MAD NEWS |
JOKER |
Nascita di un criminale psicopatico truccato da clown
di Maddalena Marinelli
Arthur
corre.
Ogni
volta corre più forte e più lontano che può.
E’
in perenne fuga da ragazzi che lo vogliono picchiare solo per divertimento, da
poliziotti che lo vogliono arrestare, da inservienti che lo vogliono
rinchiudere in una cella imbottita.
Arthur
Fleck, soprattutto, vorrebbe fuggire dalla sua amara esistenza di outsider che si
ripete giorno dopo giorno con la solita avvilente routine in una sordida e cinica città.
Si
muove mestamente alla ricerca di uno spiraglio d’amore che gli viene
ripetutamente negato con disprezzo.
Perché
Arthur è malato, considerato ‘strano’
per via di un disturbo neurologico: improvvisi e incotrollabili attacchi di
risate che arrivano nei momenti meno opportuni, causandogli un forte disagio e
un inevitabile isolamento.
"Joker" di Todd Phillips |
Paradossalmente
il suo desiderio è quello di diventare un ‘stand-up comedian’ per rallegrare la
gente ma il suo stato di drepressione cronica e l’inefficacia delle sue battute, rendono questo sogno irraggiungibile e quando trova il coraggio per esibirsi
ottiene solo derisione.
Deluso
da quelle poche persone su cui faceva affidamento, abbandonato dai servizi
sociali, senza più farmaci, l'uomo si sente completamente perso, senza più un’ identità.
Disfatta
su disfatta Arthur discende in un profondo baratro senza più ritorno. Abbraccia
la follia e nel crimine trova se stesso.
“Per tutta la vita non
ho mai saputo se esistevo veramente, ma esisto e le persone iniziano a
notarlo.”
Così
la trasformazione, l’ascesa di Joker sarà compiuta.
Adesso
quell’inquietante risata incontrollabile, strozzata dalla sofferenza, motivo di
così tanto imbarazzo, diventerà voluta ed elevata ad emblema del neo villain.
Accettazione piena della sua malvagità.
Joaquin Phoenix in "Joker" di Todd Phillips |
Una
possibile storia sulle origini del celebre “clown prince of crime” estraniato
dal fumetto.
“Se proprio devo avere
un passato, preferisco avere più opzioni possibili!” (Joker
in “The Killing Joke”)
Una
visione inedita, crudamente realista, cupa, introspettiva sugli
eventi che hanno determinato la nascita di uno dei cattivi più famosi ed amati
dell’universo DC Comics.
In
questa straordinaria versione di Todd Phillips il cinecomics si spoglia
totalmente dei suoi ammalianti effetti speciali e dei suoi inflazionati stilemi
confezionati per compiacere il pubblico generalista, diventando film d'autore,
denuncia sociale e politica, avvicinandosi molto alle tematiche del recente Noi di Jordan Peele in cui avviene, in chiave horror, una rivolta
degli emarginati che vogliono prendere il posto degli agiati.
Nonostante
l’ambientazione anni Ottanta, ritroviamo quell’odierno divario tra classi sociali,
l’aridità nei rapporti umani, il nichilismo, l’indifferenza e la derisione nei confronti del disagio mentale.
Nella
figura di Thomas Wayne, il miliardario padre di Bruce (futuro Batman) che mira ad una carica
politica, c’è un chiaro richiamo all’ascesa di Donald Trump.
Joaquin Phoenix in "Joker" di Todd Phillips |
Phillips
costruisce il suo film omaggiando memorabili opere scorsesiane come Re per una notte e Taxi Driver.
Attraverso un gioco di specchi, trasporta dentro lo stesso Robert De Niro che interpreta un possibile Pupkin 2.0, qui chiamato Murray
Franklin, che dopo le vicende di Re per
una notte è riuscito a realizzare il suo sogno di passare dalla parte dei
vincenti, affermandosi come star televisiva di un programma comico di successo.
In Arthur Fleck si riflettono sia Rupert Pupkin che Travis Bickle entrambi
reietti in cerca di un riscatto sociale che otterranno attraverso azioni
illecite. Atti violenti che invece di essere puniti li trasformeranno in
celebrità, proprio come accadrà a Joker osannato dagli abitanti di Ghotam come
un eroe.
