anomalia di Arthur e poi la spavalderia, l’egocentrismo, il sadismo di Joker.
Nel suo sguardo si alternano fragilità, rabbia e follia.
Prevale una costruzione realistica ma inserisce anche dei tocchi cartooneschi.
La risata patologia e convulsiva sembra provenire da una perversità assopita nel profondo della sua psiche ormai pronta a prendere il sopravvento.
Il corpo si abbandona alla danza progressivamente sempre più impavida, anch’essa espressione di una follia incontenibile.


"...Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor...
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto!
Ridi del duol che t'avvelena il cor!..."
('Vesti la giubba'; dall'opera 'Pagliacci' di Ruggero Leoncavallo, 1892)


"Joker" di Todd Phillips

Non si può più scappare. Il mostro è la punizione ad un sistema privo di valori.  
                                              
Come fare ad evitare che tutti gli Arthur Fleck diventino Joker?
Forse il mondo se lo merita Joker.