Arthur
non diventa un temibile villain per via di un bagno d’acido o di qualche strano
intruglio chimico ma è il prodotto di una società corrotta e demotivata in cui
non esiste più alcun istinto di benevolenza per il prossimo.
Joaquin Phoenix nel film "Joker" di Todd Phillips |
Joker
è la malattia di Arthur che arriva al punto di rottura; si libera gioendo del
caos. Diventa un folle giustiziere innescando un movimento di rivolta.
Attraverso
il medium televisivo dilagherà come un’ epidemia.
Un
film che riesce abilmente ad attraversare diversi generi: dramma, thriller, horror,
commedia.
Non
manca nemmeno l’azione evocando Il
braccio violento della legge nelle scene di inseguimenti per le strade e in
metropolitana.
Molti gli omaggi e le citazioni che Phillips fa a grandi cineasti e film cult della New Hollywood.
Molti gli omaggi e le citazioni che Phillips fa a grandi cineasti e film cult della New Hollywood.
A
proposito di Friedkin, quella ripida e tetra scalinata sembra proprio la stessa
che compare in L’esorcista.
Inizialmente
vediamo Arthur salirla con fatica e avvilimento, poi alla fine
Joker scenderla con leggiadria, esibendosi nella sua meravigliosa danza
della follia.
La
regia riesce a calarci completamente in un atmosfera di angoscia, tensione e ambiguità.
Perchè l'enigmaticità, la scelta multipla, sottolinea l'imprevedibilità del folle e strizza l'occhio alle vicende fumettistiche di Joker che Phillips non dimentica mai, pur trasportando tutto in un contesto realistico.
Perchè l'enigmaticità, la scelta multipla, sottolinea l'imprevedibilità del folle e strizza l'occhio alle vicende fumettistiche di Joker che Phillips non dimentica mai, pur trasportando tutto in un contesto realistico.
Inquadrature
basse, carrellate, primissimi piani.
Una potenza visiva che fa male, ci cattura, ci scarica addosso tutta quella terribile disperazione di Arthur che diventa la tua e di tutti.
Una potenza visiva che fa male, ci cattura, ci scarica addosso tutta quella terribile disperazione di Arthur che diventa la tua e di tutti.
La
violenza è sempre pronta ad esplodere ma non sappiamo mai quando.
"Joker" di Todd Phillips |
Impossibile
non entrare in empatia con Joaquin Phoenix, un grande interprete che di questo
film è fulcro assoluto.
Un
attore che ha già ampiamente dimostrato il suo potenziale ma questo sembra essere il ruolo che aspettava da una vita.
Mette
tutto se stesso nel rendere 'quest’anima malsana', trascinandoci nel suo abisso
psicologico non solo attraverso la parola ma soprattutto con un complesso e
meraviglioso lavoro sul corpo che al cinema raramente si può ammirare.
Phoenix
riduce il suo fisico ad un mucchio d’ossa contorte e sofferenti.
Esprime magnificamente tutto l’impaccio, l’affflizione, la solitudine,
l’anomalia di Arthur e poi la spavalderia, l’egocentrismo, il sadismo di Joker.
Nel
suo sguardo si alternano fragilità, rabbia e follia.
Prevale una costruzione realistica ma inserisce anche dei tocchi cartooneschi.
Prevale una costruzione realistica ma inserisce anche dei tocchi cartooneschi.
La
risata patologia e convulsiva sembra provenire da una perversità assopita nel
profondo della sua psiche ormai pronta a prendere il sopravvento.
Il
corpo si abbandona alla danza progressivamente sempre più impavida,
anch’essa espressione di una follia incontenibile.
"...Tramuta
in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in
una smorfia il singhiozzo e 'l dolor...
Ridi,
Pagliaccio, sul tuo amore infranto!
Ridi
del duol che t'avvelena il cor!..."
('Vesti la giubba'; dall'opera 'Pagliacci' di Ruggero Leoncavallo, 1892)
"Joker" di Todd Phillips |
Non
si può più scappare. Il mostro è la punizione ad un sistema privo di valori.
Come fare ad evitare che tutti gli Arthur Fleck diventino Joker?
Forse il
mondo se lo merita Joker.